Tabula Rasa.
Non ci si pensa spesso, ma l’aggettivo rasa sta per raschiata e, per essere più precisi, indica quel procedimento di cancellatura che gli antichi romani eseguivano sulle tavolette di cera utilizzate per la scrittura affinché queste potessero essere riutilizzate nuovamente.
Tabula rasa è il nome che Martino Gamper ha scelto per la sua nuova installazione all’interno della Sala Codici del Museo del Risorgimento a Torino. Un progetto organizzato dalla Galleria Franco Noero durante la settimana dell’arte torinese, dal 31 ottobre al 5 novembre 2017.
Sotto una grande volta affrescata e accanto a un imponente dipinto ottocentesco, trova posto il lungo e colorato tavolo realizzato da Gamper, frutto dell’accostamento di più tavoli diversamente lavorati e successivamente uniti tra loro.
A differenza delle tavolette di cera, però, l’artista non sembra voler cancellare la storia precedente degli oggetti che utilizza, bensì permettere agli stessi di tornare a raccontarla di nuovo e, perché no, di iniziare a intesserne una nuova.
Da sempre Gamper pone al centro della propria ricerca gli oggetti, rendendoli unici protagonisti delle storie che hanno vissuto e che si accingono a raccontare al loro nuovo pubblico di fruitori. Non si tratta, infatti, solo di un’installazione, ma come spesso accade nelle operazioni del designer e artista bolzanino, di una vera e propria esperienza curata fin nei minimi particolari. L’evento prevede una cena (in questo caso quella della Galleria Franco Noero), un menù e un vasto corredo composto da piatti, bicchieri, posate, tovaglioli e vasi, il tutto progettato e supervisionato dallo stesso Gamper con estrema cura e attenzione nei dettagli, come dimostra il logo realizzato su tutti i piatti da portata. Scelto da Gamper da Wrought iron, un manuale sulla lavorazione del ferro degli anni Settanta, il logo sembra ribadire e al contempo sintetizzare l’importanza della storia di ogni singolo oggetto. Il logo racconta un intero processo di produzione (in questo caso quello del ferro) dal suo stato più grezzo a quello più accuratamente lavorato; Gamper però affida alla circolarità del piatto e all’arbitrio del suo commensale la scelta del verso, eliminando così ogni tipo di gerarchia produttiva e lasciando chiunque libero di scegliere la storia che preferisce ascoltare.