La retrospettiva “William Klein, Il mondo a modo suo”, inaugurata lo scorso 17 giugno a Palazzo della Ragione di Milano e in mostra fino all’11 settembre, si offre al visitatore come un viaggio lungo le strade estetiche percorse dal fotografo, pittore e regista statunitense William Klein che, con il suo lavoro, è riuscito a sottrarre dalla memoria labile del quotidiano alcune delle istantanee più rappresentative della seconda metà del Novecento. Il percorso espositivo, ideato e curato da Alessandra Mauro, si sviluppa su nove sezioni tematiche che aiutano il visitatore a ripercorrere non solo i capitoli scritti in luce da Klein, ma anche parte della sua evoluzione artistica. È attraversando la prima sala, infatti, che è possibile immergersi nell’atmosfera che ha caratterizzato i suoi primi lavori, dalle astrazioni restituite dalle grandi pitture murali alla scoperta della fotografia, di cui si serviva per ritrarre le proprie creazioni in un’ottica sperimentale e cromaticamente rigorosa, affidata al bianco e nero. Colori, questi ultimi, che trovano il loro contrappunto nei lavori fotografici presenti nelle sezioni successive, dedicate ai progetti sulle città rispettivamente di New York, Roma, Mosca, Tokyo e Parigi, che hanno offerto all’occhio del fotografo statunitense tutti i soggetti poetici del quotidiano, nella loro immediata autenticità. Gli scatti in linea con questa esigenza di verità appaiono così distorti, ruvidi, vivi. In continuità stilistica ma in contrasto cromatico appaiono invece le sale dedicate alla moda, al cinema e alla sperimentazione fra pittura e foto, in cui i colori vivaci si fanno strada insieme ad un moderato artificio della composizione. Una nuova geografia del reale prende così forma attraverso questa retrospettiva, che si offre come una mappa composita di percorsi che divergono a ogni angolo ma che finiscono per fissarsi in un unico grande cammino, il cammino di un uomo e della sua visione del reale. Assolutamente da ripercorrere.
Lidia Passarelli