Magazzino Italian Art Foundation: “Una visione globale”. Arte Povera’s Worlds

27 Aprile 2020
Alighiero Boetti, Mappa, 1983. Ricamo su stoffa. Fotografia di Marco Anelli. Courtesy l’artista.

Magazzino Italian Art Foundation presenta “Una visione globale”: Arte Povera’s Worlds, una serie di conferenze in quattro episodi che intende esplorare in maniera approfondita nuovi aspetti dell’Arte Povera. La serie incarna il costante impegno di Magazzino Italian Art Foundation nella creazione di nuove opportunità per la ricerca accademica e critica dell’arte italiana del Dopoguerra e contemporanea. Organizzata dal ricercatore Tenley Bick, in residenza per l’anno 2019-2020, la serie riunisce i più importanti studiosi e curatori del settore per esplorare i lavori degli artisti dell’Arte Povera, la sua accoglienza cirtica e la sua rilevanza per l’arte contemporanea italiana e statunitense.

Nel febbraio del 1968, alla vigilia degli eventi del maggio del ’68 e del cosiddetto “autunno caldo” del 1969, nel suo catalogo di saggi per una mostra presso la Galleria de’ Foscherari di Bologna, il critico d’arte e curatore Germano Celant definì “una visione globale” e un “rapporto globale” come tratti distintivi dell’Arte Povera, l’avanguardia principalmente italiana della fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, a cui lui stesso diede il nome nell’autunno del 1967. Un elemento spesso dimenticato della teorizzazione di Celant è la “visione globale” del movimento, apparente nei lavori di diversi artisti: le mappe di Alighiero Boetti, ricamate da donne afgane e pakistane; i riferimenti iconografici al nomadismo fatti da Mario Merz nelle sue strutture a igloo; il lavoro scultoreo di Michelangelo Pistoletto, Mappamondo, in papier-mâché e fili di metallo; gli assemblaggi di parti di barche e materiali associati al transito e alla migrazioni usati da Jannis Kounellis; Direzione di Giovanni Anselmo, la scultura in pietra che racchiude elementi di una bussola; e i riferimenti materiali e iconografici di Pino Pascali al mare e alla terra, fra gli altri. La “visione globale” dell’Arte Povera era evidente nell’agenda curatoriale dello stesso Celant. Dal 1968 al 1970, Celant ha organizzato grandi mostre e pubblicazioni che includevano artisti americani e europei -non italiani- insieme ai rappresentanti dell’Arte Povera, rendendo il movimento più internazionale e posizionandolo in un contesto artistico globale.

Se questa “visione globale” è stata fondamentale per la teorizzazione dell’Arte Povera e dei lavori di molti degli artisti appartenenti a questo movimento, quest’ultima è spesso stata considerata come un fenomeno prevalentemente italiano. Con un occhio verso gli aspetti “globali” meno conosciuti del testo di Celant, questa serie di conferenze rivisita i “mondi” dell’Arte Pofera, e quelli legati agli artisti italiani della fine degli anni ’60 e dell’inizio degli anni ’70 in Italia. Con un’attenzione specifica alle culture geopolitiche del periodo, le conferenze si concentreranno sui modelli di internazionalismo e globalismo all’interno e intorno al movimento dell’Arte Povera, includendo ma non limitandosi a: l’interesse alle correnti sociopolitiche e trans-geografiche come il terzomondismo, il Marxismo, il socialismo umanista; modelli di nomadismo e migrazione artistici; i molti riferimenti naturali, planetari e cartografici dell’Arte Povera, e le mostre internazioni come “Arte Povera + Azioni Povere” (Amalfi, 1968).

Le conferenze saranno trasmesse sull’account instagram e sul sito di Magazzino Italian Art Foundation.

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