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357 ESTATE 2022, Recensioni

8 Giugno 2022, 9:00 am CET

Elisabeth Hölzl e Gina Klaber Thusek “Eliografie, incomplete” Kunst Meran di Théo-Mario Coppola

di Théo-Mario Coppola 8 Giugno 2022
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Gina Klaber Thusek, Le Fétiche, 1976. Tecnica mista su carta. Courtesy Palais Mamming Museum, Merano.
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Gina Klaber Thusek, Dame in Cape und Minirock (Lady in Cape and Mini Skirt), 1968. Bronzo. Courtesy Palais Mamming Museum, Merano.
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Gina Klaber Thusek, Femmina, 1976. Tecnica mista su carta. Courtesy Palais Mamming Museum, Merano.
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Gina Klaber Thusek, Baby Doll Kleid, 1958. Tecnica mista su carta. Courtesy Palais Mamming Museum, Merano.

La doppia personale “Eliografie, incomplete” presso Kunst Meran, a cura di Ursula Schnitzer, è un ampio racconto del percorso artistico di Elisabeth Hölzl e Gina Klaber Thusek. Il 3 febbraio del 1978 Gina Klaber Thusek annota nel suo diario “Una signora che abita qui vicino e la cui figlia (15 anni) disegna anch’essa, fa da modella…”. La ragazza è Elisabeth Hölzl. La cronologia seguita da Schnitzer inizia con gli anni della gioventù, prima che le due artiste si incontrino. La storia continua dopo la morte di Klaber Thusek, con la presenza di opere più recenti di Hölzl.

Un’insegna luminosa con la scritta “THERMAE” (2002–22) apre il percorso della mostra. L’opera di Hölzl evoca un contesto alpino ed europeo somigliante a quello descritto nel romanzo La Montagna Incantata di Thomas Mann. La malinconia costituisce uno spazio intimo nel quale i corpi rappresentati sembrano distanti, quasi inaccessibili, in una condizione di fragilità.

Lettere, annotazioni, oggetti provenienti dallo studio e fotografie costituiscono la documentazione attraverso cui si entra nella vita di Klaber Thusek, tra il quotidiano meranese, i viaggi sporadici, e la ricerca artistica, con uno sguardo all’arte internazionale alla quale presterà sempre molta attenzione. Le opere di Klaber Thusek comprendono sculture, disegni, assemblage, schizzi per articoli di moda e accessori. Hölzl, protagonista attiva dell’allestimento con le opere della sua insegnante, presenta sculture, istallazioni, monotipi, lavori tessili e fotografie, in una scenografia ricca di associazioni formali. Diverse serie fotografiche di Hölzl aprono varchi sulla memoria di Merano e sulle sensazioni che i luoghi del passato portano con loro.

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Elisabeth Hölzl, Augenblick / Attimo, 2021-22. Work in progress. Courtesy Elisabeth Hölzl.
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Elisabeth Hölzl, Mitternacht (mezzanotte), 1994. Fotografia analogica. Courtesy Elisabeth Hölzl.
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Elisabeth Hölzl, Les fleurs d’amour, 2022. Carta carbone dattiloscritta.Courtesy Elisabeth Hölzl.
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Elisabeth Hölzl, Desiderio, 1994. Fotografia. Courtesy Elisabeth Hölzl.

I corpi sono presenti e assenti, sempre esposti ai limiti della vita, alla complessità dei sentimenti. La vasta sala nella quale si ritrovano i busti delle persone ritratte da Klaber Thusek – tra cui i meranesi Fritz Auerbach, Karl Vonmetz o Monika Mahlknecht in contemplazione di luoghi fotografati da Hölzl – sembra un teatro per le anime. Il desiderio, in una serie omonima (1994), è scritto da Hölzl in lettere effimere con semi che scompaiono al consumo degli uccelli. La serie documenta la perdita simultanea del linguaggio e del desiderio stesso. Con la serie “Kerzengarten [giardini di candele]” (1973–74) moccoli di candela consunti diventano paesaggi di desolazione evocando la caducità della vita.

Vilém Flusser, scrittore e filosofo, visitatore meranese di Klaber Thusek, scrisse un articolo sui giardini di candele nel secondo numero della rivista Arunda nel 1976 – un contributo critico notevole su questa serie dolorosa. I fiori di carta della serie “Les fleurs d’amour” (1994– 2021) di Hölzl sono piccole e fragili sculture di poesia visiva, sintomo delle ossessioni del pensiero come Pulizie furiose anziché Eros (2021), basato su un testo di Klaber Thusek.

Con la serie “Augenblick [attimo]” (2021– in corso), corpo, spazio, testo, ritratto, fotografia e dimensione performativa del lavoro si incontrano. Su un telo delicato in garza di cotone Hölzl riporta la frase di Goethe tratta dal Faust, “Augenblick verweile doch, du bist so schön [Attimo, fermati, sei così bello]”. A partire da questo elemento centrale, simultaneamente rappresentato e presente in mostra, Hölzl produce ritratti di amiche e amici. Sul terrazzo dell’ultimo piano, è un’altra insegna a chiudere la mostra con la scritta “Piazza Gina Klaber Thusek” (2022) in italiano e in tedesco, su un pannello segnaletico simile a quelli della città di Merano. Il nome non è più un vago ricordo del passato, diventa anzi il desiderio di celebrare il presente.

Con “Eliografie, incomplete”, Schnitzer fa emergere la complessità dei legami tra le due artiste valorizzando le singolarità delle loro pratiche attraverso risonanze, asincronie e frizioni. La pubblicazione di Diary (2021) di Hölzl estende l’idea di potenzialità visibile in questi spazi vuoti nel libro lasciati con l’idea di appunti, pensieri da scarabocchiare. La mostra ribalta la consueta dimensione patriarcale dell’eredità seguendo linee frammentate e narrazioni sottili, attraverso una prospettiva risolutamente femminista ed emancipatrice.

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