Una borsa che diventa cult per trasformasi in simbolo, di cui ogni sua declinazione ne valorizza ancora di più l’iconicità. La sua forma compatta la rende contemporanea e maneggevole, elegante ma con carattere, mai scontata. Sono gli artisti, sempre diversi ormai da quattro edizioni, ad aggiungere personalità a uno dei landmark della maison Dior.
Lady Dior Art #4 è il progetto ideato dal curatore indipendente e art consultant Hervé Mikaeloff, che invita ogni anno una decina di artisti a interpretare un prodotto come fosse un loro telaio, una loro scultura, una loro opera. I nomi selezionati provengono da luoghi diversi e appartengono a generazioni spesso anche molto distanti. Joana Vasconcelos, che nel 2015 aveva rappresentato il Portogallo alla 56a Biennale di Venezia, ha scelto una dimensione artigianale e delicata per trasmettere il suo lavoro attraverso l’oggetto; Rina Banerjee, statunitense di origini indiane ha ricreato una sua scultura in miniatura, mentre l’artista di Pechino Wang Guangle parte da una delle sue serie di dipinti più noti “Coffin Paint”, contrassegnando ogni borsa da un codice. Marguerite Humeau, con le sue forme antropomorfe ha modellato un vero e proprio “essere”, una figura a tratti spettrale; la sudcoreana Jia Lee utilizza la tecnica dei suoi delicatissimi acquarelli, Maria Nepomuceno riporta uno dei suoi coloratissimi ricami rispettivamente su fronte e retro, come anche l’artista afroamericana Mickalene Thomas, che combina ricamo, tessuto e perle per rappresentare temi legati al gender, alla razza e alla sessualità. Il giapponese Kohei Nawa ha invece estrapolato un elemento modulare dalla sua installazione Biomax in silicone; Eduardo Terrazas ha pensato a una borsa con stampe optical, mentre rami fioriti color corallo e fucsia su uno sfondo blu elettrico avvolgono una delle creazioni di Raqib Shaw. Il sudafricano Athi-Patra Ruga ha scelto una via più punk per interpretare le due Lady Dior: una è un chiaro tributo al fondatore Christian Dior, la borsa è infatti adornata con motivi ondulati che richiamano uno degli abiti più acclamati del fashion designer, mentre la seconda rappresenta un autoritratto dell’artista composto da perle e circondato da fiori, cristalli e tessuto.
Un’edizione variegata e piena di risultati creativi inaspettati, con un lavoro peculiare e non banale sulle forme che rendono questo oggetto sempre più audace e in allineamento alla visione della direttrice creativa Maria Grazia Chiuri.
Una visione contemporanea: la visione dell’arte.