Rodolfo Aricò, protagonista dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo, dalla metà degli anni ‘60 con le sue tele sagomate pone l’accento sul paradosso della geometria come strumento di rappresentazione, per farne luogo di successione temporale e apertura relazionale. In una pittura stratificata sia a livello strutturale che cromatico, come in una spinta che continuamente preme sui margini, le sue immagini vivono di una esattezza instabile, dove il colore è sentimento di conoscenza dello spazio, in una tensione continua tra superficie e profondità: una immagine dissonante, in cui l’essenzialità monocroma delle sue opere è continuamente problematizzata da dinamiche strutturanti e da mescolanze percettive. Mettendo a confronto le opere geometriche della seconda metà degli anni Sessanta e i lavori dalle stesure e superfici irregolari degli anni Ottanta, la mostra permette di riconoscere la continuità di alcune coordinate fondanti le dissonanze di relazione tra geometria e struttura e il rapporto tra colore e luce.
Al piano superiore della galleria sono esposte opere della seconda metà degli anni Sessanta in cui la strutturazione geometrica è pensata come elemento composito e dinamico in relazione all’attivazione dello spazio. Gli incastri di sagome e le illusioni percettive delle “Assonometrie”, “Strutture orfiche” e “Anomalie” presuppongono una relazione complessa tra forma e colore. Nella seconda sala sono esposte opere del ciclo “Prospettive” di fine decennio, dedicate all’assimilazione e rimeditazione dell’opera di Paolo Uccello da cui emerge una tradizione umanistica di sorprendente ricchezza mentale ed emotiva.
Al piano inferiore sono presentati lavori degli anni Ottanta tra cui alcune opere del ciclo “Oltre il limite” esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1984. Aricò approfondisce l’aspetto organico nella luminosità, nelle concentrazioni di materia cromatica, nelle sottolineature tonali di margini e giunture e nelle colature di colore. Nella seconda metà del decennio, questo intreccio si fa superficie pulsante, come nell’opera Naturans; Aricò cerca di disciplinare la materialità attraverso la sagomatura, il taglio, la frattura e la composizione di più telai in un tentativo che sente l’arte come processo conoscitivo. Le sagomature irregolari fanno costante riferimento a una spazialità ‘altra’, quella dell’esistere, di un tempo in una realtà mutevole nelle profondità dell’umano, tentativo di dare forma all’informe e al nostro divenire.
In occasione della mostra verrà pubblicato un volume bilingue a cura di Francesca Pola fondato su un ampio e approfondito studio dell’opera di Aricò. La monografia intende offrire una visione complessiva del lavoro dell’artista in chiave internazionale con immagini di opere, fotografie storiche e documenti, una selezione di scritti d’artista e testi critici che ne hanno punteggiato il percorso, un focus di Angela Faravelli sul rapporto tra opera e architettura e un aggiornato apparato bio-bibliografico.