L’est entra nel mercato globale in punta di piedi, forse senza troppi clamori ma senza dubbio in modo consistente. Le differenze con i neonati mercati, cinese e indiano, sono numerose: quello dell’Europa dell’Est è un mercato dal carattere non speculativo, non raggiunge all’improvviso cifre da capogiro, non rischia dunque di trasformarsi in una “bolla”, o almeno nessuno se lo aspetta. Non è neppure mai rimasto totalmente isolato: Varsavia, Cracovia e per certi versi anche Mosca hanno mantenuto nel tempo un’attività culturale viva e underground, pur nell’impossibilità di partecipare ad avvenimenti di respiro internazionale. Varsavia in particolare deve molto alla Foksal Gallery Foundation, una realtà giovane, crocevia di artisti polacchi noti ed emergenti, scelti da occhi esperti con largo anticipo rispetto alle altre gallerie. Questa singolare capacità di incubare talenti ha generato un solo importante risultato: accreditare Varsavia ad arena del confronto artistico fin dagli anni Ottanta. Foksal diventa nel tempo garanzia di qualità per gli artisti che rappresenta o che ha rappresentato: Piotr Uklanski, Wilhelm Sasnal, Piotr Janas, Jakub Julian Ziólkowski, Cezary Bodzianowski, Monika Sosnowska, Victor Man, Ján Mancuska sono tutti passati dalla sua galleria.
Piotr Uklanski, classe 1969, scoperto nel 1996 da Gavin Brown da cui fece la sua prima personale, approda prima al P.S.1 e al Whitney Museum di New York, poi al Migros Museum di Zurigo, alla Kunsthalle di Basilea, fino ad entrare nella collezione Pinault, e vanta oggi gallerie influenti come Massimo De Carlo ed Emmanuel Perrotin. Ironico, intelligente, Uklanski debutta in asta nel 2005 e nell’ottobre dell’anno successivo registra il record personale da Phillips de Pury & Company, raddoppiando la stima iniziale con un risultato di 1.071.700 $ per l’intera serie di 164 ritratti intitolata “The Nazis”.
Wilhelm Sasnal, classe 1972, apre le porte a una tipologia di pittura, confermata da Saatchi nella mostra “The Triumph of Painting”, poi ripresa da molti giovani artisti dell’ultima generazione. Alle aste del 2005 Sasnal esordisce con una tela battuta a 62.000 $, ben tre volte la stima iniziale, trasformandosi così nell’artista cult che tutte le collezioni di arte contemporanea vorrebbero avere. Ma il record viene siglato da Christie’s a New York nel maggio 2007: il dittico Airplanes viene aggiudicato per 396.000 $. I suoi prezzi rimangono stazionari, in alcuni casi il mercato frena e all’interno della sua vasta produzione lascia qualche invenduto. Elemento comune a Uklanski sono i giganti che ha alle spalle: Anton Kern e Marc Jancou a New York, Sadie Coles e Hauser & Wirth a Londra.
Uklanski e Sasnal sono due esempi di artisti ormai sdoganati dal mercato: hanno infatti raggiunto una notorietà tale per cui nel loro caso è possibile parlare di alti e bassi, di moda o gusto; una notorietà che va oltre la bolla speculativa. Dietro di loro lasciano una nuova generazione di artisti dell’Est, tutt’altro che evanescente, farcita di talenti con tutte le carte in regola per ottenere successi non troppo lontani a venire.
Andro Wekua, artista georgiano, ha avuto un’ascesa rapidissima, da Peter Kilchmann a Barbara Gladstone, e negli ultimi due anni ha fatto quasi esclusivamente mostre personali museali. Le sue tele, quotate tra i 60.000 e i 100.000 euro, sono ormai introvabili, mentre le grandi installazioni da 200.000 euro restano accessibili a un pubblico ristretto e facoltoso. La crescita dei suoi prezzi è inversamente proporzionale al numero dei lavori disponibili, sapientemente piazzati nelle più grandi collezioni private. Il suo ingresso nel circuito delle aste lo consacrerà presto, destinandogli un posto al fianco di Uklanski e Sasnal.
L’abilità tecnica di Piotr Janas lo colloca tra i migliori pittori in circolazione: la sua è una pittura visionaria, che contempla anatomie amorfe, meccaniche astratte, vuoti spaziali. Classe 1970, alla sua prima personale negli USA alla Bortolami Gallery l’artista incassa un meritato successo che si materializza in un fulmineo tutto venduto. Il copione poi si ripete da Giti Nourbakhsch a Berlino, che lo lancia in Europa. Presente alla Biennale di Venezia del 2003, i prezzi delle sue tele oggi si aggirano attorno ai 25.000 dollari, quotazioni che il mercato si lascerà alle spalle nel giro di qualche anno.
