La memoria dei luoghi è uno dei leitmotiv dell’esposizione “Luogo e Segni”, organizzata a Punta della Dogana in occasione dei dieci anni dalla sua apertura. La mostra ideata da Martin Bethenod, Direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana e Mouna Mekouar, parte dal titolo dell’opera Luoghi e Segni (1975) di Carol Rama – presente nel percorso della rassegna – e tesse le affinità elettive tra i trentasei artisti selezionati e i segni dei progetti espositivi sviluppati nel corso degli anni in questo luogo.
Il rapporto con il contesto e la memoria dello spazio, è evidente già all’ingresso della mostra con la grande tenda “Untitled” (Blood), (1992) di Felix Gonzalez-Torres, che ritrova il proprio posto nella sala in cui era collocata proprio dieci anni fa in occasione dell’inaugurazione di Punta della Dogana. La percezione dell’opera, al confine tra astrazione e autobiografia, tra sfera intima e politica, richiede la presenza fisica del visitatore, invitato ad attraversarla mettendo così in atto una sorta di cerimoniale intriso di condivisione ed empatia. La tenda – come scrive Mouna Mekouar – “è concepita come una geografia dell’intimo, che testimonia le esperienze di vita condivise, gli incontri e le amicizie tra artisti”. Affinità elettive, che lo stesso Martin Bethenod rivede in tutto il percorso della mostra e in altre opere della collezione Pinault, dagli omaggi di Sturtevant, agli inviti reciproci tra Philippe Parreno ed Etel Adnan o nella collaborazione di Julie Mehretu e Tacita Dean, Anri Sala e Ari Benjamin Meyers, Charbel-joseph H. Boutros e Stéphanie Saadé.
Il ricordo dei luoghi e delle città lontane ma soprattutto il legame con la “Venezia riflessa”, è dichiarato in Well and Truly (2009-2010), installazione con grandi vasi circolari di vetro colorato di Roni Horn, nel lavoro Days of Inertia (2015) di Nina Canell composto da frammenti di arenaria coperti da un “arcipelago” liquido o ancora nella scultura inafferrabile Untitled (2016) di Ann Veronica Janssens, realizzata con finissima polvere di paillette iridescenti che muta a seconda della luminosità e dello spazio. Connessioni quest’ultime, che si riscontrano anche nel lavoro Untitled (2019) dell’artista transgender Wu Tsang, in tessuto luccicante.
Il percorso espositivo di “Luogo e Segni” invita inoltre il pubblico a scoprire gli scritti dell’artista e poeta Etel Adnan, le poesie di Emily Dickinson – applicate su barre in alluminio da Roni Horn – e il mondo poetico-surreale ideato da Hicham Berrada nel lavoro Mesk-Ellil – gelsomino notturno (2015-2019), in cui l’autore agisce sui parametri climatici, sul tempo, sull’oscurità e sulla luce.