Nasce il CRAC, avamposto dell’arte contemporanea sul Mar Grande di Taranto, qual è la sua genesi e quali gli obiettivi?
Il Centro di Ricerca per l’Arte Contemporanea è un progetto della Fondazione Rocco Spani Onlus che, nella città di Taranto, si occupa da quasi trent’anni di didattica dell’arte per minori a rischio di devianza. L’idea è di estendere il carattere socio-pedagogico delle attività laboratoriali attraverso progetti di ricerca artistica che andranno a coinvolgere l’intera città. È dunque un centro di sperimentazione che intendiamo declinare con grande dinamicità attraverso workshop, mostre, laboratori, seminari, interdisciplinarietà e forti sinergie. Un impegno che guarda al processo prima che all’output. Si intende infatti ripensare il concetto di progetto artistico e generare delle riflessioni sul metodo, sulla ricerca e sul “mestiere” dell’arte, risalendo all’atto creativo attraverso le fasi del disegno, le ipotesi progettuali, le utopie linguistiche, ma anche l’errore e il fallimento.
Il CRAC apre al pubblico con una mostra permanente, nella quale è esposta l’intera collezione incentrata sul progetto d’artista e sullo studio preparatorio, e con due mostre temporanee. “Lungo le acque del bidente. Progetti e installazioni del Parco Sculture di Santa Sofia”, a cura di Renato Barilli, svela l’interesse del CRAC verso la relazione arte-ambiente. La seconda, “Ritorno a Taranto”, è invece un omaggio a Giuseppe Spagnulo.
La collezione del CRAC nasce nel 2015 con ventisei donazioni per il progetto “Piano Effe” che aveva l’obiettivo di avviare un archivio storico nazionale. È una preziosissima collezione di progetti, disegni e studi preparatori – da Pascali a Beuys, da Carrino a Munari – alcuni di questi appositamente pensati per Taranto. Le due mostre di inaugurazione, invece, sono per noi assolutamente simboliche e “spirituali”. Partiamo da un caso di interesse nazionale, quello del parco di sculture di Santa Sofia, nel quale arte e ambiente vengono coniugate in forma eccellente. La mostra dei progetti scultorei curata da Renato Barilli – componente del comitato scientifico del CRAC insieme a Bruno Corà e Giulio De Mitri – è fondamentale per il confronto con realtà che hanno fatto di “ambienti” in difficoltà luoghi virtuosi. L’altra mostra è dedicata a Giuseppe Spagnulo, tra i primi a sostenere la collezione, e tra quegli artisti che in un certo senso rappresentano Taranto con la cultura materiale della ceramica e del metallo, materie centrali nella sua ricerca artistica.
Come si posiziona il CRAC nella città di Taranto?
La sede che ospita il CRAC è l’ex convento dei Padri Olivetani del XIII secolo. È un luogo fortemente evocativo perché si affaccia sulla straordinaria bellezza di un porto attraversato nel corso dei secoli dalle principali culture dell’occidente, ma nello stesso tempo, ritaglia una prospettiva sullo skyline dell’ILVA e dunque verso le più attuali criticità o forme di decadenza. Taranto ha un’urgenza collettiva che è storica, culturale, ambientale, quindi i nostri progetti andranno a toccare questi temi che sono al centro della città e quindi dei nostri più profondi interessi.