Aggiungere, sottrarre, rielaborare, vedere sono le azioni alla base della riflessione di Paolo Icaro, che concepisce la scultura come spazio “molecolare”. Il pensiero dell’artista torinese è dispiegato fluidamente in faredisfarerifarevedere, la monografia edita da Mousse Publishing a cura di Lara Conte (omonimo titolo della mostra “Faredisfarerifarevedere 0106768”, alla Galleria La Bertesca di Genova nel 1968).
La pubblicazione tenta di restituire l’infaticabile attitudine di Icaro a spingersi entro la contingenza del sé e del mondo, frizionandone i confini. Il processo creativo nasce e si consuma nello spazio dell’esistenza, motivo per il quale l’artista adotta una processualità che non si risolve se non in un continuum, fatto di azioni e parole che si riempiono nel loro farsi – in uno spazio che Icaro sente e pensa allo stato gassoso.
L’azione e la parola sono il punto di origine da cui Conte ripensa l’intero lavoro di Paolo Icaro, restituendone una lettura scientifica e sofisticata. La monografia è strutturata in temi e momenti seminali dell’opera dell’artista – gesto, misura-distanza, “You, Space” o “I do as I did” – per cui si compone di testi che sono l’uno il punto di partenza o il ritorno dell’altro, ma mai il punto di arrivo. Una monografia tematica speculare della produzione di Icaro, che ne ricalca i procedimenti verso una comprensione più profonda e peculiare della scultura, che resta tuttavia mobile in una dimensione che l’artista ha definito sottilmente unfinishing ovvero “per non finire”. La volontà del non finire inteso come superamento ostinato è sviscerata nella seconda parte del volume, nel testo “La vera vita della scultura” di Elena Volpato – titolo che riprende le parole di Arturo Martini – nel quale in modo accurato e quasi sacrale, rilegge il rapporto tra Martini e Icaro, collocando quest’ultimo in una posizione di superamento dell’idea martiniana di una scultura, che gli ha permesso di accedere a una dimensione di incanto e poesia.