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24 Luglio 2015, 12:25 pm CET

Joseph Beuys di Joseph Beuys

di Joseph Beuys 24 Luglio 2015
Und in uns... unter uns...landuter “in” 24 Stunden, 5 June, 1965. Veduta della performance alla Galerie Parnass, Wuppertal (DE), 1965.
Barraque d’dull odde, 1961-1967. Veduta dell’installazione presso il Kaiser Wilhelm Museum, Krefeld (DE), 1977.
Barraque d’dull odde, 1961-1967. Veduta dell’installazione presso il Kaiser Wilhelm Museum, Krefeld (DE), 1977.

 Sono giunto alla conclusione che per l’uomo non esiste altra possibilità che creare qualcosa attraverso l’arte. Per raggiungere tale scopo, ho bisogno di un concetto educativo e dell’idea della teoria della percezione. Devo raggiungere un accordo perché sono tre le cose appartenenti alla stessa categoria.1
Solo in relazione alle mie idee comprendo gli oggetti. L’opera che creo politicamente ha un effetto diverso sulle persone perché tale prodotto esiste, e lo sarebbe se il mezzo espressivo fossero le parole scritte. Sebbene tali prodotti non sembrino adatti a condurre al cambiamento politico, penso che essi emanino più di quanto le idee dietro di loro rivelino direttamente. 2
…nel momento in cui la forma passa nella scultura, poi nella rappresentazione e nel discorso, diviene chiaro che la chiave giace in questa dualità, la coesistenza delle polarità: caldo/freddo, attivo/passivo, forma definita/forma amorfa, vita e morte. 3
 Quando parlo del pensiero, parlo della forma. La gente deve considerare le idee come l’artista fa con la scultura per la ricerca di forme create dal pensiero. È la differenza tra le forme morbide e organiche e quelle dure e cristallizzate: la ricerca sta nella soluzione tra i due poli. Con tale concetto ho intenzione di trovare il passo evolutivo verso un nuovo tipo di libertà. 4
Al principio di un’opera inizierei dai sentimenti, ma è durante il processo che le idee si definiscono. Qui l’idea centrale era la batteria. Queste pile di feltro (come quelle più piccole create in precedenza) sono aggregate, e le lastre di rame fungono da conduttori. Per me l’accumulo di calore nel feltro funziona come una centrale elettrica, un’azione statica… Tutte le sculture Fond hanno in comune la caratteristica del basamento o supporto sul quale giacciono, e al di fuori della quale possono essere sviluppate altre sculture distinte. 5
 Il feltro m’intriga non per la sua natura tattile, come si è pensato di solito, ma per l’isolamento termico. 6
Il feltro, usato in tutte le categorie della scultura calda, ha sicuramente rilevanza per la caratteristica del calore. In sostanza, il concetto di calore va addirittura oltre, non si tratta solo di calore fisico. Se volevo implicare il calore fisico, avrei potuto utilizzare una luce infrarossa nella mia rappresentazione. A dire il vero, si tratta di un tipo di calore completamente diverso, e cioè il calore spirituale o evolutivo, o l’inizio di un’evoluzione. 7
Calore e autodeterminazione contro avidità materialistica e alienazione. 8
Non voglio portare l’arte nella politica, ma fare politica nell’arte. 9
Questo appello vuole incoraggiare ed esortare all’adozione di un metodo di trasformazione non violenta. Il nostro appello va a coloro che finora sono stati passivi anche se a disagio e insoddisfatti: DIVENTATE ATTIVI! 10
 Non ho potuto trovare un punto di partenza nell’arte contemporanea alla quale guardano gli storici. Al contrario il mio punto di partenza in arte è attraverso la scienza. Investigando il significato della vita, ho sentito di avere un punto di partenza scontrandomi con l’arte. È sempre problematico per me arrivarci tramite la storia dell’arte. 11
La gente non si commuove abbastanza, resta impassibile e quindi non cambia. La tua richiesta può essere concretizzata se le istruzioni dell’arte invadono tutte le discipline; le istruzioni artistiche dovrebbero continuare per tutta la vita, dovrebbe esserci un’evoluzione. 12
Ho capito che ruolo hanno gli artisti nell’indicare i traumi del tempo e iniziare un processo di guarigione. Questo è relativo alla medicina, o quello che la gente chiama alchimia o sciamanismo, anche se non dovrebbe essere accentato troppo. Ora, attraverso l’arte, tale concetto è stato portato a un livello più alto di applicazione con la teoria della scultura. Con questo voglio dire che ho visto la relazione tra il caos che ho vissuto e un’analogia scultorea. Il caos può avere un carattere curativo accoppiato all’idea di un movimento aperto che convoglia il calore dell’energia caotica nell’ordine e forma. 13
Se descrivi solamente ciò che vedi ce la farai,  arriverai alla sfera delle cose. 14
 La mia intenzione non era quella di creare o rappresentare simboli, ma di esprimere i poteri che esistono nel mondo: le energie reali. Prima lo si faceva attraverso la mitologia, adesso invece più attraverso la comprensione dell’arte e della scienza: quella che chiamo scienza esatta, il risultato della diretta osservazione. 15
Quando ho creato l’action con il coyote, non ero interessato a dare una lezione di zoologia o altro. Provavo a mostrare alle persone che c’è un regno che esiste al di sotto del regno umano che è una sorta di precursore dell’evoluzione umana, un regno animale autonomo. Ho tirato fuori una creatura dal proprio regno e l’ho messa in contatto con gli esseri umani;  le persone si sono sentite provocate, chiedendosi se esistono o meno altri regni al di sopra del regno umano. 16

