Per non restare soprammobili. Un omaggio a Cinzia Ruggeri in mostra da Casa Masaccio / San Giovanni Valdarno di

di 2 Novembre 2020

Casa Masaccio è un interno domestico (lo dice il nome e i nomi hanno l’abitudine di dire-delle-cose). Visitiamolo.

All’entrata una bandiera fa il suo mestiere, sventola e un cane/immagine fa il suo dovere, la guard(i)a. Una poltrona accoglie con surplus felino. Si salgono le scale della casa e si scendono le scale del vestito. Sguardo a gradoni. Ironia ad angolo retto, con allitterazione della erre.
Uno Scottish Terrier adesivo, trotterella. Piante da appartamento calzano a pennello, come mosaici.
Giardino d’inverno primaverile a maniche lunghe, con sbuffo e petali, nel salone. Enjambement verde, da parete, e conta-passi illuminato. Chiasmi a specchio e abbondanza di rane piccole. Imbottiture spugnose.
La Sedia al Tavolo: “Stasera mi vesto elegante”, il Tavolo alla Sedia: “Tanto, poi, rimani sempre seduta”.
Umorismo de-funzionalizzante e ri-soggettivante, ovvero: la funzione defunge tra risate a denti stretti.

Continua la visita domestica. Ecco un agglomerato conviviale: Invitata gravida di Tavolino e adorna di Commensale vitreo.
“Appoggi pure la borsa lì in alto, sul soffitto, e ci lasci la mano, per cortesia”
“Un gioiellino in regalo per la lampadina, una sciocchezza, giusto un punto luce”
“Lei, invece, se si stende e fa il divano, ci farebbe non solo una cortesia, ma anche pendant con il cuscino, quello a parete, dove il guanto si riposa”.
Che vociare, un de-coro di cose!
Poi, Andrè, bomber ikebana. E più dolore smanicato, tipo canotta, cara Christine.
Vorrei una cataratta al tombolo, un po’ vedo-non-vedo, un acciacco un po’ chic.

Mostrare le cose per quello che sono è misterioso. Far vedere il linguaggio è disfunzionale. Se il medium continua a mostrarsi la mediazione si blocca. Panico, abominio, disperazione. Allora arriva il poetico. Il poetico, che poi, si sa, è tutta tecnica, una serie di incastri ben oliati dall’amore.

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Anna Franceschini