Nikola Cernetic: Recentemente hai iniziato a esporre anche lavori scultoreo-installativi. Pensi che la pittura non sia più sufficiente o ritieni che in qualche modo la scultura completi il tuo messaggio?
Michael Cline: La mia incursione nella scultura e nell’installazione è uno sviluppo naturale della mia pratica e lo è da un po’ di tempo a questa parte. Da quel che ricordo, ho sempre fatto sculture, ma solo ultimamente mi sento a mio agio nell’esporle in pubblico.
NC: Il voyeurismo nei momenti privati della vita sembra un aspetto importante del tuo lavoro.
MC: Mi piacciono le storie in cui sono i personaggi a dettare la trama; è il caso in cui ci è permesso esplicitamente di diventare voyeur. I momenti privati sono in realtà aperti verso l’esterno, le cose diventano più semplici e/o più complicate e ciò che era voyeurismo diventa sguardo analitico.
NC: Dipingere il particolare ha lo scopo di essere ambigui o di rivelare qualcosa?
MC: È difficile da spiegare. È vero, i miei dipinti sono molto dettagliati e pieni di particolari. Si potrebbe intuire che questo tipo di pratica funzioni con la narrativa “predigerita” o roba simile. Ma, in pratica, ho la sensazione che più aggiungo dettagli alla storia, più tutto diventa velato e sotterraneo.
NC: Raffigurare un mondo imperfetto ti fa sentire più sicuro della tua vita?
MC: Sono abbastanza sicuro della mia vita. E sono anche abbastanza certo che sia tutto incredibilmente tenue e sfuggente; trovo la cosa esilarante e malinconica allo stesso tempo. Ma per rispondere alla tua domanda sulla rappresentazione di un mondo imperfetto, si tratta sia di quello sia di fornire un quadro dettagliato di un mondo perfetto, che sembra impossibile.
NC: Le tue opere sembrano appartenere a un’altra epoca, a un passato recente…
MC: Tutte le epoche sono importanti per il mondo contemporaneo. Il passato, dopotutto, ha un vorace appetito ed è, in modo ossimorico, contemporaneo. Il mio obiettivo è creare qualcosa che sembri fuori dal tempo, piuttosto che radicato in un periodo specifico.
NC: La sensazione che prova un visitatore davanti alle tue recenti mostre è che il colore stia cambiando nel tuo lavoro. A volte è come se non vi fosse colore — come se fosse tutto piatto —, altre volte i colori emergono con più forza nell’immagine.
MC: Sì, è vero.
NC: La tua pittura sembra ispirarsi alle favole e ai racconti popolari. È questo il tuo modo di sognare?
MC: È un modo di sognare.
NC: Ti senti a tuo agio nel dipingere sesso e violenza? Si tratta di qualcosa legato all’occulto?
MC: Sono interessato all’occulto e a figure come Aleister Crowley, Madame Blavatsky, Charles Leadbeater. Ma in realtà sono molto più attratto e ispirato dall’iconografia cristiana.
NC: Non si tratta tanto di narrare, quanto di fare un viaggio attraverso una quotidianità straordinaria?
MC: Ma è comunque una storia, no? Auspicabilmente è un viaggio in cui l’ordinario viene trasformato.