Und in uns... unter uns...landuter “in” 24 Stunden, 5 June, 1965. Veduta della performance alla Galerie Parnass, Wuppertal (DE), 1965.
Und in uns… unter uns…landuter “in” 24 Stunden, 5 June, 1965. Veduta della performance alla Galerie Parnass, Wuppertal (DE), 1965.

L’arte non è lì per essere capita, altrimenti non ne avremmo bisogno. 17
 Nella scultura ho preso una posizione estrema e ho utilizzato un materiale molto importante per la vita e non associato all’arte. 18
La gente non pensa mai avanti abbastanza nel dire, beh, se lavora con il feltro forse ha intenzione di evocare un mondo colorato dentro di noi. Il fenomeno dei colori complementari è ben conosciuto. Se, per esempio,  vedo una luce rossa e chiudo gli occhi, c’è un’immagine residua (spettro oculare) che è verde… Nessuno si preoccupa di chiedere se sono interessato all’evocare un’opera molto colorata come immagine residua nelle persone con l’aiuto di questo elemento, il feltro. 19
Veri elementi illustrano principi diversi, condividono significati e intenzioni comuni, sia fisici che simbolici; il feltro come isolante, come copertura protettiva contro altre influenze, o al contrario come un materiale che permette l’infiltrazione di influenze esterne. C’è poi la caratteristica del colore, il grigiore che serve a enfatizzare i colori che esistono nel mondo tramite l’effetto psicologico dell’immagine residua e il silenzio, siccome ogni suono è assorbito e ovattato. 20
Ci sono due concetti diversi nella mia teoria scultorea: scultura e plastica (Skulptur und Plastik). Scultura corrisponderebbe alla parola tedesca Bildhauerei e plastica corrisponderebbe alle immagini organiche al suo interno. Oppure, quando si osserva una pietra trovata a terra e il processo naturale che la coinvolge… supponiamo di trovare una pietra che si origina dall’erosione glaciale, dove il ghiacciaio ha formato un solco concavo in esso che corrisponderebbe all’elemento scultoreo (bildheaurischen). Se invece si trova un osso, diremmo che si è formato dai processi fluidi che si sono poi solidificati… Di conseguenza, tutto ciò che si solidifica nella fisiologia umana, si origina dal processo fluido per poi essere solidificato: embriologia… poco a poco diviene duro tramite un principio base evolutivo, cioè il movimento… Ecco perché ho anche utilizzato il grasso, è più leggero, duttile, in altre parole tende alla fluidità. Soprattutto adesso, ciò che m’interessa è qualcosa di fluido come l’olio, che s’indurisce e rimane più o meno fermo. Tutto ciò ha una funzione in questa teoria; per questo non ho intenzionalmente usato il grasso perché è orribile, perché volevo qualcosa di chiaro riguardo tale teoria, la reazione all’interno della teoria… E non solo a forme artistiche, ma anche sociali, legali, economiche, o anche problemi agricoli, formali ed educativi. Tutte le questioni dell’uomo possono essere solo una questione di forma, e questo è il concetto totalizzante dell’arte… 21
I miei discorsi sono le mie sculture. 22
La teoria si basa sul passaggio dal materiale caotico alla forma ordinata attraverso il movimento scultoreo: caos / ordine; indeterminato / determinato; organico / movimento cristallino; caldo / freddo; espansione / contrazione. 23
