Nina Canell kaufmann repetto / Milano di

di 17 Maggio 2019

Nell’ultima sala della mostra di Nina Canell, “Metallurgic Weather”, c’è un piccolo tubo d’acqua arrugginito sulla cui curvatura riposa il guscio di una lumaca. L’opera si intitola Muscle Memory (2019) ed è stata aggiunta proprio a ridosso dell’inaugurazione. Si tratta di un lavoro chiave, una sorta di manifesto complessivo della personale: l’elemento naturale si sovrappone a quello artificiale dando vita a un incontro che non ci parla del collasso di un confine o del superamento di un limite, ma piuttosto ci annuncia un legame che sembra esserci stato da sempre. I lavori presentati dall’artista negli spazi milanesi di kaufmann repetto sono il frutto di una pratica intellettuale e fisica, alimentata dal recupero e dal riuso e segnata da un costante corpo a corpo con la materia. Canell indaga e rende tangibile l’azione di entità sfuggenti, a tratti invisibili, come l’aria o le particelle elettrostatiche. Poi registra la portata di questi micro-fenomeni e la traduce in forme plastiche dall’identità ibrida, nate dallo spazio mediano che connette oggetti e ambiente. In Moody (2019), ad esempio, cinque sfere parafulmini allineate verticalmente formano una colonna dalla colorazione bianca e violacea: le differenti tonalità dei solidi geometrici sono determinate dall’usura dei materiali e dal quantitativo di energia elettrica che hanno ospitato. Nella serie Polyethylene Feel (2019), invece, sostanze minime, come impronte, pieghe, capelli e tracce organiche, sono impresse su delle tele di legno grazie all’applicazione di una superficie di plastica polietilenica e di un pulviscolo di rame conduttore. La grammatica di questi materiali invisibili è portata alla luce anche mediante una sorta di straniamento programmato, come nel lavoro Background (2019), in cui alcuni bicchieri di vetro contenenti aria coagulata sono paradossalmente accostati a un ricevitore radio a onde corte, o come in Metallurgic Weather (2019), un neon/display che accoglie una serie di micro-sensori utilizzati dai geografi per la misurazione e il monitoraggio del terreno. I volumi processuali dell’artista rappresentano l’ipostatizzazione di un luogo che è assieme mentale e fisico. Sono la visualizzazione di un intervallo, di un interstizio indicibile e indeterminato, percorso da desideri, pulsioni, campi energetici. Canell sembra muoversi con leggerezza in questo spazio, lo conosce alla perfezione, lo frequenta con disinvoltura. È da questo luogo-momento che emerge e si articola il linguaggio dell’artista, è da questa regione che sorgono le sue configurazioni materiche: manifestazioni di un’assenza apparente, espressioni fondamentali di un incontro.

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Vincenzo Di Rosa