Vittoria de Franchis: Predictions of Uncertainty, il video commissionato dalla Triennale e l’United Nations SDG Action Campaign, ha come fulcro una riflessione sul rapporto tra scienza, metascienza e parascienza e il loro influsso sulla nostra costruzione del tempo e della verità. Ci troviamo in un momento in cui siamo sommersi dalle predizioni epistemologiche, distopiche e allo stesso tempo cresce un desiderio collettivo di nuove interpretazioni magiche. Qual è l’origine di questo lavoro e come si è sviluppato? In che modo si rapporta con i continui cambiamenti nel presente e futuro avvenuti nell’ultimo anno?
Dimitra Louana Marlanti: Nell’ottobre 2020 sono stata invitata dalla Triennale a produrre un lavoro per “Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries”, la 23a Esposizione Internazionale sul tema dell’ignoto. C’erano infinite possibilità di interpretazione, e mi sono sentita disorientata. Ho iniziato ad esplorare il concetto di oscurità, perché questo è stato il primo istinto ingenuo che ho avuto sul tema dell’ignoto, e come la scienza, la parascienza e la religione hanno sempre collegato l’ignoto all’oscurità – per esempio, il buco nero, i secoli bui, la materia oscura, la magia nera, il dark web ecc. La predizione è la risposta alla paura dell’oscurità del futuro.
In questa esplorazione tra il futuro e le sue previsioni, ho iniziato a cercare indizi nella scienza, metascienza, para-scienza, futurologia e divinazione, soprattutto l’impulso dell’umanità a prevedere, una pratica che ci accompagna da secoli per anticipare gli eventi e sfidare la nostra esposizione al rischio nel suo tentativo di perseguire la certezza. L’unica cosa certa del futuro è che è incerto. Questo mi ha portato a riflettere sui limiti della scienza moderna e sui vincoli all’immaginazione nei metodi scientifici, e su come per progredire ci dovrebbe essere un passaggio dallo scientismo (la promozione della scienza come il migliore o l’unico mezzo oggettivo con cui la società dovrebbe determinare valori normativi ed epistemologici) a una nuova fase che ci permetta di usare metodi alternativi per navigare nel nostro ambiente – una riforma radicale per entrare in contatto con noi stessi, l’ambiente e l’universo. Attraverso varie conversazioni con il team della campagna SDG delle Nazioni Unite circa le loro preoccupazioni su questioni meno concettuali e più pragmatiche della nostra società, in questo primo saggio visivo di Prediction of Uncertainty ho deciso di concentrare e condensare queste idee sul tema urgente del futuro dell’ambiente. Gli incendi australiani e amazzonici, la crisi del Covid-19, così come il movimento Black Lives Matter, hanno dimostrato che c’è un innegabile bisogno di riorganizzare le gerarchie e ristabilire la relazione tra noi e la biosfera, tanto quanto la responsabilità che abbiamo nella conoscenza di plasmare il futuro. Come diceva Eric Hoffer e molti altri “L’unico modo per prevedere il futuro è plasmarlo”.
VDF: “The future is a dark hole, as is truth; temporary and multi-faceted. Are we clinging onto fake narratives in order to prolong our denial for our eminent extinction?” Questa è una delle frasi di iLiana Fokianaki, curatrice, scrittrice, fondatrice di State of Concept, prima istituzione no profit dedicata all’arte contemporanea con sede permanente ad Atene. Come mai hai scelto di inserire i suoi scritti in questa tua produzione? Qual è l’apporto di Fokianaki alla tua ricerca sulla predizione, la scienza, la metascienza e la parascienza?
