Incubatrice di cose eteree, la personale di Giulia Piscitelli a Casa Masaccio – Centro per l’Arte Contemporanea di San Giovanni Valdarno è un progetto fatto di suggestioni, che trasforma il passato in qualcosa di pulsante, di attuale. Realizzata in collaborazione con il Kunstmuseum di Luzern (CH), questa nuova riflessione di Piscitelli esplora i volti di una maternità scavata e reinterpretata mediante ataviche, mitiche o poetiche visioni del mondo, dove tempo e memoria si dissolvono e fanno spazio a inedite letture di una oratio mundi, intesa come effusione dell’anima. La Madonna dell’Umiltà (1420-1423 ca) di Gentile da Fabriano, o Madonna in trono col Bambino e quattro angeli di Masaccio (pannello centrale del polittico di Pisa, 1426) o ancora quella di Montevergine (databile tra il XIII e XIV secolo), detta anche Madonna Nera di Mercogliano e più comunemente Mamma Schiavona, assieme alla Madre di Dio Pelagonitissa – come non pensare alla tavola del monastero di Dečani, in Kosovo, che riflette tutte le caratteristiche di una spiritualità affettiva ed emozionale – sono soltanto alcune delle icone prese in esame dall’artista per suggerire relazioni con l’arcaico, rivisitato mediante un percorso mentale che mira a rileggere la lunga storia della tradizione attraverso espedienti linguistici che fanno i conti con tecniche simboliche come la doratura bizantina: luogo ideale di splendore, di infinito, di immateriale, di incorporeo.
Attuando un processo di riduzione sintetica dell’icona, restituita mediante l’utilizzo di aureole che diventano entità astratte o semiotiche unità elementari applicate a dieci mappe di differenti regioni d’Italia, Piscitelli sviluppa un percorso che conduce al primo piano, dove campeggia un inginocchiatoio, simbolo di una umanità distratta e smarrita nelle inquietudini del presente. In una sala, solitaria, ritroviamo Planeta (2018), realizzata con un giubbotto antiproiettile smembrato e successivamente ricucito seguendo il modello d’un abito ecclesiastico che sembra richiamare alla memoria la Madonna della Misericordia (1445–1462) di Piero della Francesca, il cui manto è un abbraccio atteso, necessario.