Passeggiando in Via Vetra, all’altezza del Parco delle Basiliche, posteriormente alla chiesa di San Lorenzo Maggiore, sulle vetrine dello spazio progetto MEGA si può leggere una piccola scritta: “Blue Merlin & Co”. Alcuni passanti si fermano incuriositi, lanciano un’occhiata all’interno, i più coraggiosi entrano. L’enigmatica comunicazione della mostra, intitolata “Per la barba di Merlino”, annuncia: “La Blue Merlin & Co. – azienda specializzata nella produzione di articoli pensati appositamente per Mago Merlino – a causa di alcuni interventi di ristrutturazione della propria sede, sposterà temporaneamente (dal 5 dicembre al 15 gennaio) lo showroom del dipartimento Barba a Milano, in Piazza Vetra 21.”
Fondatrice e principale azionista dell’immaginaria azienda in questione è Alice Ronchi, che occupa MEGA con un’installazione composta da due elementi: l’ingresso, segnato da una tenda a corde che richiama la barba di Merlino e che marca l’entrata in un mondo altro; la vetrinetta trasparente aperta al centro della sala (divisa su cinque livelli) che accoglie venticinque oggetti a forma di pettine, dai colori accesi, realizzati in diversi materiali (bronzo bianco, onice, ceramica).
I pettini che l’artista presenta abitano un interstizio tra design e oggetto d’arte (e dunque tra merce e opera); le loro forme, pur suggerendo e innescando un dialogo con l’azione del pettinare – ripresa anche dall’immagine di comunicazione della mostra, una donna dai biondi capelli intenta a pettinarsi –, in realtà la contraddicono: i denti dei pettini sono troppo corti o troppo pochi.
Questa defunzionalizzazione è propagata e ampliata all’elemento della vetrinetta, un piedistallo svelato e mostrato come tale, che espone e al tempo stesso si espone. È in questa co-azione con il display che l’apparente fragilità dell’architettura fantasiosa di Ronchi rivela la sua forza critica.
Anche i meccanismi della produzione e della distribuzione industriale sono disinnescati dalla destinazione degli oggetti: l’unico cliente della Blue Merlin & Co. è Mago Merlino, e siamo quasi sicuri che non comprerà né utilizzerà mai i pettini dell’artista, portando l’azienda a un ineludibile fallimento.
All’accellerazionismo tardocapitalista Ronchi contrappone la lentezza e l’irrazionalità dell’immaginazione, mettendo in scena proprio le logiche che dominano le “esposizioni”. Alla voce Mostra nel dizionario dell’etimo si può leggere: “saggio di mercanzia; armadio vetrato nelle botteghe dove stanno in mostra le mercanzie e anche la distesa delle medesime”.