Ilaria Vinci, “Iris IV: Our Last Best Hope”. Veduta della mostra presso Plymouth Rock, Zurigo. 2022. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Plymouth Rock, Zurigo.
Ilaria Vinci, This window is my sky, this room my world, 2021. Pannelli di legno e materiali misti. Due parti, ognuna 221 x 220 cm. Fotografia di Mischa Schlegel. Courtesy l’artista e Plymouth Rock, Zurigo.
Ilaria Vinci, “Iris IV: Our Last Best Hope”. Veduta della mostra presso Plymouth Rock, Zurigo. 2022. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Plymouth Rock, Zurigo.
Ilaria Vinci, A delicate system (Fortuna J5), 2021. Mappamondo e materiali misti. 100 x 65 x 65 cm. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Plymouth Rock, Zurigo.
Ilaria Vinci, “Iris IV: Our Last Best Hope”. Veduta della mostra presso Plymouth Rock, Zurigo. 2022. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Plymouth Rock, Zurigo.
Iris è come l’eroe di un franchise epico, la protagonista assente di una saga che si divide in due mostre, presso Plymouth Rock e Longtang, entrambi a Zurigo. Nel gigantesco diorama di Plymouth Rock, in parte giocattolo e in parte palcoscenico, Iris ricerca qualcosa. I libri sono accatastati nel cosmo, un globo desertico e ghiacciato, macchiato di mari desiderabili, siede al centro dello spazio, e una collezione di macchine extraterrestri è conservata in gigantesche brocche di vetro. Gli armadi delle meraviglie conservano bottiglie impossibile da secoli, ma è stato solo quando la civiltà ha iniziato a produrre rifiuti, vetro incluso, che la nave nella bottiglia è diventata un classico della cultura vernacolare.
Ilaria Vinci, Catch you lucky star!. Tessuto stampato. 275 x 450 cm. Divided Minds. Acrilico su legno. 200 × 300 cm. Further and faster through your soul. Materiali misti. 23 x 45 cm Ø. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Longtang, Zurigo.
Ilaria Vinci, “Iris IV: Mind Gamer”. Veduta dell’installazione presso Longtang, Zurigo, 2021-22. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Longtang, Zurigo.
Ilaria Vinci, In my mind, in my head (kingdom). Vernice metallizzata. Dimensioni variabili. Further and faster through your soul. Materiali misti. 23 x 45 cm Ø. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Longtang, Zurigo.
Ilaria Vinci, Further and faster through your soul. Materiali misti. 23 x 45 cm Ø. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Longtang, Zurigo.
Ilaria Vinci, In my mind, in my head (kingdom). Vernice metallizzata. Dimensioni variabili. Further and faster through your soul. Materiali misti. 23 x 45 cm Ø. Fotografia di Flavio Karrer. Courtesy l’artista e Longtang, Zurigo.
L’opera di Ilaria Vinci, parzialmente e integralmente, è tecnica, ampia per classe e concetti, e pervaso da una fede nel potere delle verità nascoste allo scoperto.
Recentemente, è diventato un cliché che negli ultimi decenni si guardi sempre più spesso alla fantascienza e al fantasy. Ma non è sempre stato così? Non abbiamo sempre creato un riflesso di speranza a nostra immagine? Le composizioni di Vinci sono fatte di intrattenimento, letteratura, e pubblicità; l’universo come lo conosciamo viene versato in un frullatore per parlarci della realtà e delle sue possibilità. È una rappresentazione profondamente ottimista del futuro più lontano.
Iris, invisibile ma sempre in bilico, agisce sicuramente come un alter ego per l’artista e come avatar per ognuno di noi che visitiamo questi giochi visivi. Questo spazio, in cui la conoscenza viene raccolta, archiviata e salvata, è la nostra ultima e migliore speranza.