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348 Mar-Apr 2020, On View

10 Marzo 2020, 9:00 am CET

Riccardo Venturi / Direttore della Scuola di Filosofia ICA, Milano

10 Marzo 2020

ON VIEW è una rubrica in cui Flash Art invita figure prominenti nel mondo dell’arte a selezionare le migliori mostre nazionali e internazionali del momento.

“Scrivere Disegnando. When Language Seeks Its Other”
CAC – Centre d’Art Contemporain Ginevra
Fino al 3 Maggio 2020

Lina Stern, Asemic text, 2016–2017. Inchiostro su carta., 21 × 34 cm. Fotografia di Giorgio Benn. Courtesy Collezione Giuseppe Garrera, Roma.

Maledetto il giorno in cui la pratica del disegno e quella della scrittura hanno intrapreso strade divergenti, dopo secoli in cui erano il prodotto della stessa mente e della stessa mano. Da qui comincia un’altra storia, regressiva questa volta: quella della scrittura tipografica, della ripartizione severa tra figurale e scritturale, della rimozione della nostra passione grafica. Indifferenti a tali richiami orto-grafici sono i protagonisti dell’art brut, studiati sotto questo punto di vista da Michel Thévoz, non a caso ben rappresentati nella mostra ginevrina.

“À fleur de peau. Vienne 1900, de Klimt à Schiele et Kokoschka”
Musèe Cantonal Des Beaux-Arts, Losanna
Fino al 24 Maggio 2020

Koloman Moser, Zebrakasten, prima del 1904. Realizzato a Wiener Werkstätte, Vienna. Unità di archiviazione per lavori su carta. Palissandro, cedro, acero, madreperla, metallo. 138.5 × 98,8 × 49.5 cm. Courtesy e © Kunsthaus Zug.

“Perché le opere di Klimt, Schiele e Kokoschka non stonano in un museo di arte contemporanea?”, mi chiedo passeggiando per le sale minimaliste del MCBA progettate dagli architetti Barozzi Veiga. Così come non stonavano lo scorso anno alla Fondation Luis Vuitton di Parigi assieme ai dipinti di Basquiat. Forse perché questi artisti hanno saputo, per primi, raccontare la crisi e l’alienazione dell’individuo in una società in cui le forze distruttive del nazionalismo e dell’antisemitismo prendono il sopravvento. La loro risposta è una sensibilità esacerbata e visionaria, in cui è facile vedere i prodromi dell’informe o della body art.

Umberto Bignardi, “Sperimentazioni Visuali a Roma (1964-1967)”
Galleria Bianconi, Milano
Fino al 12 Marzo 2020

Umberto Bignardi, Ombra di Silvia, 1963. Olio su tela. 154×202 cm. Courtesy Galleria Bianconi, Milano.

Un prezioso focus, con foto e documenti rari e inediti e una cura filologica per il dettaglio, permettono di (ri)scoprire una figura-chiave dell’arte degli anni Sessanta. Concentrandosi su quattro anni che vanno dal 1964 al 1967 e su opere presenti in mostre storiche come “Fuoco Immagine Acqua Terra” o “Arte Povera – Im-Spazio” e su collaborazioni decisive come quella con Fabio Sargentini della Galleria L’Attico, ci si sorprende a vedere cosa era possibile allora in una città come Roma. Inesauribili questi anni Sessanta in Italia!

Riccardo Venturi è Direttore della Scuola di Filosofia ICA, Milano.

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