Milano riparte, ma assaggia il terreno con la punta dei piedi. Se si dovesse giudicare dalla lunghezza della coda che si snoda sulle scale di Fieramilanocity per il controllo del Green pass, Miart sarebbe certamente un successo importante. La voglia di vedere, di raccontare, di ritrovare conoscenze nel mondo dell’arte, di esserci, esiste ed è palpabile. Tanto pubblico a Miart.
Alcuni galleristi hanno calato i carichi, soprattutto nel moderno: Simone Martini, Mario Sironi, Giacomo Balla. Con qualche successo. Trattative importanti si sono chiuse, soprattutto scelte avviate prima della fiera e rifinite in questi giorni. Non molte, ma buone.
Per gli altri la proposta è stata più cauta: lavori e artisti già presentati, diciamo così, sicuri, per nome e per formati. Non c’è stata molta propensione al rischio da parte dei galleristi, la mancanza delle grandi gallerie internazionali forse ha ridotto l’emulazione, forse il lungo inverno ha reso qualche giuntura scricchiolante, e soprattutto ArtBasel parte questa settimana. Troppo vicina, l’appuntamento attrae l’attenzione e le energie. Più di un gallerista oggi a Milano stava seguendo l’allestimento a Basilea… Risultato: due primi giorni di incertezza, molto interesse, ma acquisti rimandati. Poi il flusso di vendite è partito, come ci fosse bisogno di togliere un po’ di ruggine.
Non grande euforia commerciale – il 2021 non è stato come gli anni pre-crisi in cui il sistema del collezionismo milanese aveva imparato a sostenere Miart – ma gli acquisti sono stati confortanti. Soprattutto per i tagli più contenuti: opere sotto i ventimila euro sono girate di più, in questi giorni, rispetto ad opere sopra i quarantamila, a prescindere dalla qualità. Una tendenza che ha favorito le gallerie del contemporaneo primario, rispetto a quelle del moderno i cui prezzi medi sono più impegnativi.
Nel complesso, però, la valutazione è positiva. Un modo giusto di cominciare una stagione di fiere che si annuncia pesante per i carichi organizzativi, per i costi, per le incertezze sul funzionamento delle grandi adunanze internazionali. Un modo giusto, domestico, di riprendere fiato e riattivare le collezioni.
Si riparte tra pochi giorni: alcuni ad ArtBasel, altri a Frieze a Londra o Fiac a Parigi; pochissimi, forse nessuno, a Miami. L’America è diventata lontana. Ma l’evidenza è chiara, il circo si appresta a riaprire. Milano fa da battistrada. Avanti, con giudizio.