Mimmo Rotella Institute: Secondo Volume del Catalogo ragionato delle opere di Mimmo Rotella, a cura di Germano Celant

9 Giugno 2020
Mimmo Rotella. Catalogo ragionato, secondo volume, 1962-1973. A cura di Germano Celant.

Il Mimmo Rotella Institute annuncia la prossima uscita del Secondo Volume del Catalogo ragionato delle opere di Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano, 2006), a cura di Germano Celant, parte di un progetto più esteso di schedatura sistematica dell’intero corpus dell’artista.
La pubblicazione, edita da Skira, è realizzata in collaborazione con il Mimmo Rotella Institute, costituito nel 2012 da Inna e Aghnessa Rotella e diretto da Antonella Soldaini, insieme con la Fondazione Mimmo Rotella, presieduta da Aghnessa Rotella.

In questo volume l’analisi e la verifica scientifica sono condotte sui lavori realizzati nel periodo tra il 1962 e il 1973, quando l’artista consolida il linguaggio del décollage nel suo aspetto più grafico e pop e transita alle ricerche legate alle tecniche di riproduzione fotomeccanica dell’immagine. Utilizza il riporto fotografico e l’artypo, fino alla definizione di una prassi più automatica e immediata negli effaçages e nei frottages. Attraverso un percorso cronologico il Catalogo mette in luce le varie tappe evolutive che hanno caratterizzato il fare dell’artista, permettendo una lettura ampia e documentata delle opere di questo periodo. Partendo dall’immagine pubblicitaria, sia essa di realizzazioni cinematografiche o di prodotti di largo consumo, Rotella prosegue con le sue sperimentazioni sui décollages, ora non più informali, ma influenzati dalle nuove icone della società di massa.
I lavori realizzati agli inizi degli anni Sessanta sono esposti in occasione di importanti ricognizioni internazionali attente alle più innovative tendenze contemporanee, tra cui “New Realists” (New York, Sidney Janis Gallery, 1962) e la XXXII Biennale di Venezia del 1964. In entrambe, le opere di Rotella sono messe in relazione con quelle della Pop Art, soprattutto statunitense, che attinge da un immaginario affine a quello dell’artista italiano. Parallelamente accresce il suo interesse per i processi di stampa: nascono prima i riporti fotografici – ottenuti proiettando l’immagine selezionata su una tela emulsionata –, e poi gli artypos. Questi ultimi sono fogli utilizzati per la taratura delle macchine e scartati dalle tipografie, di cui Rotella si appropria per farne opere d’arte caratterizzate da sovrapposizioni iconografiche casuali. In linea con l’ondata libertaria e libertina del movimento sessantottesco, l’artista rivolge la sua attenzione alle riviste patinate da cui ricava i dettagli, spesso caricati di un forte erotismo, per i suoi effaçages e frottages, risultato dell’intervento di un solvente sui ritagli di quotidiani e di settimanali.

“L’avvicinamento tra fotografia e arte è cruciale negli anni Sessanta, quando gli artisti rompono con lo specifico linguistico, riprendendo le indicazioni di allargamento che erano già presenti dal Futurismo al Dadaismo e al Surrealismo. Anche Rotella partecipa a una scoperta della fotografia come strumento visivo e, cosciente delle trappole espressioniste che negli anni Cinquanta avevano mescolato colore e immagine riprodotta, cerca un’operazione di totale ‘autoreferenzialità’ dell’immagine fotografata […]. Parlando attraverso la sua pura specificità informativa, riduce al massimo la traslazione artistica.”
– Germano Celant.

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