Isaac Julien “Lina Bo Bardi – Un meraviglioso groviglio” MAXXI / Roma

12 Gennaio 2021

“Lina Bo Bardi – Un meraviglioso groviglio” è l’emozionante omaggio alla grande architetta italo-brasiliana dell’artista e filmmaker inglese Isaac Julien, al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 23 settembre 2020 al 17 gennaio 2021, a cura diLuigia Lonardelli.

Dopo la mostra “Lina Bo Bardi in Italia. Quello che volevo era avere storia”, organizzata dal MAXXI in occasione del centenario della nascita, l’esposizione “Lina Bo Bardi – Un meraviglioso groviglio” offre al pubblico l’opportunità di riscoprire questa pioniera dell’architettura italiana sotto nuovi punti di vista.

L’interesse di Isaac Julien per Lina Bo Bardi nasce negli anni Novanta quando, durante un viaggio in Brasile vede alcuni degli affascinanti e potenti edifici da lei progettati. Da allora il percorso artistico del filmmaker inglese si è più volte intrecciato con l’universo creativo dell’architetta, instaurando un proficuo e felice dialogo tra le loro opere.

Frutto di un lavoro di ricerca durato oltre sei anni, “Lina Bo Bardi – Un meraviglioso groviglio” è un’immersiva installazione multicanale presentata su nove schermi.

Le immagini sono state girate in alcuni edifici di San Paolo e Salvador, progettati da Lina Bo Bardi tra gli anni Sessanta e Ottanta. Queste location sono set d’eccezione, che per l’occasione prendono nuova vita, ospitando talvolta eventi, attività collettive e iniziative culturali.

Ad accompagnarci in questo viaggio sono le attrici Fernanda Montenegro e Fernanda Torres, vere e proprie icone dello schermo in Brasile e non solo. Madre e figlia nella vita, Montenegro e Torres interpretano il ruolo di Lina Bo Bardi, rispettivamente in età matura e da giovane, portando in scena alcuni dei brani più intensi tratti dai suoi scritti.

La grande installazione di Isaac Julien crea un dialogo dinamico ma allo stesso tempo intimo con l’edificio del MAXXI, progettato da un’altra straordinaria architetta. L’originalità di Lina Bo Bardi ha trovato la sua massima espressione proprio in alcuni dei suoi progetti museali, come ad esempio il MASP di San Paolo, e questo vale anche per Zaha Hadid, che con il MAXXI ha realizzato uno dei suoi principali capolavori.

Isaac Julien ha interamente ripensato lo spazio della Galleria 3 del MAXXI, concependo una vera e propria opera d’arte on-site: dai tendaggi alle sedute, ai collage fotografici creati appositamente per questa occasione.

Ci si immerge così nella vita e nell’opera di Lina Bo Bardi: le sue esperienze di vita, le sue riflessioni sulla politica, la società e la cultura sono presentate sia attraverso la sua personale visione architettonica che attraverso la visione artistica di Julien.

Esperienza estetica immersiva, caratterizzata da una raffinata ricerca compositiva di suoni e immagini, la video installazione di Isaac Julien – cuore pulsante della mostra – avvolge lo spettatore e supera i confini tra le discipline artistiche, le epoche e i continenti.

Concepita come un film a più livelli, l’opera viene proiettata simultaneamente e alternativamente su nove schermi e il tempo perde così la sua dimensione cronologica. I piani narrativi si sovrappongono ed entrambe le attrici – la giovane Lina e la Lina in età avanzata – si ritrovano presenti nella stessa scena.

In questo modo il confine tra finzione e realtà è sfocato e la linearità del percorso biografico viene messa in discussione.

Come scriveva la stessa Bo Bardi in uno dei passaggi più celebri ed evocativi delle sue lettere: “Il tempo lineare è un’invenzione occidentale. Il tempo non è lineare, è un meraviglioso groviglio in cui, in ogni momento, si possono scegliere punti e inventare soluzioni, senza inizio né fine”.

L’opera di Lina Bo Bardi è un felice esempio di come l’unione di diverse culture sia capace di ispirare e generare una fervida energia creativa.

Grazie alla delicata sensibilità di Isaac Julien il rapporto di Lina Bo Bardi con la poliedrica cultura brasiliana e il legame con l’Italia, sua terra d’origine, emergono in tutta la loro complessità.

In questa “poesia visiva”, le potenti architetture di Lina Bo Bardi ispirano e generano performance, vorticose coreografie e intensi dialoghi.

Si inizia con il SESC Pompeia, nuova sede del Serviço Social do Comércio, frutto della riconversione negli anni ’70 di una vecchia industria in centro culturale e sportivo, che ospita uno dei momenti più rappresentativi dell’intera opera, quello in cui Fernanda Montenegro recita alcuni estratti del testo, scritto da Bo Bardi nel 1986, che dà il titolo alla mostra.

A seguire, la performance del giovane attore bahiano Diego Pinheiro e del collettivo ARAKÁ si svolgono nell’ex Restaurante do Coaty, uno dei progetti di riqualificazione dell’architetta per la storica Ladeira da Misericordia – la ripida strada ricca di storia, che collega la parte alta con quella bassa di Salvador.

All’ingresso della Casa do Benin, il centro di cultura brasiliana di Salvador, Julien appende tessuti dell’artista Goya Lopes, omaggio alla politica e attivista Marielle Franco, brutalmente assassinata nel marzo del 2018, poco prima che il film venisse girato.

Per le scene registrate al MAM-BA Museu de Arte Moderna da Bahia, istituzione ospitata all’interno del complesso del Solar do Unhão, Julien ha collaborato con il coreografo brasiliano Zebrinha e la compagnia Balé Folclórico de Bahia, filmati mentre danzano sull’iconica scala elicoidale dello spazio espositivo, progettata da Bo Bardi e ispirata da una tecnica tradizionale di costruzione delle ruote.

Parte integrante della mostra al MAXXI sono poi una serie di collage fotografici realizzati dall’artista per il MAXXI e una selezione di materiali d’archivio legati a Lina Bo Bardi.

Inoltre, una timeline, che si snoda nel corridoio vetrato della Galleria 3 e approfondisce la genesi della produzione del film, ricostruendo le varie tappe della ricerca e delle riprese e, in conclusione della mostra, un focus con una selezione di riviste originali che testimonia e mette in luce la versatilità e l’attualità del’opera di Lina Bo Bardi.

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