Il lavoro di Vanessa Billy si concentra sulle forme scultoree, percepite e rappresentate come una sorta di materiale performante. La materia nei suoi lavori infatti viene messa costantemente in movimento, ibridata e studiata nella sua trasmutazione, anche attraverso l’uso di una fitta varietà di elementi, organici e inorganici, che nel loro incontro danno forma a collages, installazioni e sculture. L’energia che essi scaturiscono o possono scaturire diventa quindi oggetto elettivo di indagine, al pari dell’interesse per i processi alchemici generati da una costante sperimentazione sui materiali. Per la mostra alla Galleria Gentili “The White Goddess”, a cura di Rita Selvaggio, l’idea di mutazione e ibridazione delle forme diviene soggetto di un’investigazione simbolica su temi come la ciclicità della natura e la fertilità. Gli eterogenei interventi dell’artista si inseriscono nello spazio come delle presenze minime, ma allo stesso tempo capaci di disvelare un percorso narrativo. Questo prende le mosse da una suggestione derivata dalla statuaria cineraria arcaica, in particolare la Mater Matuta, conservata nel vicino Museo Archeologico di Firenze.
Mater Matuta è la dea del mattino e dell’aurora, protettrice della nascita dell’uomo e delle cose, emblema quindi della natura: Billy reinterpreta alcuni degli attributi usualmente connessi al suo culto – nascita, morte, vita, rigenerazione – per dare origine ad un percorso di relazione metaforica e significante tra le opere esposte. Il fulcro della mostra, Centuries (2016), è una scultura raffigurante una donna incinta in bilico sul proprio ventre, a rappresentare il principio generativo e la conflittualità nella ricerca di un equilibrio tra elementi. Da questa figura si dipanano come segni tutte le altre sculture, minime forme che abitano gli spazi liminali della galleria e si connettono l’una all’altra in una catena di simbologie: dalla materia generativa richiamata da Ozee I, II, III (2019), lastre di bioresina trasparente poste a terra come una sorta di liquido amniotico, sino alle semisfere marmoree di Celestial Body I e II (2019), ottenute dal calco del ventre di Centuries e raffiguranti la luna e il ciclo delle fasi lunari. Le opere in mostra mettono in scena un panorama di segni che attraverso l’elemento significante della forma e della materia richiamano i principi di ciclicità, mutamento e fecondità.