Come è nata l’idea del festival?
Martin Romeo: È nata l’anno scorso, da una necessità e un interesse comune: io e altri artisti cercavamo uno spazio per confrontarci. Infatti i lavori interattivi sono conosciuti soprattutto per il loro aspetto ludico, come i video games, e vengono realizzati per lo più su commissione, quindi la libertà espressiva dell’artista è limitata. Vogliamo dare un’idea di arte interattiva diversa da quella che comunemente si ha, con un festival che va oltre il puro intrattenimento e si focalizza sulla ricerca artistica.
Quali sono le novità di quest’anno?
MR: “Sistemi Reagenti” — dal 3 al 5 maggio — presenta, del lavoro interattivo, sia il processo di elaborazione iniziale che l’immagine finale. Per questo è stata data particolare attenzione alla didattica: un workshop di video mapping a cura di Claudio Sinatti, artista multimediale. Inoltre ho voluto dare più spazio alle performance e ampliare gli ambienti, dedicando a ogni tipologia di evento un luogo adatto e una giornata: la galleria A+A ospita installazioni, nell’auditorium Ca’ Foscari si svolgono spettacoli, in particolare di danza, mentre l’ultimo giorno a Forte Marghera, negli atelier di Eve Ar:V, vengono presentati i lavori finali del workshop e una sessione di video mapping di Apparati Effimeri. Infine, una novità è la chiamata degli artisti attraverso un bando e, per la selezione dei partecipanti, un comitato scientifico specializzato in new media art: Domenico Quaranta, Valentina Tanni e Debora Ferrari.