Il MACRO riapre al pubblico con “Museo per l’Immaginazione Preventiva — EDITORIALE”, una mostra che segna la ripresa delle attività del museo nel corso di questa estate e l’avvio del programma espositivo triennale del nuovo direttore artistico Luca Lo Pinto.
Ad esserne protagonista, insieme alla molteplicità di autori e testimonianze che la compongono, è il museo stesso: si tratta infatti
di una mostra-manifesto che introduce il progetto del Museo per l’Immaginazione Preventiva, che si svilupperà fino alla fine del 2022. La mostra sottende però anche una riflessione più ampia sull’identità, fisica e concettuale, dell’istituzione museale contemporanea, invitando il visitatore a lasciarsi guidare dagli interrogativi e dalle visioni degli artisti.
Lungo il percorso si incontrano autori apparentemente lontani per generazione, provenienza e linguaggi, tra cui trovano spazio anche figure dimenticate o irregolari, che sfuggono a precise categorie, e le cui voci risuonano insieme per stimolare un esperimento di ridefinizione del concetto di museo, delle sue caratteristiche e delle sue convenzioni.
La mostra si dilata — per la prima volta nella storia del MACRO — in tutta la superficie del museo con cinquantacinque opere, molte delle quali create per l’occasione o mai esposte prima, occupando 10.000 metri quadri, compresi gli spazi normalmente non destinati all’esposizione.
Porta così a immergersi in una modalità di visita inedita, in una dimensione di riscoperta e di riappropriazione che necessariamente
si intreccia anche con le trasformazioni che l’emergenza sanitaria ha imposto alla nostra esperienza delle opere e degli ambienti di un museo.
Si espande in una dimensione diacronica e multidisciplinare per evocare con diversi gradi di intensità la storia del MACRO e i contenuti di un nuovo capitolo della sua vita, connettendolo con nuove prospettive.
Disvela un panorama stratificato dell’architettura del museo, dei suoi depositi, della sua memoria, così come della città che lo ospita.
Mette sullo stesso piano ambiti diversi quali il cinema, la musica, la poesia, illuminando, tra i loro scarti e interstizi, un sistema di connessioni inaspettate.
Ad amplificare ulteriormente questa polifonia di voci saranno una serie di scrittori, chiamati a tradurre la loro visita alla mostra in narrazione e a immaginare ulteriori dialoghi con essa. Questi racconti saranno raccolti in un libro privo di immagini dove la mostra sarà restituita esclusivamente tramite i testi di — tra gli altri — Ivan Carozzi, Valerio Magrelli, Francesco Pacifico, Tommaso Pincio, Veronica Raimo, Igiaba Scego, Elena Stancanelli, Nadia Terranova, Chiara Valerio.
In questo gioco di rimandi prende forma l’editoriale di Museo per l’Immaginazione Preventiva. Come avviene quando si introducono i contenuti di una rivista a chi vorrà poi sfogliare quelle pagine, le opere esposte sono chiamate ad anticipare temi e protagonisti e a suggerire direzioni e linguaggi che saranno poi “messi in pagina”, in questo caso da un magazine vivente che si articolerà fino alla fine del 2022.
L’architettura del MACRO diventerà infatti la griglia di un’impaginazione aperta a contenuti eterogenei per offrire ai visitatori non solo mostre, ma rubriche e formati da sfogliare in modo fluido. Questo dispositivo di produzione di conoscenza in continuo aggiornamento si fonda sull’idea di un luogo gratuito in cui poter tornare più volte seguendo propri percorsi di lettura, scanditi non necessariamente da eventi e inaugurazioni, come un’unica grande mostra.
Se di solito a un’editoriale si accompagna anche la presentazione di una nuova identità, il museo — dopo una serie di lavori di ripristino i cui tempi si sono necessariamente prolungati a causa della quarantena — si presenta in questa occasione con la sua nuova immagine, già introdotta tramite i canali digitali e la campagna di comunicazione della mostra. Questa fa parte di una visione complessiva progettata dal designer Marco Campardo, che prevede anche due serie di arredi concepiti ad hoc: Memory Foam, una famiglia di imbottiti ispirata al lavoro dell’artista Sante Monachesi, realizzato in collaborazione con l’azienda olandese CooLoo, e Butter Stool, una collezione di sgabelli frutto di un workshop in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Il design delle divise dello staff è affidato a Fabio Quaranta, che ha ideato anche una linea di t-shirt in edizione limitata per il merchandising: partendo dall’eredità dello sportswear sostituisce al classico “coccodrillo” ricamato l’immagine del polpo, l’avatar del museo, disegnato dall’artista Nicola Pecoraro.
Artisti in mostra: Xavier Aballí, Andreas Angelidakis, Archivio Storico Birra Peroni, Archivio Marcello Salustri, Pierre Bismuth, Henry Bond, Corita Kent, Gino De Dominicis, Trisha Donnelly, Melvin Edwards, Morgan Fisher, Philipp Fleischmann, Liam Gillick/Henry Bond, Marcia Hafif, i ready made appartengono a tutti ®, Ann Veronica Janssens, Lory D, Marcello Maloberti, Cecilia Mangini, Franco Mazzucchelli, Luigi Nono, Gastone Novelli, Joanna Piotrowska, Emilio Prini, Puppies Puppies, Sarah Rapson, Roberto Rossellini, Seth Siegelaub, Giovanna Silva, Lewis Stein, Nora Turato, Ufficio per la Immaginazione Preventiva, VIPRA, Luca Vitone, Nicole Wermers, Eduardo Williams & Mariano Blatt.