Colloquio Mitico Fonti / Napoli

27 Marzo 2017

L’astrattismo ha vissuto costantemente una tensione fra artisti che preferivano evocare uno stato ideale attraverso l’allontanamento dal reale e quelli che, invece, attuavano il percorso d’astrazione tramite una spiccata materialità delle tele o nella ripetizione del tratto.
“Colloquio mitico” sembra scegliere questa seconda strada per presentare un dialogo fra artisti storici e recenti che hanno scelto, chi occasionalmente e chi metodicamente, la grammatica astratta dove la materialità e l’immanente percettivo divengono la necessaria cifra stilistica.
La scultura di Consagra del 1959 da cui è tratto il titolo della mostra, esprime il senso di questa mostra collettiva che, attraverso il confronto fra generazioni diverse di artisti, si pone domande più che mai attuali sul significato del gesto e delle scelte formali. L’artista siciliano, con la celebre “scelta frontale” dettata dal desiderio di dialogo diretto con lo spettatore, ricorda quanto le avanguardie fossero dense di idealismo e di ideologie.
Le sculture in ceramica (Untitled, 2012) di Fabian Marti se in parte ricordano i dischi in vinile, in realtà rivelano il movimento che le ha formate l’una diversa dall’altra, così come sono diverse tra loro le dinamiche e le storie che le opere incontrano e le riflessioni che esse generano.
Quindi, il dialogo procede verso Superficie 535 (1961) di Giuseppe Capogrossi con i suoi celebri segni reiterati, “moduli” di espressione che per la loro riconoscibilità descrivono la storia e la conseguente affermazione di modelli.
Seb Patane con una serie di lavori su lamina di alluminio concretizza in tratto e materia la musica, non dimenticando di mostrarci con i collage gli strumenti con cui la musica vive, mentre i lavori neo-primitivisti, Untitled (1970) di Philadelphia Wireman, (artista di cui non si conosce l’identità) azzerano l’autorialità e attestano come necessità sia l’espressione che il confronto con il mondo.

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