Visitare la personale di Ettore Spalletti a Villa Paloma presso il Nouveau Musée National de Monaco, allestita su tre piani e sette gallerie, è un po’ come attraversare un’installazione luminosa di James Turrell. Le stanze, perfettamente bianche, dissolvono i bordi e assorbono le ombre delle opere in mostra, che sembrano librarsi nello spazio e fondersi con l’ambiente circostante. Il loro aspetto potrebbe variare a seconda delle condizioni climatiche esterne, considerato che si immergono in una luce naturale smorzata, che filtra attraverso le ombre. L’impressione generale è quella di un’ora blu perpetua. Quasi tutte le trenta opere esposte (realizzate appositamente per la mostra) presentano una ristretta gamma che va dal blu cipria, rosa, grigio tenue al bianco – tutti i colori dell’alba e del tramonto. L’artista dipinge su legno, cartone o resina utilizzando una tecnica a impasto, faticosamente applicata su più strati e poi raschiata via, in modo da ottenere una finitura granulosa ricca di texture (che è di fatto un suo marchio di fabbrica). Opere monocromatiche e dittici – che presentano una gradazione tenue delle stesse tonalità – sono spesso circondati da una foglia d’oro, che agisce come una sorta di aureola.
Dipinti sul bordo o sull’angolo di un dipinto, o più raramente sulla superficie come in Grigio verso l’azzurro, paesaggio (2018), questi dettagli rilevano una componente ludica e selvaggia a dispetto di una struttura compositiva, altrimenti austera, e fanno percepire i pannelli dipinti quasi come oggetti tridimensionali. Consideriamo le tre opere che compongono il trittico Libreria, rosa, Libreria, azzurro e Libreria, grigio (2018), identiche sotto ogni aspetto a eccezione del colore della rilegatura dei libri allineati sugli scaffali, tutti ricavati da un unico pezzo di legno, laccato di bianco. Da lontano, il vuoto fra i libri e le scaffalature diventa un’ulteriore striscia nera orizzontale, generando un’alternanza di bande bianche, nere e colorate, a cavallo fra la seconda e la terza dimensione. Un altro lavoro recente, Vado di sole (2018), composto da undici blocchi poliedrici di legno dipinti di blu e rosa su lati alterni, rivela un gioco di sovrapposizione di colori mentre si passeggia attorno alla fila di colonne allineate diagonalmente nello spazio della galleria. Nella sua pratica, Spalletti attinge a una grande varietà di correnti artistiche e riferimenti; un esempio è, fra gli altri, Caro Rietveld (2007), il cui titolo richiama l’inizio di una lettera d’amore, che si appropria di Zig-Zag – una delle iconiche sedie in legno del designer olandese – posta sopra una lastra di vetro blu riflettente con una risma di carta velina rosa appoggiata sulla seduta. O ancora Disco (1981) nero e lucido – il lavoro più datato in mostra, che tuttavia rilegge diversi decenni della carriera dell’artista – è un omaggio al cappello a tesa larga del Guerriero di Capestrano (una statua in calcare risalente al 700 a.C. trovata dall’artista in Abruzzo, sua regione nativa), una fonte di ispirazione ricorrente in Spalletti.