Bisogna vedere i miei oggetti come stimolanti per la trasformazione dell’idea di scultura o dell’arte in generale. Dovrebbero provocare pensieri circa cosa la scultura può essere e come il concetto di scultura può essere esteso a materiali invisibili usati da tutti. 24
Molto spesso nei miei disegni utilizzo l’idea del trasformatore perché include lo stimolo di trasformazione di concetti, eventi reali, istituzioni sociali, natura, tecnologia e di tutto il sistema circolatorio umano. Nel presente tutto deve essere trasformato, altrimenti non ci sarà futuro e svariati modelli di trasformazione devono essere discussi. 25
Per questo la natura della mia scultura non è fissa e finita, il processo continua in molte delle mie opere: reazioni chimiche, fermentazioni, cambi di colore, decadenza, asciugatura. Tutto è in uno stato di cambiamento. 26
L’apparenza di ogni oggetto che creo equivale ad alcuni aspetti interiori della vita umana. I miei sentimenti allora hanno questo tipo sociale di oscurità — quasi nera, come un miscuglio di gomma e catrame. È sicuramente l’equivalente dello stato patologico menzionato prima ed esprime il bisogno di creare uno spazio nella mente dal quale sono rimossi tutti i disturbi: uno spazio vuoto e isolato. All’interno di questo spazio vuoto possono prendere forma le ricerche, e da questa concentrazione possono emergere nuove esperienze. Questo è un prerequisito per ogni esperimento con la teoria della scultura: il principio dell’isolante. 27
Per me il concetto di estetica nel vecchio senso della parola non è più rilevante. Lo stesso essere umano è estetica, in quanto essa è un effetto collaterale di ogni attività umana… Se l’estetica uguaglia l’essere umano, allora l’essere umano è uguale all’artista: che egli diventi uno specialista utile nel campo dell’arte è una considerazione secondaria. È quasi il contrario: l’essere umano arriva qui già come un artista e va via con l’intenzione di studiare ingegneria… La cosa più radicale e probabilmente l’unica sensata, sarebbe di  portare la persona artistica alla consapevolezza e rendere chiaro che l’uomo non può vivere senza tale senso artistico, perché esso permea tutte le discipline. 28
π Il nostro sapere non è modellato dalla cultura ma dai poteri economici. Non ci sarebbe nulla di male con il giusto concetto di economia chiaramente a fuoco. Dobbiamo ricevere un’altra nozione di economia. 29
Ho sempre cercato di dimostrare perché l’arte ha a che fare con la vita. Solamente dall’arte nasce un nuovo concetto di economia in termini di bisogno umano, non in termini di spreco e consumo, politica e averi, ma soprattutto in termini di produzione di beni spirituali…30
…il Bauhaus…dopotutto non ha prodotto nulla che le persone possono percepire in modo positivo. Quello che vediamo nelle città in forma cubica o seriale è oggi meno un’espressione di vita culturale che di potere economico. Quando si guarda ad altri edifici, ad esempio a Francoforte, le loro dimensioni e la loro struttura pubblica le rendono possenti, il che significa che esiste uno schema. Tuttavia, non ha più nulla a che vedere con ogni tipo di intenzione culturale. Tutto ciò è divenuto un’espressione del potere economico… 31

