Sotto il segno di Fontana di

di 27 Novembre 2022
Lucio Fontana, Ambiente spaziale in Documenta 4, a Kassel, 1968. Legno e gesso. Veduta dell’installazione “Lucio Fontana. Ambienti Spaziali” presso Gagosian Gallery, New York, 2012. Realizzato da Lucio Fontana in collaborazione con Aldo Jacober per Documenta 4 a Kassel, 1968. Collezione Fondazione Lucio Fontana. Ricostruzione autorizzata per questa mostra da Fondazione Lucio Fontana, Milano, 2012. Courtesy Gagosian Gallery. Fotografia di Robert McKeever. © Fondazione Lucio Fontana, Milano.

L’Associazione Italiana Gallerie d’Arte Contemporanea, organismo sorto per la tutela della categoria, promozione dell’arte moderna sia a livello privato che di collaborazione con le pubbliche situazioni (tra gli articoli dello statuto si legge un paragrafo che commenta da solo le finalità dell’organizzazione «…essere veramente mercanti d’arte» anziché semplici venditori di quadri allo scopo di portare un sostanziale contributo alla vita culturale della comunità, per la qualità delle opere commerciate, per il valore delle esposizioni, dei cataloghi informativi ed altre pubblicazioni…), ha cominciato l’anno con un’iniziativa di estremo interesse, la prima così strutturata nel mondo, che accomuna le gallerie associate in un’unica panoramica di mostre apertesi in tutt’Italia il 16 gennaio, riguardanti l’opera e la vita di Lucio Fontana. Questa iniziativa, esemplare anche perché trasforma il territorio nazionale in un grande museo decentrato illustrante un solo artista, per cui possono accostarsi alla sua opera senza particolari trasferimenti o facendone un vero e proprio itinerario culturale, sopperisce a certe carenze della pubblica amministrazione preposta, sovente parca nel mostrarci le opere dei grandi artisti contemporanei, o limitando grandi e fondamentali mostre ad una sola città e per tempi troppo brevi rispetto all’interesse che suscitano sempre più massivamente.
Analizzare qui l’opera di Lucio Fontana è superfluo, poiché tranne alcuni rari e retrivi personaggi che polemizzano ancora (per fortuna) sul lavoro di questo artista che a suo tempo suscitò scalpore e scandalo, nessuno ha più dubbi sull’importanza che ebbe come innovatore dell’arte in un secolo di sconvolgenti innovazioni. Basta semplicemente dire che agì da spartiacque nel periodo tra gli anni ‘50 e ’60, rispetto a una sorta di provincialismo imperante, imponendo, con la sua assoluta originalità, una visione dell’arte suscettibile, come, in effetti è stata, di nuove aperture che collegarono l’arte nazionale ai grandi filoni dell’arte mondiale. Fontana fu prima riconosciuto all’estero che in patria ed al proposito è sufficiente ricordare la mostra presso il museo di Lewerkusen in Germania nel 1962, dove fu acclamato dagli artisti del gruppo Zero come precursore e, non casualmente, preceduta da quella di un altro grande rivoluzionario dell’arte: Kasimir Malevič.

Lucio Fontana, Fonti di energia, 1961. Soffitto di neon realizzato per “Italia 61”, Torino, 1961. Sette piani di luce al neon. © Fondazione Lucio Fontana, Milano.

