Franco Noero sulla Galleria Franco Noero, Torino

14 Dicembre 2016

Aprire in centro a Torino sopra allo storico ristorante il Cambio è stata una decisione dettata da una necessità della città o da un semplice bisogno di ampliamento?

Quando mi è stata offerta l’occasione di pensare a un progetto nell’appartamento di Piazza Carignano 2 e quindi di raddoppiare gli spazi della galleria in città, non ho avuto troppe esitazioni. Pierpaolo [Falone, co-direttore della galleria] qualcuna di più. Poi questa offerta ci ha chiarito le idee proprio su dove questo ampliamento doveva avvenire: Torino. La città che ci ha dato così tanto e dove tutti gli artisti con cui lavoriamo sono felici di trascorrere qui periodi anche lunghi per la ricerca e il lavoro.

Come siete venuti a conoscenza dello spazio? Con la mostra di Darren Bader sapevate già di affittarlo per un tempo indeterminato, oppure si trattava di un test?

Lo spazio ci è stato offerto dal proprietario e l’intervento speciale di Darren Bader non era un test. Stavamo attivamente lavorando alla ristrutturazione dello spazio già da qualche mese e, a lavori in corso, abbiamo chiesto a Darren di pensare a una proposta che desse un abbrivio forte ma non troppo ufficiale allo spazio, il quale necessitava di respirare arte. Si trattava di un’urgenza. La stessa che ci spinse a chiedere nel 2006 a Gabriel Kuri di installare un suo lavoro su uno dei balconi della Fetta di Polenta. Anche in quel caso il trasloco della galleria in quegli spazi non era stato ancora annunciato e di quell’azione conserviamo solo un documento fotografico. Al contrario l’installazione di Darren Bader Proposta per le 9 Sinfonie, in cui ognuna delle Nove Sinfonie di Beethoven suonava in una stanza diversa dell’appartamento, è stata visitata da più di duemila persone durante la settimana di Artissima.

Insieme a Pierpaolo pensate di differenziare molto il programma tra lo spazio di Carignano e Mottalciata oppure di estendere, ampliare progetti in due spazi?

Per il momento, i due spazi avranno una programmazione differente. Via Mottalciata continuerà a proporre cinque mostre l’anno mentre nella nuova galleria di Piazza Carignano le mostre saranno solo tre, della durata di circa tre mesi e mezzo l’una.

La personale di Lothar Baumgarten, con cui abbiamo inaugurato, corona in un certo senso la sua carriera. È stata una piccola ma formidabile retrospettiva nata da una conversazione e confronto continuo con l’artista iniziati nel 2011. Mostra fortemente voluta da noi e molto apprezzata da lui. La prossima esposizione, che abbiamo inaugurato a novembre durante Artissima, è dedicata a Robert Mapplethorpe, con più di cento importanti scatti esposti.

Avete rinnovato molto il palazzo prima della mostra di Baumgarten? Chi ha seguito i lavori?

Abbiamo cercato di riportare l’appartamento di Palazzo Carignano il più vicino possibile al suo aspetto originale. Vi è stato un lavoro di restauro conservativo degli affreschi e delle decorazioni di alcune stanze e siamo riusciti a preservare i meravigliosi pavimenti originali, una delle caratteristiche più speciali di questo luogo, in fondo semplice e molto piemontese. Volevamo valorizzare la sua eleganza e lo straordinario rapporto con l’architettura splendida della piazza, e anche mantenere l’aspetto ruvido in cui lo abbiamo trovato. Per questo Martino Gamper con i suoi puntuali e taglienti interventi ci ha sicuramente aiutato.

Il cambiamento economico, anche post-Brexit, ancora poco percettibile, ha già causato qualche reazione da parte dei vostri artisti, soprattutto anglosassoni? 

Al momento no, staremo a vedere cosa succederà in futuro. Brexit è certamente un cambiamento importante all’interno dell’Unione Europea, però la nostra piccola recente esperienza a Frieze è stata decisamente positiva. È presto sicuramente per dirlo.

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