“Mimema” è il titolo della prima mostra personale di Jacopo Belloni presso la galleria ADA, in cui l’artista presenta una nuova serie di lavori. Belloni, classe 1992, vive e lavora in Svizzera, a Ginevra, dove ha frequentato un Master presso la Geneve School of Art and Design dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. La mostra sviluppa l’interesse dell’artista attorno ai costrutti simbolici e narrativi di cui si servono gli esseri umani per semplificare la realtà. Utilizzando una tecnica di lavorazione della seta impiegata nella scenografia teatrale e gli scarti di una fabbrica di ottone, le sculture in mostra enfatizzano come la percezione della realtà sia condizionata da strutture di pensiero che ne mascherano il caos. Imitazione, finzione, superstizione, magia, sono espedienti per incasellare e interpretare la frammentarietà degli eventi, soprattutto di fronte a una crisi in atto.
Prendendo le mosse da Lonely Ornament (2022), il gruppo di sculture in seta si staglia sulle pareti come festoni che con la loro apparenza artificiale sembrano nascondere qualcosa. Queste sculture disegnano geometrie che ricordano le ghirlande di un fregio, le corone di fiori di una processione o vezzose reti mimetiche. I loro petali, arancioni e gialli in Vanity (2022), blu in Blue Dance (2023), e rosa in Birichino (2023) – l’unica tra le opere a non avere una configurazione precisa ma infinite possibili – diventano dispositivi funzionali alla presentazione di un abbellimento sistematico della realtà.
Attorno ai lavori in seta, disposte su strutture in ottone che illuminano l’ambiente, sono installate le sculture di due torce di sale. Come ciglia attorno a una pupilla, queste opere realizzate nel 2023 fanno parte del ciclo “Paranoid Lamp” – presentato per la prima volta dall’artista nel 2021 a Palazzo Re Rebaudengo a Guarene. Gli elementi luminosi sorvegliano lo spazio come occhi che seguono, seducono, e ingannano lo spettatore. In questo gioco di sguardi, ritroviamo il movimento del guardare e del mostrarsi, del nascondere e del rivelare, delle sculture tessili. Con le “Paranoid Lamp”, tuttavia, l’artista sviluppa ulteriormente il cortocircuito tra decorazione e struttura simbolica, analizzandone il passaggio dal singolo alla collettività. In particolare, l’evocazione dell’immagine del lampione (come portatore di una dimensione pubblica) insieme alle connotazioni apotropaiche del sale (elemento di superstizione nel folklore popolare), richiamano il salto tra simbolo e fenomeno, costrutto culturale e contingenza, nell’individuo come nella società.
“Mimema” deriva dal greco e significa imitazione: imitazione intesa come trasferibilità del pensiero, ma anche come ripetizione di costrutti che, trasversalmente nel tempo e nello spazio, si ripropongono ciclicamente nella storia umana. Il simbolo pagano della ghirlanda diventa quindi iconografia della beatificazione nella cristianità, la decorazione in stucco imita il fiore della terra, mentre la delicatezza della seta imita quella del petalo. Gli elementi simbolici semplificano, incasellandolo, il caos della realtà. Una volta messi in circolo, infestano tutto senza che sia più possibile risalire alle loro cause. Le sculture di Belloni sembrano riflettere ironicamente sulla ciclicità e sulla somiglianza di questi costrutti performati dagli esseri umani nell’ostinato tentativo di farsi una ragione di fronte alla crisi delle proprie certezze.
Nel complesso, le opere in mostra sembrano stabilire un funzionamento per contrappasso, di simmetria uguale e contraria: il celare rivela, l’artificio illude ma afferma. L’atto, forse, è quello di sfidare la decostruzione del pensiero: il tentativo di una generazione che osserva le sovrapposizioni di senso cercandone uno proprio per decifrare una realtà in perenne crisi, dopo aver costatato la precarietà delle spiegazioni messe a disposizione. Vedremo dove questo atto di sfida porterà nel futuro della ricerca di Jacopo Belloni.