In occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Mimmo Rotella, la Galleria Christian Stein, nelle sue due sedi di Corso Monforte a Milano e di via Monti a Pero, ne propone una retrospettiva con la consulenza curatoriale e la supervisione scientifica del Mimmo Rotella Institute, diretto da Antonella Soldaini.
Le 46 opere esposte, realizzate dal 1955 al 2004, permettono di scoprire le diverse modalità operative scelte dall’artista per rielaborare in studio la sua principale fonte d’ispirazione: il manifesto pubblicitario.
I retro d’affiches e i décollages su tela (1953-64), presentati in Corso Monforte, mostrano rispettivamente il verso e il recto dei manifesti prelevati dalla strada, mentre le opere successive, in mostra a Pero, si spingono oltre: gli Artypos (1965-77) su forex o su tela si compongono di manifesti recuperati nelle tipografie, utilizzati per tarare le macchine e destinati al macero; i Blanks (1980-82) su tela o su lamiera metallica, sono manifesti resi ciechi applicandovi delle veline a coprirne l’immagine; le Sovrapitture (1986-2005) su lamiera metallica segnano il ritorno alla pittura che viene applicata su manifesti integri o già lacerati, e dal 1990 si affiancano a Décollages declinati su lamiera metallica in dimensioni monumentali.
La mostra da Stein dimostra come Rotella non sia soltanto l’artista del décollage, ma sia un autore poliedrico nella tecnica e nel pensiero che essa sottende. L’intervento sul manifesto non è mai casuale né lesionista dell’immagine, ma è dettato da una sensibilità estetica che tratta le forme e i colori ivi stampati come se fossero pittura. Se nei retro d’affiches e nei décollages, applicando il manifesto su tela, Rotella sublima l’effimera immagine pubblicitaria conferendole lo statuto eterno di “quadro”, nei manifesti su lamiera successivi, mantenendo il loro supporto originario, li emancipa dai limiti del “quadro” per presentarli come opera d’arte in sé, dove l’immagine pubblicitaria ha già intrinseco il valore della pittura che le si sovrappone.
Inoltre, come de Chirico, a cui è dedicata una sovrapittura del 1988 esposta a Pero, mirava alla liberazione dal tempo che sottopone la realtà e l’uomo al mutamento, così Rotella, prelevando e rielaborando i manifesti, ferma il tempo, liberandoli dalla dissoluzione a cui sarebbero stati destinati.