Vetrina IPHIGENIE IV, 1961-1976, 1961-1976, 1979, 1985; HEAD, 1961–1976; HEAD, 1961–1976; JA, ICH HABE ..., 1979; JOYCE WITH SLED, 1985. Materiali vari. Courtesy Thaddaeus Ropac, Parigi/Salisburgo. Foto: Mario Gastinger.
Vetrina IPHIGENIE IV, 1961-1976, 1961-1976, 1979, 1985; HEAD, 1961–1976; HEAD, 1961–1976; JA, ICH HABE …, 1979; JOYCE WITH SLED, 1985. Materiali vari. Courtesy Thaddaeus Ropac, Parigi/Salisburgo. Foto: Mario Gastinger.

 …la gente ai nostri tempi, che sente come tempi di crisi, vuole ritornare a qualcosa di spiritualmente unificato, mentre vive la propria cultura come qualcosa di alienato, lacerato, decadente e in rovina. 32
Il metodo analitico, che è da allora venuto alla ribalta, non ammette più lo spirituale, fino al culmine del materialismo non è rimasto nulla di ciò. Allora, solo il misurabile, il pesabile e il numerabile conta, cioè il materiale. Al culmine del materialismo c’è allo stesso tempo la tecnologia moderna, e la scienza naturale moderna ha preso il posto della filosofia. Perché ciò che viene dopo Hegel non può essere chiamato filosofia, nel vero senso della parola; sono piuttosto sistemi di pensiero, nel caso di Marx che usa l’economia nazionale come una scienza particolare all’interno del sistema… 33
…Non solo i pittori, scultori, pianisti, ballerini e cantanti sono artisti, ma tutti! [Duchamp] avrebbe dovuto esprimerlo in modo radicale così come ho fatto io e avrebbe dovuto dire: perciò lo sviluppo dell’arte dall’età della pietra a oggi è arrivato alla fine. E ciò che sta cambiando adesso non dovrebbe essere solo innovazione nei musei e nel mercato dell’arte, ma il concetto dell’arte deve trasformare se stesso per includere tutto ciò che è creato, addirittura il rendimento di produzione ed economico di oggi. E la prima tesi plausibile proveniente da tale processo dovrebbe essere che ogni essere umano è un artista. Il concetto dell’arte dovrebbe essere diventato antropologico… 34
Prima di chiedere… COSA POSSIAMO FARE? Dobbiamo prima considerare COME DOBBIAMO PENSARE? 35 

(Traduzione dall’Inglese di Mafalda Giudice).

Joseph Beuys Krefeld, 1921 – Düsseldorf, 1986.

Note:

1. Henryk M. Broder, “Die Revolution aus dem Filzhut. Wie

der Professor Joseph Beuys von mehr Demokratie traüt-und warum Sein Traum ein Traum ist”, Pardon 11 (March 3, 1972).

2. Jörg Schellmann and Bernd Klüser, eds., Joseph Beuys Catalogue Raisonné, Multiples (Munich: Verlag Schellmann and Klüser, 1977), unpag. Intervista di Joseph Beuys by Schellmann and Klüser in Dicembre 1970 e Giugno 1977.

3. Joseph Beuys, The Secret Block for a Secret Person in Ireland (Oxlord: Museum of Modern Art, 1974), unpag. Testi di Caroline Tisdall with quotes of Joseph Beuys and “A Telephone Conversation” with Joseph Beuys.

4. ibid.

5. George Jappe, “Review: Fond III von Joseph Beuys”,

Frankfurter Allgemeine Zeitung, February 11, 1967.

6. Ibid.

7. Schellmann and Klüser (unpag.).

8. John Russell, “A Vagabond Magus Whose Specialty was Iconoclasm”, The New York Times, February 9, 1986, p. 36.

9. Adriani, et al., p. 277.

10. Joseph Beuys, “An Appeal for an Alternative”, in

Documenta 7 (Kassel, West Germany: D&V Paul Dierichs GmbH & Co. KG, 1982), vol. 2, p. 373.

11. Dieter Koepplin, “Interview with Joseph Beuys”, in

Joseph Beuys: The Secret Block for a Secret Person in lreland (Basel: Kunstmuseum, 1977), p. 20. Interview with Beuys by Dieter Koepplin December 1, 1976.

12. Werke aus der Sammlung Karl Ströher (Basel: Kunst-

museum, 1970), p. 46. Interviews with Dr. Müller, Hanno Reuther, Friedrich Wolfram Heubck, Siegfried Neuenhausen.

13. Joseph Beuys, Jannis Kounellis, Anselm Kiefer, and Enzo Cucchi, “A Talk”, Flash Art, no. 128 (May-June 1986): 36-39.

14. Joseph Beuys (New York: The Solomon R. Guggenheim Museum, 1979, “Guggenheim Museum”), p. 21. Text by Caroline Tisdall, including quotations from interviews with Joseph Beuys,

September-October 1978.

15. Schellmann and Klüser, unpag.

16. Museum of Modern Art, Oxford, unpag.

17. Joseph Beuys: Zeichnungen/ Tekeningen/ Drawings (Rotterdam: Museum Boymans-van-Beuningen; Berlin: Nationalgalerie; Bielefeld: Kunsthalle; and Bonn: Wissenschaftzentrum,

1980), p. 97. Conversation with Heiner Bastian, Jeannot Simmen, Düsseldorf, August 8, 1979.

18. Schellmann and Klüser, unpag.

19. Adriani, et al., p. 283.

20. Russell, p.36.

21. Guggenheim Museum, p. 44.

22. Ibid., p. 7.

23. Nationalgalerie Berlin, p. 98.

24. Guggenheim Museum, p. 7.

25. ibid., p. 134.

26. Schellmann and Klüser, unpag.

27. Kunstmuseum Basel, p. 42.

28. Schellmann and Klüser, unpag.

29. Ibid.

30. Kunstmuseum Basel (The Secret Block), p. 21.

31. Ibid.

32. Kunstmuseum Basel (The Secret Block), p. 24.

33. Ibid., p. 25.

34. Documenta 7, p. 370.

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