Il lavoro di Carolina Caycedo riflette sulla fenomenologia urbana creando delle connessioni tra pratiche artistiche inedite e strategie sociali atte a contrastare i fenomeni corrosivi del capitalismo globale e gli effetti dell’urbanesimo contemporaneo. Il suo sguardo è rivolto a quelle realtà periferiche e interstiziali (Temporary Autonomous Zone) dove le condizioni di vita sono precarie, instabili, deboli. Operando sui concetti di scambio/dono, mobilità, comunicazione, economia informale, l’artista anglo-colombiana elabora dei progetti d’intervento pubblico fondati sulla relazione tra sé e persone di diverse estrazioni che abitano i luoghi dei suoi interventi. Lei stessa entra a far parte del processo partecipando ai rituali e alle relazioni umane che in esso convivono, diventando portavoce di istanze di critica collettiva.
Per Caycedo l’agire dell’artista deve travalicare i luoghi deputati dell’arte — lo studio, il museo, la galleria — e scendere nell’arena pubblica, entrando nel vivo del dibattito planetario tramite un’arte non di mera contemplazione estetica ma di resistenza intellettuale. Le sue opere consistono in azioni collettive, marce pubbliche, pratiche basate sullo scambio e sul baratto sviluppate in tempo reale e site-specific, a cui si alternano la realizzazione di video e la produzione di oggetti che possono essere riutilizzati fuori dal contesto artistico: bandiere, banner, patch, almanacchi, abiti, jukebox ecc.
Celebre è il suo progetto ongoing presentato alla Biennale del Whitney del 2006 dal titolo Daytoday, un network pubblico dove scambiarsi gratuitamente servizi e oggetti sul modello atavico del baratto. Nato da un precedente intervento realizzato nel 2002 a Vienna — dove per due mesi l’artista ha vissuto in un furgone sostenendosi grazie a questa forma di scambio —, a New York Caycedo predispose nel museo una postazione internet e un telefono rosso da cui il pubblico poteva chiamare direttamente l’artista e negoziare degli scambi.
In occasione della prima Triennale del New Museum di New York dal titolo “The Generational – Younger Than Jesus”, Caycedo ha presentato una serie di banner in stoffa di grandi dimensioni, simili a bandiere colorate, recanti statement dell’artista su questioni etiche, sociali e politiche. Installati sul soffitto, i banner sono fatti anche per essere portati nelle strade. Il banner LIKE LOCAL LOVE è disegnato come la bandiera di Porto Rico, mentre TRUST EACH OTHER si riferisce al motto del dollaro americano “In God We Trust” utilizzando il font e i colori della banconota.
En Caso de Emergencia è un’installazione realizzata quest’anno per la 10a Biennale dell’Avana a Cuba e composta da dieci machete rossi, sulla cui lama l’artista ha fatto incidere i nomi dei gruppi di guerriglia armata che sono esistiti in America Latina, comprese le Isole Caraibiche, il Belize e la Guyana. Sul manico sono marchiati a fuoco i nomi dei paesi di appartenenza dei guerriglieri. L’opera, che non ha un valore simbolico, si presenta come mappa informativa dell’insorgenza dei diversi fenomeni di guerriglia nella storia dell’America Latina.