DLM: Mentre stavo ancora decidendo le tematiche del video, mi trovavo ad Atene dove ero in contatto con iLiana. Ho sempre apprezzato la sua pratica e le sue idee e mi è sembrato il momento perfetto per collaborare, così le ho chiesto di essere coinvolta nel processo e di contribuire con dei testi che avrebbero accompagnato le immagini. Per me il suo contributo è stato quello di una curatrice che mi ha guidato in questa esplorazione inserendo i miei pensieri in una cornice e poi in qualche modo rivestendoli di parole, dandomi al contempo un punto di vista esterno sull’argomento. Fokianaki ha esaminato gli effetti del turbocapitalismo sulla la catastrofe climatica e l’ingiustizia sociale che questo perpetua. È inoltre interessata a come questo riesca ad alienare alcune soggettività dalle proprie responsabilità verso gli altri, in particolare quelli che non appartengono al mondo occidentale. iLiana esamina come l’essere umano non riesca a concentrarsi sui benefici e i valori della conoscenza reale fornita dalle diverse forme di scienza (ortodossa o parascientifica) tendendo a utilizzi e letture negative.
VDF: Predictions of Uncertainty è il primo di una serie di due lavori incentrati sulla predizione. Il secondo avrà come oggetto la caffeomanzia, pratica divinatoria della lettura del caffe. In questo video esplorerai la relazione tra προ-γνωση (pre-conoscenza) and προ-βλεψη (pre-visione), puoi approfondire questi due concetti? Qual è l’intento che sottende questa produzione?
DLM: Sto ancora lavorando a questa seconda parte, quindi cercherò di essere il più chiara possibile. Avendo origini greche, quando mi approccio a un concetto, è naturale per me partire dal suo corrispettivo in greco per trovare dei significati. Προ-γνωση e Προ-βλεψη in inglese si traducono rispettivamente in “predizione” e “previsione” – essendo la prima una parola antica e la seconda un prestito di traduzione dal francese “prévision”, registrato per la prima volta nel XVII secolo. In questo secondo episodio, esplorerò la correlazione tra la προ-γνωση (pre-conoscenza) scientifica e la divinazione προ-βλεψη (pre-visione). È curioso come il primo termine sia direttamente collegato al cervello e alla memoria quindi in qualche modo al passato (conoscenza) e nell’antichità racchiudeva entrambi i significati, mentre il secondo è collegato al vedere, quindi è più esperienziale e per certi versi più soggettivo.
Anche se entrambi significano previsione, il primo è carico di certezza e precisione (oggi) ed è legato a pratiche scientifiche e basate sui fatti, mentre il secondo parla all’inconscio e al misticismo. Etimologia a parte, esplorerò la metodologia scientifica e la sua intersezione con un metodo di divinazione di predizione, in questo caso la tasseologia – un’antica divinazione che comporta la lettura di simboli in una tazza di caffè per predire il futuro ma anche svelare indizi del passato e del presente.
VDF: I tuoi video sono spesso caratterizzati dalla sovrapposizione e interazione di schermi multipli. Queste immagini di archivio o trovate su internet vengono ri-contestualizzate e assumono significati diversi, quasi come dei tarocchi. Gli elementi presenti e le relazioni tra di loro si trovano in un limbo tra l’esplicito e l’implicito e permettono a chi osserva di entrare in una quadrimensionalità sincronica. Non solo guardare, ma anche interagire. Puoi raccontare come hai sviluppato questa pratica? In che modo prende forma questo archivio di video e immagini, quali sono le ragioni delle scelte del materiale visivo per Predictions of Uncertainty?
DLM: Ho iniziato ad usare schermi multipli per necessità, per esprimere un concetto nel minor tempo possibile, non tanto per una scelta estetica. Quando ho iniziato a fare video (e penso sia ancora così) c’era una richiesta di contenuti che fossero lunghi un minuto, in modo che potessero essere usati su più piattaforme e reggere la breve durata dell’attenzione percepita dagli spettatori – un limite nella maggior parte delle occasioni, dato che il risultato finale sembrava quasi sempre forzato e, dal mio punto di vista, superficiale. Ho capito che lavorando con più schermi e trovando interconnessioni tra di essi, potevo inserire più materiale mantenendo il limite temporale.
