Sebbene si parli di tempi difficili, molti galleristi di New York stanno aprendo nuove sedi. La prima è Barbara Gladstone la quale, secondo The Baer Faxt, dopo aver aperto un secondo spazio a Chelsea, occuperà il capannone a Long Island City, un tempo conosciuto come Deitch Studios. La novità non sorprende poiché l’edificio, che ha ospitato ambiziosi progetti di Assume Vivid Astro Focus e Josh Smith tra gli altri, è nello stesso complesso dello studio di Matthew Barney, protetto della Gladstone. Infatti, per tenere “tutto in famiglia”, la mostra inaugurale dei Deitch Studios fu “Wanderlust”, una proiezione 3D creata da Encyclopedia Pictura per la cantante e compositrice Björk, che è anche la moglie di Barney. Lo spazio, che si aggiunge alla galleria sulla 24esima e alla nuova galleria sulla 21esima (senza contare la succursale di Bruxelles), sarà probabilmente più un deposito che una reale galleria.
La Gladstone non è sola: per il fine settimana delle gallerie aperte a NY (svoltosi dal 7 al 10 maggio), Gavin Brown’s enterprise ha inaugurato una tripla mostra con un intervento di Martin Creed sul pavimento del suo spazio storico che continua in quello adiacente con un meccanismo che apre e chiude una tenda nera e un video che documenta l’erezione di un pene. Inoltre Gavin Brown ha (temporaneamente?) occupato un terzo spazio nello stesso isolato, proprio dopo il secondo al 601 di Washington Street, dove ha inserito la famosa installazione di Jonathan Horowitz dal titolo Go Vegan!, in origine presentata da Greene Naftali. Come mai questa scelta? Ironicamente gli spazi occupati ospitavano un tempo una fabbrica per la raffinazione della carne.
In arrivo dalla scuola di Gavin Brown è Alex Zachary, il quale ha di recente aperto una galleria in un appartamento, dai bizzarri interni anni Ottanta, sulla 77esima strada a due passi da Leo Castelli e Michael Werner. Per molto tempo direttore presso GBE (Gavin Brown’s enterprise), Zachary ha messo in piedi le prime due mostre mentre ancora lavorava metà settimana presso la galleria di Brown. Ha lasciato definitivamente l’ovile per la terza mostra (Darren Bader) e ha bloccato l’affitto dello spazio con un contratto di due anni.
A seguire Gavin Brown e Barbara Gladstone, entrambi con nuovi spazi, è Marianne Boesky. La differenza nel suo caso è che il nuovo spazio da poco aperto nell’Upper East Side avrà un’allure che definirei complementare a quella della sua galleria di Chelsea, il cui edificio, progettato da Deborah Berke, ospita anche la sua abitazione privata. Mentre a Chelsea continuerà a produrre mostre con artisti contemporanei beneficiando del white cube (la mostra di Hans Op De Beeck da poco conclusasi era degna di un museo), il nuovo spazio — un appartamento nelle tipiche “townhouse” al 118 della 64esima strada est — funzionerà principalmente come uno showroom per il mercato secondario di artisti del dopoguerra come Pierre Bonnard, Alexander Calder, Fernand Léger, Jackson Pollock e Frank Stella, tutti inclusi nella mostra “I.G.Y.”, in corso fino al 30 luglio e a cura dell’art advisor Todd Levin. Va detto che Boesky ha inaugurato lo spazio lo scorso marzo con alcuni lavori di Lucio Fontana, una passione che condivide con altri galleristi di arte contemporanea, in testa fra tutti Andrea Rosen. Infatti, durante l’ultima edizione di Art | Basel, Boesky è stata avvistata nello stand della Galleria Dello Scudo (punto di riferimento sul mercato di Fontana), mentre discuteva appassionatamente con lo staff della galleria e raccontava del suo entusiasmo per l’arte italiana che provoca in lei quasi una forma di feticismo.
Tornando ai discepoli che lasciano la casa madre, la factotum di Jeffrey Deitch, Kathy Grayson, insieme alle sue ex colleghe da Deitch Projects Meghan Coleman e Suzanne Geiss, aprirà uno spazio tutto suo sotto il buffo nome di The Hole (il buco). Pare che questa idea le sia venuta in mente dopo aver letto tutti gli articoli sul fatto che Jeffrey Deitch chiudesse la sua galleria per diventare direttore del MOCA di Los Angeles. Gli slogan degli articoli erano “un buco nella comunità di downtown New York” o “un buco nel mondo dell’arte”. Da lì la scelta del nome.
Probabilmente stanco del suo vecchio spazio sulla 24esima, Zach Feuer — il quale forse per questa ragione ha perso la sua gallina dalle uova d’oro Jules de Balincourt, che lo ha lasciato per fare una mostra nello spazio di Deitch su Wooster — sposterà la sua galleria al piano terra dell’edificio un tempo occupato dalla Dia Foundation. Lo spazio è poi stato temporaneamente usato da Elizabeth Dee per i suoi progetti X-initiative (una Kunsthalle attiva per un anno) e Independent, una via di mezzo tra una fiera e una mostra. La CRG Gallery e ovviamente la già citata Elizabeth Dee si sposteranno nello stesso edificio. Presto o tardi The Pace Gallery (ex Pace Wilidenstein) sarà obbligata a spostarsi dal suo spazio sulla 22esima (di fronte al poc’anzi citato edificio), che è di proprietà della Dia. Sembra che con il nuovo Direttore Philippe Vergne, la Dia stia pensando di usare quella porzione di strada (gli uffici sono sullo stesso lato della strada) per costruire un nuovo edificio con più piani, tornando a Chelsea dopo che Michael Govan chiuse lo stesso spazio che è poi diventato famoso come il “Dia Building” e ora andrà a ospitare Feuer, CRG, e il già citato Independent di nuovo durante l’Armory Show.
Un’altra gallerista che si sta per spostare è Stefania Bortolami. L’edificio che occupava sulla 25esima, di proprietà del collezionista Adam Lindemann, marito della sua ex socia Amalia Dayan, è stato venduto e quindi Bortolami ha trovato un nuovo spazio sulla 20esima con il quale inaugurerà la nuova stagione in settembre.
Dopo l’avventura nello spazio fuori mano al 123 della 12esima est (un tempo lo studio di Frank Stella), Taxter & Spengemann hanno deciso di tornare a Chelsea probabilmente per mancata visibilità dovuta allo strano (sebbene magnifico) spazio che decisero di occupare. Riapriranno anche loro a settembre al 459 della 18esima strada ovest.
Dulcis in fundo, Angela Westwater e Gian Enzo Sperone riapriranno la nuova stagione il 22 settembre, con una mostra di Guillermo Kuitca, in un enorme edificio disegnato da Foster + Partners al 257 sulla Bowery, a qualche isolato dal non-così-tanto-più-grande New Museum. Sembra che Sperone abbia potuto accollarsi tali spese grazie a un Lichtenstein messo all’asta.
L’ultima novità riguarda gli affezionati della costa ovest del mago-gallerista Matthew Marks, da poco rimasto orfano di Ugo Rondinone, passato a Barbara Gladstone. Secondo la responsabile di Los Angeles, Marks sta pianificando di aprire una galleria a Los Angeles, West Hollywood, sulla North Orange Grove Avenue, poco distante dalla Santa Monica Boulevard. Apertura prevista tra circa un anno.