Corpo a Corpo La Galleria Nazionale / Roma

4 Ottobre 2017

Sublimando le esperienze fondanti dei movimenti sperimentali degli anni ‘60, la Body Art si definisce tra gli anni ‘70 e primi anni ‘80 come fenomeno d’avanguardia che riscatta in maniera totale il corpo quale medium espressivo, portando l’artista a fare implodere su se stesso le cause e gli effetti della propria azione artistica. Sebbene questa corrente abbia parimenti coinvolto personalità artistiche maschili e femminili, è innegabile che abbia riscontrato nel genere femminile un coinvolgimento più fortemente incentrato sul piano psicologico, sovrapponendo sfera intima e sfera politica. Tradotto in piattaforma di dibattito culturale, sociale e sessuale, il corpo venne assunto dalle artiste donne non soltanto come veicolo dell’introspezione e dell’autocoscienza, ma anche come agente sensibilizzatore: attraverso l’autorappresentazione la dimensione privata diviene pubblica arrivando ad impugnare tematiche centrali della riflessione femminista. Quanto di questa eredità intellettuale così potentemente espressiva e integralista è possibile rintracciare nella ricerca di artiste donne contemporanee? Su tale quesito porta a riflettere la mostra “Corpo a Corpo”, curata da Paola Ugolini, in cui ad emergere non è soltanto la percezione che alcune urgenze sollevate in passato da “mentori” storiche, in materia di sessualità e identità, trovino oggi ancora necessità di essere dibattute, ma anche la consapevolezza che la prospettiva storica costituisca ancora, nell’arte come nella lotta politica, valore emancipante. Il percorso di mostra, che felicemente accosta opere storiche di imponenti artiste come Marina Abramovic, Gina Pane, Tomaso Binga, Ketty La Rocca, Suzanne Santoro, Francesca Woodman, a lavori di giovani artiste italiane come Chiara Fumai, Silvia Giambrone, Valentina Miorandi, Alice Schivardi, denota l’uso prevalente di mezzi espressivi destrutturanti, il video, il collage, la frammentazione fotografica. Ancora oggi evidentemente atti ad assicurare all’opera un ruolo propagandistico battente e un timbro linguistico consono a scomodi contenuti.

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