Ma veniamo alle quarantadue mostre dislocate in Italia, realizzate anche grazie alla signora Teresita Fontana, che ha prestato materiale pure inedito del consorte, così che l’excursus è in definitiva una continua riscoperta della versatilità che caratterizzò l’avventura artistica di Fontana. Tutte le gallerie hanno un comune manifesto e cartoline invito, riproducente una splendida fotografia di Fontana in controluce davanti ad uno dei suoi famosi Tagli scattata da Ugo Mulas, che è anche la copertina del catalogo ragionato, messo in vendita a prezzo accessibile, ma ciascun invito specifica in calce il tipo di lavoro esposto. Alcune gallerie hanno scelto le foto riguardanti l’uomo Fontana. Quelle presso il Diagramma di Milano, fatte da Ugo Mulas. rappresentano unicamente le mani dell’artista, mani espressive più di un volto, intente al lavoro. Sempre di Ugo Mulas la serie esposta da Ferranti di Roma, dove il “personaggio” Fontana coesiste senza iattanza con la sua profonda umanità. Più dinamiche quelle scattate da Jean Ferrero visibili al centro Serreratti di Como, ma col volto già mestamente visitato dalla morte prossima. La Morone 6 ha corredato il saluto a Fontana con fotografie rispecchianti varie situazioni.
Poiché Fontana sovente scriveva pensieri o frasi dietro le tele, altri mercanti hanno prelevato questi reperti fotografici mostranti il lato quotidiano dell’uomo, che a volte rifletteva sui grandi problemi esistenziali e talaltra giocava con le parole tracciando paradossi. Questi documenti sono esposti presso la galleria Forma di Genova. Il Mercato del Sale di Milano ha esibito i documenti personali, più foto di Fontana bambino. soldato, uomo giovane e maturo, l’immaginetta della prima comunione e, particolare commovente, l’invito ad un’antica mostra “fatto a mano”, perché presumibilmente non esisteva danaro per darlo alle stampe; mentre il progetto di un libro che non venne mai stampato, comprendente diciannove gouaches di grande raffinatezza, è esposto alla galleria Artecentro di Milano. Lo Studio G7 di Bologna, le Gallerie La Piramide di Firenze e Plura di Milano hanno deciso per la grafica: i celebri manifesti delle sue mostre, che visti tutti insieme ci riportano ad un passato che segna le tappe anche della nostra storia personale. Molti i disegni esposti. Scelta questa assai intelligente perché in tal modo, oltre alla indiscussa eleganza del segno, si possono leggere i tentativi, le prove, i ripensamenti e gli scarichi di creatività avanti, spesso, a realizzazioni più impegnate o complesse. Le gallerie che hanno optato per questo aspetto più segreto del lavoro di Fontana sono: La Bonomo di Bari, la S. Luca di Bologna, il Sole di Bolzano, il Centro di Napoli, l’Arco d’Alibert e il Cortile di Roma, la Plurima di Udine e la Piramide di Firenze.
Sempre a proposito di disegni, Fontana non tralasciò mai di investigare sul nudo femminile. Lo faceva la domenica, chiamando modelle a posare per lui nel conquistato silenzio del suo studio. Questi nudi, possenti e leggiadri, carichi di autoironia e di amore verso la donna, per lui immagine ammirevole, sono disponibili presso le gallerie Arte Verso di Genova, Giuli di Lecco, il Chiodo di Mantova, Gianferrari e Studio Ennesse di Milano. Progetti di grandi lavori riguardanti i soffitti bucati o intersecati da matasse di neon, o gli mediti per la cappella delle Carline su progetto dell’arch. Zanuso, dove Fontana trasforma il suo «barocco» in voli mentali, dando senso aereo anche ai simboli più tradizionali del culto come l’uva e la spiga, nonché i sessanta disegni più il plastico della V Porta del Duomo di Milano, opera stupenda che vinse il concorso e che per l’ottusità della committenza non venne realizzata, sono rispettivamente visibili presso le gallerie Milano e il Milione di Milano.

Lucio Fontana, Ambiente spaziale con neon, 1967. Tubo di neon rosso-viola. Fotografia di Stedelijk Museum, Amsterdam. © Fondazione Lucio Fontana, Milano.

La ceramica, grande passione dell’artista che con questo materiale espresse i valori più contraddittori, dai più alti (le nature, le sfere, i concetti spaziali, i ritratti) ai più ludici, è esposta nelle gallerie Fabjbasaglia di Bologna. Martano e Stufidre di Torino. Antologiche, cioè disegni, pitture, sculture, etc., sono presentate dalle gallerie De Foscherari di Bologna; Arte Duchamp di Cagliari; Beccolo di Livorno; Ariete; Studi Grossetti; Marconi e Palazzoli di Milano; Tre e De Crescenzo di Roma; Corsini di Intra e Studio la Città di Verona. Ciascuna di queste però articola la manifestazione in modo particolare. Ad esempio lo Studio Marconi punta sui teatrini di grande dimensione e qualità, nonché su tre enormi tele bianche bucate, assolutamente stravolgenti; lo Studio Grossetti oltre alle straordinarie nature, quadri e disegni di particolare suggestione, espone il cavalletto di Fontana, denso di colori sovrapposti e di struggente malinconia, la galleria E Tre presenta un’esposizione assai rarefatta, due opere: un lustrino rosso del 1954 ed un grandioso concetto spaziale del 1960, ma di tale pregnanza da far dire che un’opera in più sarebbe stata di troppo. Idem la galleria Wirz, con un solo grande ovale già esposto alla Biennale del 1964, quale solitario, icastico omaggio a Fontana. Bianco e nero sono i colori scelti dallo Studio la Città, quali momenti più asciutti e rigorosi dell’artista. La galleria la Polena di Genova ha invece allestito un ambiente spaziale con corredo di bozzetti preparatori. Si tratta di un cubo nero praticabile entro cui lampeggiano ad intermittenza segnali fluorescenti.
Non a caso si è fatto l’elenco delle gallerie una per una come un baedeker, si è così voluto dimostrare tangibilmente la vastità dell’operazione e di conseguenza la sua importanza. Verificando tutte queste mostre però è sortito anche un altro riscontro: al di là della rivisitazione e/o profonda che ha suscitato intorno a sé. Quindi, più che un’operazione commerciale (scarse sono le cose in vendita) è una dichiarazione d’amore scoperta e orgogliosa verso l’arte, sotto il segno di Fontana, per ben cominciare.

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Dadamaino