Nel panorama rumeno degno di nota si segnala Victor Man, artista attualmente tra i più gettonati che, come Janas, vanta una partecipazione alla Biennale di Venezia (quella del 2007). Artista ambizioso — punta infatti a diventare il nuovo Balthus — produce pochissime tele (in vendita a circa 20.000 euro quelle della misura di 30 x 40 cm) destinandole solo a collezioni referenziatissime. Numerose le mostre importanti già realizzate o in programma: Biennale di Praga, Ikon Gallery, Hamburg Kunstverein e GAMeC di Bergamo.
Tra gli artisti più giovani — ancora poco conosciuti ma già fiutati dai grandi nomi — il pittore Jakub Julian Ziólkowski, classe 1980, sempre proveniente dalla scuderia di Foksal. Artista che esula da ogni stile, viene presentato a sorpresa nel 2006 con una personale da Hauser & Wirth a Londra, durante l’edizione di Frieze Art Fair, che registra un tutto venduto subito dopo l’inaugurazione. Ziólkowski mantiene prezzi abbordabili, che rimangono nell’ordine dei 10.000-15.000 euro per i lavori di media dimensione.
Il successo commerciale è spesso subordinato al sostegno della critica, che in questo momento sta premiando personalità come Cezary Bodzianowski e Pawel Althamer. Il lavoro di Bodzianowski — compagno di scuola di Uklanski e come lui adepto dell’eccentrico insegnante dell’Accademia di Varsavia Marek Konieczny — si pone sul confine tra happening e performance. Opere dunque concettuali e per lo più di carattere documentario, che incontrano conseguentemente maggiori difficoltà commerciali: i suoi prezzi non superano i 10.000 euro.
Pawel Althamer riscuote invece in questo momento molta attenzione a livello istituzionale: ha fatto mostre al Centre Pompidou di Parigi, allo Skulptur Projekte di Münster, alla Fondazione Trussardi di Milano, e il suo lavoro è entrato nelle collezioni del Ludwig Museum di Vienna e della Tate Modern di Londra.
Lontano dalla sfera d’influenza artistica polacca e rumena è il mondo dell’arte contemporanea russa, celebrata nelle scorse aste di Phillips de Pury & Company, il cui ingresso e la cui promozione in contesti internazionali si deve in buona misura al chief della casa d’aste newyorkese, Simon de Pury. Un interesse iniziato vent’anni fa con la prima asta di Sotheby’s a Mosca, dove assieme a un centinaio di opere venivano presentati gli “unofficial artists”, cioè quegli artisti sconosciuti anche in patria. Nel mese di giugno 2007 si registrano i primi record per Erik Bulatov, leader del movimento concettuale moscovita, e per Ilya Kabakov, che allungano le distanze raggiungendo quote nell’ordine del milione di sterline. A ottobre viene presentata a Londra da Phillips de Pury & Company “The John L. Stewart Collection” di un appassionato collezionista americano, da quella data anche ricco, che consta di 65 opere di artisti tra i più significativi degli anni Settanta e Ottanta. Le cifre sbalordiscono: con una stima totale che oscilla tra le 2.564.500 e le 3.625.320 sterline, la collezione chiude con un 91% di venduto attestato sulla stima massima.
Il mercato cambia, ai grandi maestri affianca la pittura iperrealista di Simon Faibisovich (classe 1949), e le quote d’asta conseguentemente: si arriva a battere 311.000 sterline (partendo da una stima di 40.000-60.000 sterline) le fotografie di Boris Mikhailov, unico artista ucraino incluso nella mostra alla Tate Modern “Cruel + Tender” del 2003, oltre a diversi quadri della coppia Vladimir Dubossarsky & Alexander Vinogradov, rispettivamente classe 1964 e 1963, che con una pittura pop dai molteplici riferimenti politici e storici si sono imposti fino a raggiungere il record di 230.000 dollari.
Ancora più nuova e complessa è la realtà del gruppo AES+F, i cui quattro componenti, tutti nati negli anni Cinquanta, si riuniscono in gruppo solo nel 1987. Il mercato li definisce “relativamente giovani” ma di loro ha parlato molto l’ultima Biennale di Venezia. Opere, le loro, dall’impronta visionaria, apocalittica, pullulanti di riferimenti alla mitologia greca. Compaiono per la prima volta in asta da Sotheby’s a Londra con una scultura in bronzo stimata 100-150.000 sterline e una stampa su tela a 30.000-50.00 sterline; il prezzo (di fiera) delle fotografie si aggira invece attorno ai 50.000 euro.
A confermare il successo di questa generazione, la recente vendita di una collezione russa, proprietà di una Fondazione, ha nuovamente sorpreso il 28 febbraio scorso: 39 lotti, per un totale di stima di 2.805.000-4.030.000 sterline, hanno totalizzato la cifra di 6.503.000 sterline (inc. premium), con il 87% di “sold by lot” e il 98% di “sold by value”, coronati dal record d’artista di Ilya Kabakov, la cui tela The Beatle è stata battuta per 2.932.000 sterline.