Lo spettatore deve letteralmente scegliere dove guardare, che ne sia consapevole o meno, e la sua diventa un’esperienza quasi interattiva (o almeno lo spero). È impossibile che qualcuno navighi due volte nello stesso modo nel video, perché la sua attenzione scorre in modo diverso tra gli schermi, creando un altro livello di interpretazioni e associazioni, che si moltiplica in funzione degli schermi, della loro interconnessione e di tutti insieme in relazione al tempo. L’archivio scelto in questo caso, è composto da parti di documentari, video di Youtube, film e stock footage e il criterio della scelta è quello di creare una metafora o l’impatto visivo/emotivo desiderato in relazione al soggetto del video.
VDF: Dato il crescente uso di algoritmi sui social media che usiamo, le immagini che vediamo non sono più casuali ma causali, hanno quindi un impatto diretto con il futuro sia a livello individuale che collettivo. Come ha detto Eric Schmidt, CEO di Google, nel 2007 rispondendo alla domanda sul futuro della piattaforma: “avremo una sempre migliore personalizzazione”. È ancora possibile parlare di caso, di fato nel mondo digitale? L’algoritmo è forse un nuovo oracolo?
DLM: Anche se sono interessata agli algoritmi, non sono uno specialista, quindi la mia risposta a questa domanda è basata su un’’impressione piuttosto che sulla conoscenza. Partendo dalla definizione di algoritmo: “un insieme di regole che devono essere seguite quando si risolve un particolare problema”, penso che un algoritmo da solo non potrebbe diventare un oracolo, nemmeno una macchina predittiva totalmente accurata poiché l’insieme degli input che riceve sono umani, e la conoscenza umana, anche se avanzata, è ancora molto limitata in molti campi. Allo stesso tempo, le previsioni dell’oracolo erano soggette all’interpretazione, non un risultato di equazioni matematiche. Il concetto di oracolo si basa sulla divinazione, la spiritualità e l’interpretazione personale, è più enigmatico che fattuale, provoca più che facilitare. La sua essenza è ambigua. Un altro fattore che non dobbiamo dimenticare è che siamo animali, i nostri istinti, la nostra intuizione, la nostra memoria, la connettività sociale ecc. giocano un ruolo importante nel nostro processo decisionale. Per fortuna tutte queste cose avvengono anche offline, sono imprevedibili e molto diverse da uomo a uomo.
VDF: La colonna sonora del video è una reinterpretazione del Tierkreis di Stockhausen di Ricciarda Belgiojoso e Walter Prati – prima release di Metrica Edizioni. La composizione di Stockhausen da forma sonora ai dodici segni zodiacali, in questo caso l’Acquario. In che modo questa composizione musicale è diventata parte del video?
DLM: Dato che il video ha molti contenuti visivi e testuali (inizialmente aveva anche una voce fuori campo), ero alla ricerca di un brano musicale che accompagnasse le immagini: uno spazio/movimento acustico parallelo piuttosto che una colonna sonora fatta ad hoc. Dopo aver letto il comunicato stampa di Metrica Edizioni, il titolo “Zodiac” mi ha incuriosito e ho scoperto che Stockhausen sosteneva di essere in diretta connessione con il cosmo, considerandosi un alieno, il che era concettualmente perfetto per il progetto.
La scelta dell’Acquario è stata una conseguenza per ovvi motivi nel mio caso, dato che l’Era dell’Acquario è iniziata il 20 marzo e il video è uscito sulla piattaforma SDG delle Nazioni Unite il 25 marzo, e il mio ascendente è Acquario, quindi mi è sembrato giusto accogliere questa sincronicità.
VDF: Stai lavorando da lungo tempo al video Eποχη – The Space in between in cui esplori lo spazio tra la dimensione naturale e quella artificiale. Possiamo ancora considerare queste due dimensioni agli antipodi? Non è già la nostra idea di natura un concetto artificiale? In che modo vengono sviluppate queste tematiche nel video e quali sono i tuoi riferimenti concettuali?
