Emil Michael Klein Federico Vavassori / Milano di

di 10 Maggio 2019

L’interesse di Emil Michael Klein si rivolge prima di tutto alla linea, nella ricerca dell’esperienza ottimale, quasi a livello della trance agonistica. Si tratta di uno stato di coscienza nel quale l’artista si immerge completamente attraverso l’utilizzo del panneggio – materiale che, appunto, investiga la linea da unaltra prospettivaCurtains”, presentata alla galleria Federico Vavassori, è una mostra di mise en scène successive e progressive;  un percorso di tendaggi, anche teatrali, che termina in un quadro nel quale tutto precipita e si condensa in linee e campiture piatte. Ma le stesse tende sono pittura estrusa, tridimensionale; del resto è proprio Blinky Palermo l’artista storico a significare un riferimento per Klein. Prima di questa mostra l’artista aveva lavorato con la scultura lignea, con la pittura ma aveva destinato il tessuto ad allestimenti privati. Traslando sulla stoffa gli aspetti formali dei dipinti tradizionali modernisti, Klein finisce per rigenerarli, rievocando la semplicità dell’iconografia minimalista e dell’astrazione moderna. Per l’artista il fare artistico si presenta come materializzazione delle sue idee sull’arte. Nonostante  questo, il nucleo  e la matrice della sua ricerca pittorica è sempre la natura, anche nella sua dimensione molecolare. Per questa personale le forme ritratte nel quadro sembrano dipendere dallo spazio; il dipinto non sembra essere stato realizzato per se stesso ma come elemento di una installazione. L’opera progredisce verso la chiarezza, verso l’eliminazione di ogni ostacolo tra l’idea e l’osservatoreTra questi ostacoli cito, ad esempio, la memoria, la storia, la geometria: paludose generalizzazioni da cui si possono trarre parodie di idee, cioè fantasmi, mai idee vere e proprie. Pittura, quadri di stoffa, a volte oggetti; ciascuno di questi gruppi dimostra gli sforzi di Klein (seguendo le orme di Gerhard Richter, senza risultare mai derivativo) per portare la pittura fuori dal suo isolamento internazionale e trasformare la pittura modernista in un’astrazione storicamente risonante incorporando artificio e umorismo. La geometria diventa sentimento, poesia più interessante di quella espressa dalla faccia dell’uomo.  

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Marco Tagliafierro