Un’opera di Phoebe Unwin del 2015 era già entrata nella Collezione Maramotti al tempo della sua nomina tra le finaliste del Max Mara Art Prize for Woman. L’attuale mostra personale è quindi la dimostrazione di un rapporto consolidato con la famiglia Maramotti che, come spesso accade, segue a distanza di qualche anno l’evoluzione stilistica dei suoi artisti.
Il nuovo progetto si intitola “Field” e nasce da un quadro del 2017 in cui l’autrice inglese dipinge due persone sospese in un incontro cromatico, per poi svilupparsi in altre nove tele dipinte ad olio tutte del 2018. È importante sottolineare come le opere di Unwin non siano ispirate a fotografie preesistenti e nemmeno dall’osservazione diretta della natura. Lo si nota guardando con attenzione alcuni suoi disegni a carboncino che affiancano la serie, pur essendo esposti fuori dalla Pattern Room in cui è allestita la mostra. Qui l’artista appunta le sue memorie quotidiane, frutto di influenze letterarie, cinematografiche e personali. Per quanto riguarda la ricerca più propriamente visiva, questa è rivolta a esplorare il confine che intercorre tra figurazione e astrazione. È lo spazio pittorico il vero terreno d’indagine dell’artista, alla sua prima personale in Italia. I dipinti della serie Field rispondono l’un l’altro e si intrecciano cromaticamente, questo perché Unwin li ha realizzati lavorando contemporaneamente su più tele, per lasciare il tempo alla pittura a olio di asciugarsi e così condizionare il quadro successivo. Non è un evento a essere raccontato nelle singole opere, piuttosto un particolare spazio, forse un paesaggio, quello che l’artista chiama “campo”. Dipingere per un pittore consiste nel pensare attraverso il colore, l’approccio tiene conto di uno stato d’animo, un incontro, un ricordo, ma riguarda soprattutto la logica della pittura, fatta di figure accennate, assenza di luoghi e azioni. I dipinti di Unwin si collocano al confine tra più generi, si nutrono di ambiguità, atmosfera e tensione. C’è libertà e al tempo stesso costrizione in questo modo di fare pittura. Il gesto impulsivo dell’artista, le scelte cromatiche prese d’istinto durante l’atto pittorico, si uniscono all’abilità tecnica e al gusto per la composizione formale.