L’intuizione di “Onde lunghe e brevissime”, mostra divisa tra il Museo del Novecento e lo Studio Museo Francesco Messina, non è solo quella di presentare due decadi tanto differenti del lavoro di Amalia Del Ponte, quanto di far convivere due formati ritenuti spesso antitetici e faticosamente accostabili: uno filologico e uno sensoriale.
La seconda parte della mostra, curata da Eleonora Fiorani presso lo Studio Museo Francesco Messina, espone invece la ricerca di Del Ponte sul suono. Tra il 1985 e il 1995, infatti, l’artista lavora a sculture sonore, i Litofoni, lastre di pietra intonate che vengono poi armonizzate in coreografie e attivate da performers tramite percussori. La sezione si articola quindi attraverso documentazioni video di performance, insieme a disegni e alcuni Litofoni. Il nucleo di questa sezione risiede in Aria della freccia (1994), trittico in pietra di Trani suonato durante la serata inaugurale all’interno di un’inedita performance di Elio Marchesini. Sebbene l’allestimento permanente dello Studio Museo tenti di soffocare un’immersione completa nel dominio del suono, la concitata azione performativa di Marchesini restituisce efficacemente l’instancabile lirismo con cui Del Ponte ha inseguito un equilibrio tra forma e materia, tra scienza e filosofie orientali, tra visibile e sensibile.