Casa Masaccio – Centro per l’Arte Contemporanea è felice di presentare “Orizzonti”, una mostra a cura di Daniele Fenaroli (Direttore, Collezione Giuseppe Iannaccone) con il supporto di Cloé Perrone, che ospita una selezione straordinaria di sei opere pittoriche di Antonietta Raphaël in dialogo con nuove opere realizzate per l’occasione da Dominique Fung e Lenz Geerk.
In contemporanea alla mostra che il Museo delle Terre Nuove e il Museo della Basilica di S. Maria delle Grazie, dedicano a Giovanni Mannozzi, la cui pittura si caratterizza per la libertà espressiva contro i canoni della tradizione, Casa Masaccio | Centro per l’Arte Contemporanea invita due acclamati giovani pittori internazionali a lavorare e confrontarsi con le innovazioni apportate da Antonietta Raphaël nell’ambito della pittura italiana a cavallo tra le due guerre. Quella della “scuola romana”, che fu senza dubbio una delle stagioni più alte dell’arte del Novecento a Roma, fu un’epoca stretta in una manciata di anni, tra il 1927 e il 1933, la cui intensità venne certamente alimentata dalla coscienza che i suoi protagonisti, Mario Mafai e Gino Bonichi meglio conosciuto come Scipione, ebbero della sua inevitabile breve durata. Raphaël, lituana, arriva a Roma nella primavera del 1925 dopo aver peregrinato per mezza Europa, prima a Londra e poi a Parigi, e in seguito vive anche in Toscana, prima a Montepulciano e poi a Firenze dove rimase quasi due anni.
Queste brevi premesse storiche sono il punto di partenza del progetto espositivo Orizzonti che si sviluppa dunque da una serie di intrecci di epoche, artisti, autori. A partire proprio dalla Raphaël, che insieme ai suoi compagni di vita danno origine negli anni ‘20 a Roma alla Scuola di Via Cavour. “Sebbene questa Scuola non fosse convenzionale nella sua pratica, priva di manifesti e allievi”, scrive il curatore Daniele Fenaroli, “questo sodalizio e questa relazione a tre furono una fonte d’ ispirazione.” Raphaël segnata da un’esistenza nomade, è per i due artisti “un rivolo vitale da cui attingere, una boccata di lucentezza”. Fenaroli sottolinea che la “connessione artistica, che nacque tra i tre, non era elitaria né esclusiva, ma piuttosto un rapporto triangolare che catturò l’attenzione e trasformò il piano superiore del palazzo umbertino di Via Cavour 325 a Roma in un’effervescente fucina d’idee.”
Uno dei fili narrativi del progetto espositivo si lega a Jules et Jim, amici e amanti della stessa donna, Catherine; personaggi del film di François Truffaut del 1962. Il film si ispira all’omonimo romanzo di Henri-Pierre Roché del 1953. Roché, autore, dandy e vero protagonista, ha atteso fino ai settant’anni per pubblicare il suo romanzo d’esordio, una storia intrigante e autobiografica che è diventata una delle rappresentazioni più celebri di un ménage à trois del XX secolo. La curatrice Cloé Perrone scrive che “sia il film che il romanzo esplorano i temi dell’amicizia, dell’amore e delle complesse relazioni umane.” Aggiunge inoltre che “Roché e Truffaut, pionieri nella loro epoca, hanno utilizzato il triangolo amoroso per sfidare le norme sociali prevalenti, rifiutando la morale borghese del tempo.”
Su questo sfondo di storie aggrovigliate e triangoli amorosi, Orizzonti presenta un trio a suo modo impossibile, lontano nel tempo e nella geografia, che però trova perfetta sintesi nelle stanze medievali di Casa Masaccio. Raphaël, bohémienne nutrita di pittura e musica, adesso, come allora, fa da filo conduttore e guida le opere inedite e dal bagliore mieloso dell’artista canadese Dominique Fung e i lavori materici e terrosi del tedesco Lenz Geerk.
Nelle tele dai miscugli onirici e ancestrali di Fung, si trovano richiami alle sculture di Raphaël, in particolare le figure delle tre donne, che l’artista mette in primo piano senza nessuna volontà voyeuristica. Le sue nature morte fatte di vasi di porcellana e fiori dalle tinte oro, accennano al surrealismo, e allo stesso tempo giocano con le composizioni di fiori e vasi di Geerk, la cui palette, smorzata e tenue, invita all’introversione. Come descritte da Perrone, le opere a più volti dell’artista canadese, “esprimono la profusione di sentimenti, identità e individualità. Il lavoro di Fung esplora la soglia in cui tradizione, memoria ed eredità si intersecano con la nostra coscienza collettiva, intrecciandosi con la più ampia storia delle donne artiste marginalizzate o sottorappresentate.”
“Dominique Fung e Lenz Geerk sovvertono la narrativa maschile predominante raffigurando le donne in azione, circondate dai loro strumenti di lavoro e respingendo gli stereotipi” sottolinea Perrone. Geerk, infatti, intitolando tutte le opere in mostra Helen, non solo rimanda alla storia personale di Roché, la cui amante – e moglie del grande amico Franz Hessel – è per l’appunto, Helen Grund, ma concentra sulla figura femminile tutta l’attenzione. Fiera, in comando, e libera, la Helen di Geerk attira gli sguardi, li rivendica. Allo stesso modo, nella vita e in pittura, Raphaël, “la pitonessa del mito”, come la definì Libero de Libero nel 1953, ha confluito su di sé l’attenzione, ispirando al tempo i suoi due compagni di Scuola e, oggi, come attestato da questa mostra, le generazioni future.
Il trio di “Orizzonti” presenta una nuova prospettiva, dove Raphaël si scosta dalla Scuola Romana e dove i protagonisti sovvertono i canonici ménage à trois a cui si ispirano. Orizzonti, intende così ribaltare, sconvolgere, ampliare gli sguardi, le prospettive, le visioni. In un intreccio di “vivida emotività, cromatismi trasognanti e folklore orientale” (Fenaroli).
“Orizzonti” parla di un nuovo triangolo, non amoroso, ma di ammirazione, d’ispirazione e di sostegno artistico.
La mostra “Orizzonti” presenta per la prima volta l’opera di Dominique Fung in Europa. Il prossimo progetto di Fung sarà una mostra a Londra con MASSIMODECARLO a novembre 2023.
Si ringrazia per la collaborazione la galleria MASSIMODECARLO e la Collezione Giuseppe Iannaccone.