Ogni possibile campo semantico della parola “altrove” rinvia a un dislocamento, che in una fase così delicata della crisi economica rimanda a fenomeni di molti giovani dalla periferia al centro urbano.
A Catanzaro la parola “altrove” è utilizzata come nome di un festival d’arte contemporanea che – insieme ad altre manifestazioni simili (FRAC Festival, Color Festival e Guarimba) nate negli ultimi anni grazie alla passione e all’energia di giovani curatori – intende “mettere radici” e portare del “nuovo” in un territorio che presenta ancora diverse problematiche ma, allo stesso tempo, racchiude numerose potenzialità in grado di competere con altri contesti più attivi dal punto di vista culturale.
Altrove Festival, svoltosi dal 20 al 22 luglio nel centro storico della città, si è strutturato come un evento dedicato alla street art e, allo stesso tempo, come un festival d’arte capace di coinvolgere linguaggi ed espressioni artistiche diverse. Un altrove fisico, immateriale e mentale, in grado di produrre eterotopie che configurano “luoghi altri”, dove Catanzaro è vista come spazio per la manifestazione del proprio pensiero, del proprio sentire e come simbolo di connessione con luoghi differenti.
Come hanno dichiarato Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino, curatori del festival: “Le edizioni precedenti hanno reso il capoluogo calabrese e il suo territorio più contemporaneo e moderno, non solo per le quaranta opere d’arte pubblica disseminate tra la città e il lido, ma anche per un nuovo e attivo interesse verso eventi culturali e artistici, scaturito nel tessuto popolare e politico del luogo. Questa IV edizione, si presenta molto diversa dalle altre, sia per estensione degli interventi sia per i linguaggi artistici adottati e soprattutto per la scelta di operare nel cuore del centro storico, al fine di valorizzare, rivitalizzare e rieducare al concetto di bellezza un ambito urbano trascurato e rassegnato al degrado estetico”.
Erano ben otto gli interventi installativi e svariati gli eventi musicali e performativi, che hanno trasformato gli edifici e le piazze della città, generando nel pubblico un’esperienza multisensoriale, che ha reso la manifestazione più dinamica e capace di coinvolgere l’intero tessuto urbano.
Il percorso tra le opere parte da cortile del Complesso Monumentale del San Giovanni, con la grande installazione Aria dell’artista spagnolo Gonzalo Borondo, un lavoro composto di 185 pannelli in vetro e 73 figure femminili in bianco e nero, realizzate in serigrafia e rifinite a mano dall’artista, al fine di ottenere quel particolare effetto graffiato che consente di connettersi con il contesto architettonico e naturale. Non una barriera ma un’opera che porta il visitatore a percepire punti di vista sempre differenti.
Si prosegue con l’opera dell’artista 3TTMAN (Louis Lambert), francese di nascita ma spagnolo di adozione, conosciuto e apprezzato per i suoi murales. Per Altrove Festval 3TTMAN progetta Exit For All, un murale che mescola le forme classiche di un tempio della Magna Grecia ai simboli contemporanei delle istruzioni di sicurezza presenti in aereo. Il lavoro, in cemento inciso, collocato sulla facciata di una piccola casa all’uscita del tunnel del castello medievale di Catanzaro, diviene come in passato la strada da seguire in caso di pericolo o di emergenza.
Anche l’istallazione multisensoriale, realizzata all’interno del Parco di Villa Trieste, dal titolo Invisibili orchestre, ideata dai Quiet Ensemble (Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli), mostra un evidente interesse per il sito in cui s’inserisce, esaltandolo attraverso moderni sistemi audiovisivi il rapporto tra arte e natura. L’artista ha invitato il pubblico a “suonare il Parco”, interagendo con esso come un direttore di orchestrata fa con i suoi musicisti. Un’azione diretta e immersiva che ha concesso al performer di ascoltare e imparare a percepire ogni piccola sfumatura della natura, dai suoni ai colori, dal fruscio degli alberi agli animali fino ai profumi.
Nella piazza dei “Giardini Nicholas Green”, al centro di quattro sedute disposte a cerchio, è stata collocata la scultura di 4 metri dal titolo Melencolia realizzata dall’artista romano ANDRECO, con il supporto degli artigiani del luogo. L’opera nasce da un ragionamento che l’artista compie sugli spazi circostanti, traendo ispirazione dalla geologia e dalle trasformazioni chimico-fisiche fondamentali per la salvaguardia dell’ecosistema.
Non sono passate inosservate all’occhio attento del visitatore neanche la contestata scultura in cemento NIMBY (Not In My Back Yard) di Roberto Ciredz, l’installazione urbana con le bandiere dell’argentino AMOR (Jorge Pomar) e la scenografica opera site specific di Dilen Tigreblu, collocata nella Galleria Mancuso.
Il percorso tra le opere del Festival termina con il murale realizzato dall’artista Roberto Alfano, in collaborazione con i bambini delle associazioni del territorio, in occasione di Supereroi, workshop sulle dinamiche delle espressioni artistiche in situazioni di disagio psicofisico.
Altrove Festival ha offerto anche una serie di eventi collaterali con musicisti, performers e artisti, sotto la direzione artistica di Fabio Nirta per la selezione musicale e del collettivo Spora per gli eventi performativi. Tra questi il video mapping, proiettato sulla facciata della Cattedrale di Catanzaro dell’italo-israeliano Ehab Halabi Abo Kher e lo spettacolo de gruppo Ninos du Brasil, progetto musicale di Nico Vascellari, che ha condotto il pubblico in un’esperienza mistica e liberatoria tra punk, techno tribale e il batacuda, una declinazione musicale della samba ispirata agli stili percussivi brasiliani.