Jakub Julian Ziolkowski MAN / Nuoro

18 Settembre 2017

Il progetto realizzato da Jakub Julian Ziolkowski al Museo Man – prima mostra personale in un’istituzione italiana, a cura di Lorenzo Giusti e con la collaborazione di Rowena Chiu – è una celebrazione dei nasellini, piccoli gnocchi conici che prendono forma dalle cavità delle narici.
A parte l’aspetto sappiamo poco di questa tipologia di pasta, e Ziolkowski non è certo interessato a risolvere la nostra curiosità. Al contrario, tutti i lavori ne amplificano il mistero.
Nei video (realizzati durante una residenza in Sardegna) osserviamo uno chef che si mette ai fornelli dopo la chiusura del ristorante per cucinare per sé, in silenzio sacrale, il piatto desiderato; una nonna li realizza a mano lasciandoci intuire una tradizione di famiglia, in cui però la pasta risuona nella ciotola con un alieno suono metallico. O, ancora, assistiamo al pellegrinaggio dell’artista nelle dune di Piscinas per invocare una divinità perché gli mandi una soluzione, con gestualità che ricordano Shiva danzante. Il gioco di richiami religiosi non si esaurisce nella metafora dei nasellini come manna o nelle pose induiste, ma si ritrova anche nel totem antropomorfo composto da una pila di scatoloni da imballaggio pronti per la distribuzione, e nel pseudo-altare con un piatto dalle decorazioni aborigene su cui poggia, isolato e prezioso, un piccolo gnocco.
Ma i nasellini non sono solo oggetti di culto, sono anche un bene d’acquisto, intorno al quale creare irresistibile desiderio. L’artista mette in scena una campagna di marketing grottesca, eccessiva e martellante, in cui le strategie commerciali trovano veste nel suo consueto organicismo pittorico, che amalgama i registri e le suggestioni più diverse – dalla fantascienza alla pubblicità, dai fumetti alla storia dell’arte, non tralasciando la mercificazione del piacere sessuale. Si esce dalla mostra senza un’idea chiara di cosa effettivamente siano i nasellini (una pasta allora o una forma vita aliena?), ma per giorni se ne desidera un piatto, immaginandone il sapore e, soprattutto, sognandone gli effetti miracolosi.

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