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6 Marzo 2017, 11:58 am CET

Il Grande Gioco, Forme d’arte in Italia 1947-1989 di Jacqueline Ceresoli

di Jacqueline Ceresoli 6 Marzo 2017
Luciano Fabro "L'Italia d'oro" (1971). Collezione privata.
Luciano Fabro "L'Italia d'oro" (1971). Collezione privata.
Luciano Fabro “L’Italia d’oro” (1971). Collezione privata.

Quarant’anni di storia italiana, dal 1947 alla caduta del muro di Berlino, si riassumono in tre mostre intelligenti distribuite sul territorio lombardo. Il tour nel cuore della creatività e della trasformazione economica e sociale del Bel Paese inizia al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, con la mostra curata da Luigi Cavadini e dedicata agli anni compresi tra il 1947 e il 1958; quelli mitici della rinascita culturale e architettonica di Roma e Milano, che entrano nel vivo della ricostruzione, del “miracolo italiano”.

Il “grande gioco dell’arte” comprende non solo gli artisti di Forma 1, Origine, MAC, dei movimenti nucleari e spaziali, ma si esprime anche mediante le innovazioni dell’epoca: la televisione, il Carosello, la Fiat 500, la Vespa e la Lambretta in vendita a rate. Questi e altri protagonisti in mostra testimoniano la vivacità culturale di un periodo che apre la strada all’acquisizione di diversi saperi, tecniche e linguaggi. In questa sezione si segnalano le opere di Bruno Munari, Lucio Fontana, Enrico Baj, Alberto Burri, Grazia Varisco e le foto in bianco e nero del Pirellone di Gio Ponti e della Torre Velasca del Gruppo BBPR (Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers).

La seconda tappa del viaggio è la Rotonda di via Besana a Milano, che ospita le opere del periodo 1959-72, con la curatela di Bruno Corà: sono gli anni del boom economico, di Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli e Pier Paolo Pasolini, del teatro e della musica contemporanea, della pubblicazione di riviste d’arte e di estetica, del good design, della stilista Germana Marucelli che collabora con Getulio Alviani, Giuseppe Capogrossi e altri artisti per la creazione di abiti e tessuti. Sono gli anni di Fontana e Manzoni a Milano, eletta capitale delle avanguardie, ma anche della guerra fredda e di numerose novità in ambito artistico e culturale che inseriscono l’Italia al centro di un dibattito internazionale senza precedenti, che vede come protagonisti il Gruppo 63 sul fronte letterario e il gruppo dell’Arte Povera su quello artistico.

Alla GAMeC di Bergamo Giacinto Di Pietrantonio affronta il periodo 1973-89, non facile da declinare nelle sue molteplici sfaccettature e contraddizioni, nel bel mezzo delle contestazioni sotto l’influsso degli artisti concettuali, alla ricerca di una filosofia del linguaggio dell’arte come alternativa al manufatto, all’opera-prodotto di mercato e alle tecniche tradizionali. Negli anni Ottanta, dopo le avanguardie di rottura, si ritorna alla figurazione, alla pittura, al colore: la Transavanguardia s’impone a livello internazionale, trionfa il post-barocco, il “Made in Italy”, Gualtiero Marchesi, il design di Ettore Sottsass, Ludovico Magistretti, Alessandro Mendini, Studio Alchimia e di altri protagonisti più che mai attivi nel XXI secolo. In questa sezione trasversale, post-moderna e citazionista, non potevano mancare gli spezzoni di trasmissioni televisive come L’altra domenica e Indietro tutta che hanno rivoluzionato la cultura di massa.

Sedi varie: Rotonda di via Besana, Milano; GAMeC, Bergamo; Museo d’Arte Contemporanea, Lissone.

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