Asha l’ho incontrata a Lamu, Kenya, poco tempo fa. Pittrice locale, vive a Lamu dal 1989, essendo nata a Nakuru in Kenya nel 1962 da tribù Kikuyu. La sua vita, da lei brevemente raccontata durante il nostro incontro, mi ha colpito per come una donna “semplice” possa arrivare a dipingere, seppure in modi naïf, e possa sentire l’urgenza di fare arte come la intendiamo noi occidentali. Lei un bel giorno, anzi una bella notte, sotto una luna piena, gialla e immensa, ha sentito questo bisogno. Ha capito che il visibile si poteva anche riprodurre e non solo contemplare, si poteva modificare, raccontare, sognare. Forse lo ha intuito perché lavorava come assistente in una galleria d’arte gestita da Johnny White a Nairobi con una dependance a Lamu dove Asha si trasferì per seguire il lavoro. Galleria Watatu a Nairobi e poi Galleria Wildebeeste a Lamu. Chissà cosa esponevano, non posso dirlo, immagino opere per turisti. Non dico i dipinti standard da spiaggia, ma insomma… Poi, nel 1994 Asha ha avuto questa folgorazione notturna. Si sa, la luna ne ha stesi tanti e anche lei ne è stata catturata. Non ho visto il primo dipinto con la luna; ho visto invece alcune opere recenti che mi hanno colpito. Forse mi hanno impressionato perché ne ho trovate dieci appese ai muri della bella casa di Nicholas Logsdail (Lisson Gallery, Londra) a Lamu e si sa che la collocazione già esprime un giudizio di valore.
Asha dipinge quello che vede: prima era il misterioso dipinto della luna. Oggi invece lei guarda fuori dalla finestra e cosa vede?Una striscia di mare chiuso da un orizzonte scuro di mangrovie aperto in alto su una porzione di cielo. Dipinge quasi sempre quel soggetto. Se lo facesse con più radicalità potremmo attribuirle la stessa determinazione che On Kawara mette nel realizzare ogni giorno i “Date Paintings”, le cartoline, i telegrammi… A casa di Nicholas passiamo alcuni giorni a fare progetti, a far niente, a programmare un lavoro comune a Lamu, ad andare in barca a vela o al ristorante, ma alla fine torniamo sempre a vedere quei dipinti. Non tutti sono della stessa qualità, ma quelli belli sono proprio interessanti: non smetto di guardarli. Hanno qualcosa che attira e incanta. Sempre questa sottile linea verde-nero di mangrovie che separa un cielo da un mare che si assomigliano. In un piccolo dipinto, una vela bianca sta in mezzo. Di solito diffido delle vele nei dipinti, ma questa è centrata, ci sta. E poi due foreste con acacie, un orizzonte scuro di montagne, una luce bianca che viene da est. Una piccola meraviglia. Chiedo a Nicholas di andare a conoscerla nel suo studio; arriviamo alle 4. Ci mostra una decina di opere, tre sono bellissime: si tratta sempre di foreste. Asha deve ancora imparare a controllare le proprie pulsioni, deve essere più critica con il proprio lavoro, deve buttar via qualche esito non riuscito. Tra i dipinti, tutti rigorosamente olio su tela, saltano fuori dei sacchi ricamati… Sacchi di riso, tagliati, riciclati, non grandi, di circa 50 x 70 cm, con ricami strani, rettangoli pieni, quasi monocromi, con un bordo d’altro colore. Colori scuri, intensi, con righe verticali. Al primo che vedo faccio un salto sulla sedia. Nicholas mi guarda sperando che non me ne accorga, ma sono proprio belli. Lei non sa chi è Rothko, mai sentito, ma i suoi sembrano dei piccoli dipinti del maestro. E hanno ovviamente la grazia di certi ricami di Boetti, altro artista occidentale a lei sconosciuto. Li mettiamo tutti sul pavimento. Ce ne sono venti, molti con animali, giraffe, elefanti.
Ma quelli per così dire “astratti” vincono su tutto. Cosa sono? Sono le porte di Lamu, questa città araba antichissima scampata alle distruzioni perché nascosta e che oggi è frequentata da occidentali in cerca di poesia; piccola città con una straordinaria architettura e una pianta composta da vicoli stretti pieni di piccoli asini per i trasporti, dove ogni casa ha una straordinaria porta decorata che affaccia sulla via. Una piccola enclave musulmana nell’Africa nera. Una sorpresa inattesa nel mio viaggio in Kenya, un luogo dove tornare, anche per vedere Asha e comperare le sue ultime opere. Ho acquistato i ricami, con grande dispiacere di Nicholas, che sperava di portarseli via e ha prenotato i prossimi. Ora nella sua biografia Asha potrebbe scrivere: “Sue opere si trovano nelle collezioni di Nicholas Logsdail e Massimo Minini…”