Flash Art Covers: le copertine storiche di Flash Art raccontate da Giancarlo Politi.
Io credevo che il nostro rapporto d’amore con l’Espressionismo astratto americano fosse esaurito. Invece mi sbagliavo. Dopo aver incontrato Tàpies e Juan Mirò in Spagna, e per non farci mancare nulla visto anche una abominevole corrida e io divorato indimenticabili palle di toro appena ucciso che Helena e James Collins aborrivano, in settembre tornammo a New York a rivedere i nostri amici. Tra i primi fu Dore Ashton, la nostra mentore dell’Espressionismo Astratto che ci aveva preparato giustappunto una visita ad una mostra di Philip Guston al MoMA. Dore ci raccontò della tragica vita vissuta da Guston. Ebrei di Odessa fuggirono in California, dove si imbatterono nel Ku Klux Klan. Philip Goldstein (poi diventato Philip Guston) perse il padre a dieci anni, suicida, schiacciato da debiti e da conflitti personali. Ma il giovane Philip non si perse d’animo e giovanissimo iniziò a collaborare con una rivista di fumetti che gli permise di mantenersi agli studi, pensate un po’, proprio nella stessa scuola di Los Angeles dove studiava Jackson Pollock di cui divenne amico.
Philip, malgrado sia considerato un espressionista astratto, forse per l’amicizia con Pollock, non perse mai il suo rapporto con il fumetto che si nota anche nelle sue opere più recenti, rendendolo spesso più originale di alcuni ripetitivi e famosi espressionisti. Fu molto apprezzato dai giovani artisti di The Pictures che lo vedevano come loro precursore.
Lavorò con ottimo successo commerciale e di critica con la galleria David Mc Kee di New York. Ma l’inquieto ebreo ashkenazita, originario di Odessa, e perseguitato sempre da tutti, non apprezzò il successo newyorchese e si ritirò a vivere e lavorare a Woodstock, inviando di tanto in tanto un’opera alla sua galleria.
Morì nel 1980 di infarto.