Michele Gabriele “The Vernal Age of Miry Mirrors” Manifattura Tabacchi / Firenze di

di 5 Maggio 2022

Un territorio sconosciuto. “The Vernal Age of Miry Mirrors”, personale di Michele Gabriele da Manifattura Tabacchi a Firenze, è una valle misteriosa all’interno della quale, per riuscire a muoversi liberamente, è necessario abbandonare qualsiasi pretesa di lettura oggettiva. L’allestimento singolare della mostra – del duo curatoriale Treti Galaxie – esaspera la nostra percezione e al contempo la necessità di una certa distanza di osservazione attraverso due livelli di esperenzialità palesi, suggerendo fin da subito la possibilità di una lettura stratificata, che si presta a un numero infinto di interpretazioni. Le due letture più immediate sembrano riferirsi a due esposizioni: una reale, “The Vernal Age of Miry Mirrors”, e una fittizia, “The Wavelenght Sonata”.

“The Wavelenght Sonata” è un’installazione di quattro video della serie Without a place to return to (2022), di cui le sculture si fanno spettatrici. Sono impacciate, fortemente a disagio, inadeguate, in un malinconico omaggio alle inaugurazioni delle mostre pre-pandemia. I bicchieri diventano simboli del desiderio di nascondersi che diventa tangibile con un elemento spaesante: la presenza di piccole sculture di insetti stecco, che non hanno ragione di essere lì, tra i calici. La loro presenza è particolarmente significativa: possono mimetizzarsi, cosa che le sculture vorrebbero fare senza riuscirci. I video di Without a place to return to sono il risultato della sovrapposizione di centinaia di immagini di paesaggi, senza che nessuno di essi sia di fatto riconoscibile. Ogni video si muove a una velocità diversa, proiettando lo spettatore in una dimensione onirica e divenendo allo stesso tempo il simbolo di quella distanza, fisica e ideale, tra spettatore e oggetto osservato.

La distanza intesa come divergenza tra rappresentazione e fisicità, tra spazio e tempo che intercorrono nel momento dell’osservazione fra spettatore e opera, è la chiave interpretativa anche della seconda mostra, quella reale, “The Vernal Age of Miry Mirrors”. Qui siamo noi gli spettatori delle undici sculture – a loro volta spettatrici dei video. Attraverso la figurazione e l’astrazione, il percorso della mostra confonde i meccanismi mentali di chi si trova improvvisamente davanti a un evento inaspettato, o meglio sconosciuto. Normalmente la mente umana intercetta le novità e cerca di ricondurle a qualcosa di già conosciuto; davanti a qualcosa di inedito invece, adotta due strategie diverse: identifica un dettaglio riconducibile a qualcosa di famigliare che accoglie come centro di interesse, ricostruendone un’immagine totalmente soggettiva; oppure ci impedisce di vedere la novità e la categorizza come errore percettivo. Come suggerisce il titolo stesso della serie, I’m sitting here on the ground so I’ll remember it as a nice atmosphere or The difficulties of a form to move away from the stereotypes it evokes (2021-22), le sculture dimostrano la difficoltà di una forma di discostarsi dagli stereotipi a cui viene inevitabilmente associata. Attraverso alcuni dettagli – come degli inserti di green screen e blue screen tipici del cinema – o il loro particolare allestimento – le due sculture blu, le uniche colorate, che abitano lo spazio dietro lo schermo, solitamente inaccessibile – queste forme rendono visibile l’invisibile. E questa volta non possiamo ignorarlo.

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Michela Ceruti