Maria Domenica Rapicavoli “Make This Earth Home” cijaru / Otranto di

di 2 Ottobre 2020

Non è scontato saper interpretare un territorio, soprattutto quando si tratta di un luogo così storicamente e culturalmente connotato, anche sul piano artistico e visivo, come il Salento. All’interno della sua poetica mostra allestita all’interno e all’esterno della Torre Matta di Otranto, su invito dell’associazione cijaru, Maria Domenica Rapicavoli (MDR) ha saputo andare oltre gli stereotipi, regalando ai visitatori e a tutta la città immagini oniriche che raccontano, con il linguaggio del presente e in modo sorprendente, di stratificazioni storiche e di tradizione. Così la pietra leccese ritorna tra le strade ma non più come simbolo dell’arcinoto barocco e tantomeno come materiale da souvenir, l’artista realizza invece tre sculture (Terra#1, Terra#2, Terra#3; tutti i lavori datati 2020) concepite come sedute nello spazio pubblico urbano, che riportano i meno noti motivi geometrici delle pintadere neolitiche, diffuse nei siti preistorici locali. È proprio dall’epoca preistorica che prende avvio anche il percorso espositivo all’interno della Torre Matta, dove protagonista, dalla prima sala all’ultima installazione esterna, sembra essere la luce che rivela la storia di queste terre. Nei primi due ambienti è infatti la luce a disegnare le opere, come accade in Giorno del sole (un richiamo a riti megalitici) e Nessi Ancestrali (opera che riprende i pittogrammi neolitici della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, poco distante dalla città) mentre nella seconda parte della mostra si fa creatrice di atmosfere e, grazie a un sodalizio con il colore, inonda i lavori di una tonalità verde-blu che richiama il mare di Otranto ma che mette anche in atto un gioco cromatico fatto di assonanze, con gli interni dei tradizionali vasi di terracotta della serie “I due mari” e con la riproduzione di una conchiglia neolitica (Il suono dell’aria), e di forti contrasti, come con Fuoco un cumulo di bauxite (materiale tipico del luogo) dalla pigmentazione rosso-bruna. Per finire è ancora la luce a scrivere sulle mura dei fossati della città il titolo della mostra, all’esterno di fronte all’uscita dalla Torre, attraverso un’installazione al neon rossa che recita “Make This Earth Home”. La frase apre le porte a una riflessione profonda sul significato di appartenenza e conoscenza di un territorio in relazione al fare di esso la propria casa. Una mostra preziosa anche perché sembra parlare non solo agli addetti ai lavori, bensì alla città, mettendone in luce e valorizzandone la storia costituitasi grazie all’intreccio tra mari e culture diverse: lo afferma fortemente la dislocazione delle opere all’interno del tessuto urbano (tra Lungomare Kennedy e Lungomare degli Eroi), lontane dalla sede espositiva; lo ribadiscono l’eleganza e l’immediatezza del linguaggio e la profonda ricerca storica sulla cultura locale; la scelta dei materiali della tradizione autoctona così come il rapporto instaurato con i produttori locali di pietra leccese (Pimar) e le maestranze artigianali della tradizione della terracotta (come i Fratelli Colì), per la produzione delle opere.

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Angela Maderna