DLM: Eποχη (The Age/Epoch) rappresenta l’esplorazione dell’intersezione tra il naturale e l’artificiale in senso lato, così come la relazione delle diverse culture con il concetto di originalità e cosa significa nell’era digitale. Filosoficamente parlando, il concetto di Eποχη è un momento di sospensione del giudizio che crea lo spazio per avvicinarsi a un soggetto con una mente aperta; lo spazio in mezzo rappresenta le somiglianze di questi due mondi, più che le differenze tra loro. Anche se la Natura è un concetto artificiale, è anche una convenzione linguistica per parlare di tutto ciò che non è prodotto dall’uomo. In greco antico la parola physis (natura) era l’opposto di techne (fare), la differenza principale indicata da Aristotele era che la physis è autogenerata.
VDF: Si dice che la più grande differenza tra gli organismi viventi e le macchine sia la coscienza, ma la coscienza non è anch’essa un concetto umano? O il genere umano è il risultato della coscienza?
DLM: Per questo video ho cercato di creare collegamenti tra diversi concetti, come le reti virtuali e naturali, gli algoritmi e il DNA, l’apprendimento dell’IA, il transumanesimo ecc. mentre esploravo caratteristiche che sono intrinsecamente legate alla natura umana come l’amore, la coscienza, la moralità e la simpatia. Una delle domande ricorrenti nella mia mente per questa ricerca video è “Cosa rende umani gli esseri umani?” una domanda che viene sollevata chiaramente da Timothy Morton in Human Kind, una domanda che trovo fondamentale in questo momento storico per ridefinire le gerarchie, l’etica e il posto degli umani nell’ecosistema.
VDF: In un intervento di Emanuele Coccia per Flash Art, il filosofo racconta come l’essere umano proietti il futuro come qualcosa di virtuale, lontano, e come invece ci sia bisogno di una “scienza del futuro”. Pensi sia urgente inventare una scienza o una para-scienza del futuro?
DLM: Forse questa nuova scienza non deve essere così diversa da quella attuale, lo dice anche Coccia nell’articolo. Secondo l’Oxford Dictionary, la scienza è la conoscenza della struttura e del comportamento del mondo naturale e fisico, basata su fatti che si possono provare. Penso che il problema principale della scienza sia questa definizione. È questa connessione della scienza alla dimostrazione, per cui la “Verità” è solo quella dimostrabile. È deludente come il concetto di scienza si sia spostato così lontano dalle sue radici, quando era una conoscenza generale tramandata attraverso le generazioni e usata per risolvere problemi pratici e comprendere l’ambiente circostante.
Penso che i pilastri di questa nuova scienza si possano ritrovare nelle parole di Paul Feyerabend in Against Method: Outline of an Anarchistic Theory of Knowledge, dove sottolinea il bisogno di una separazione tra stato e scienza, come quella che esiste tra stato e istituzioni religiose, e che la scienza dovrebbe essere insegnata come una visione tra le tante e non come la sola e unica strada per la verità. Un esempio di questo rapporto problematico della scienza e della sua relazione con lo stato e la costruzione della verità e della cultura, è sottolineato da Flavia Dzodan nel suo saggio “Algoritmi come Cartomanzia” per il simposio “Schemas of Uncertainty”, un progetto di ricerca a cui ho continuato a tornare durante questo viaggio sulla previsione. Dzodan cita Carl Linnaeus e il suo Systema Naturae, la base della tassonomia moderna, che ha avuto un enorme impatto sulla politica del sesso e della razza. Sono state le sue “scoperte” pseudoscientifiche, che hanno determinato due generi, la sua categorizzazione delle razze che ha portato alla supremazia bianca e che ha giustificato la colonizzazione, la schiavitù e i genocidi dei popoli indigeni. Queste credenze sono ancora oggi radicate, per questo è importante mettere costantemente in discussione ciò che viene accettato come “verità scientifica”, e opporsi alla diffusione di ideologie radicali limitando così le loro conseguenze catastrofiche.