Fabio Cavallucci: Michael, dove sei finito?
Michael Fliri: Qualche tempo fa ho spedito il calco del mio viso in Ungheria a un gruppo di truccatori professionali, quelli che creano maschere di latex super reali per i film di fantascienza e di orrore. Hanno realizzato una maschera di Michael scimmione invecchiato. Poi un giorno, in più di cinque ore, me l’hanno applicata. Così ora non sono più io. Sono seduto sul pavimento del Museion a Bolzano, e sono una creatura che non si riesce più a descrivere con la logica razionale, non si sa se uomo, scimmia o qualcosa di ancora diverso. Guardo le persone e loro guardano me. La finzione diventa reale e il reale diventa una cosa sconosciuta. Entrambi, sia io che lo spettatore, ci sentiamo fuori dal mondo ma allo stesso tempo al posto giusto per vivere questa sensazione.
FC: Il tuo lavoro di solito sta tra il serio e il giocoso. Diciamo che sei tragicomico, come nelle vecchie comiche o nei cartoons di Hanna & Barbera. Vai a sbattere contro un muro bardato da giocatore di rugby o ti fai sparare con una pistola mentre indossi uno scafandro fatto di barattoli di birra e il liquido comincia a uscire a fontanella. Credi che siano ancora i tempi per scherzare o forse è arrivato il momento di vedere le cose solo dal lato serio? Insomma quando pensi che crescerai?
MF: Per essere sincero non ho mai capito perché talvolta le persone pensano che io sia ironico. Faccio i lavori come sento di doverli fare. Non uso nessuna ricetta, nessun ingrediente. Non ho mai preso l’arte come un gioco. Di solito il lato serio dei lavori si rivela di più alle persone serie. Dipende dal punto di vista. E poi credo nel cambiamento, ma non nella crescita in una direzione, nel senso che si riesce a raggiungere prima o poi un qualche traguardo.
FC: Non credi che sia ora che gli artisti guardino all’aspetto “politico” del loro lavoro?
MF: Essere politico per me vuol dire essere pienamente umano. E per questo penso che sia sempre ora.
FC: Nei lavori recenti hai messo in luce i lati più oscuri della tua personalità, come nella performance Shady Oak Amusement (2008) in cui nella notte di Halloween hai percorso le vie di Trento con una carriola di fuoco insieme a una banda di amici coperti con copricapi terrifici (e grandi corna fatte di pane). Sarà questa la strada in cui evolverà la tua ricerca?
MF: Se sento la necessità sono disposto a scavare in ogni direzione, anche nelle cave più profonde e oscure. Dobbiamo immaginare come un complesso sistema di tunnel con tanti incroci e gallerie parallele che si possono percorrere allo stesso tempo. Ma è chiaro che sono in movimento e la ricerca porta alla luce nuove cose anche inaspettate.