Per il circuito del contemporaneo il Sud d’Italia continua a essere un polo attrattivo, turistico e stagionale. Una tendenza che parte dalla dodicesima edizione di Manifesta a Palermo (2018) e prosegue, dopo il COVID, fino alla terza edizione di Panorama a L’Aquila, conclusasi a inizio settembre. Ovviamente ci sono “Sud” e “Sud”, e la Puglia rientra nell’ambito di quelle regioni che, almeno per ora, continuano a vivere di rendita, mare e luoghi comuni.
Nonostante le numerose e diversificate realtà del contemporaneo del territorio, ad oggi non esiste per l’arte un progetto regionale a sostegno degli operatori e degli artisti pugliesi, così come invece accade nei settori di musica, cinema e teatro.
Anche se la poca attenzione al tema dell’arte contemporanea da parte dalle istituzioni locali continua a essere un atteggiamento persistente all’interno di questo settore, realtà più strutturate e continuative come Progetto e Palai a Lecce, insieme a Trullo Ulìa Art Project a Ostuni e 15 Orient Gallery a Soleto, rimangono punti di riferimento importanti per il panorama pugliese, come indice di internazionalità, economia, progettualità e networking.
Al piano nobile del palazzo che ospita Progetto di Jamie Sneider è in corso fino a novembre “Wolves” di Aria Dean, una mostra essenziale e intima giocata tutta sulla sensibilità e sulla paura dell’ignoto. Si tratta di suggestioni che l’artista trae dalle storie e dalle visioni campestri della costiera salentina, vissute dalle parti del promontorio della torre di Sant’Emiliano che si affaccia sull’Adriatico. I silenzi e gli echi immaginifici del vento ripresi dagli abbai dei cani e dai suoni dei campanacci delle pecore riempiono le ampie sale dello spazio espositivo. Così come i colori e la luce di quei luoghi si riflettono nella sagoma equina in pietra calcarea o leccese, riposta all’ingresso della mostra come un integro ritrovamento archeologico. Nella seconda sala troviamo una serie di campanacci in ferro privi del battacchio: strumenti muti privati della loro funzione principale, ovvero quella di risuonare in maniera scomposta e cadenzata anche in caso di emergenza. Sono sculture afone che incarnano una paura atavica, di un qualcosa che giunge silentemente e all’improvviso, di colpo aggressiva nel momento in cui ferisce. Un recinto in ferro battuto con alcune insegne che ricordano il simbolo del dollaro, blocca il passaggio nell’ultima stanza, quella più buia e quella in cui, come scrive Kierkegaard, si dibattono “Timore e tremore” visibili in Wolves video in digitale che da il titolo alla mostra realizzato da Dean in collaborazione con Laszlo Horvath. Un video di venticinque minuti dal quale emerge in modo crescente e nella piena oscurità, una natura selvaggia fatta di suoni ancestrali, voci e rintocchi, e il timbro sonoro di un cane pastore che nella notte percepisce il pericolo, protegge e veglia sugli inermi.
Poco distante da Progetto, in pieno centro storico, c’è Palazzo Tamborino Cezzi, che dal 28 luglio al 26 agosto ha ospitato per il secondo anno consecutivo Palai. Il progetto collettivo è organizzato dalla galleria parigina Balice Hertling che, tra il piano terra e il primo piano dell’edificio, ha accolto dieci gallerie internazionali come: 15 Orient, New York; Amanita, New York; Balice Hertling, Parigi; Barbara Weiss, Berlino; Bel Ami, Los Angeles; Delgosha, Teheran; Ermes Ermes, Roma; Hua International, Pechino / Berlino; Isla Flottante, Buenos Aires; LC Queisser, Tbilisi; e Tara Downs, New York. Dall’esterno all’interno dello stabile le opere di artisti storicizzati ed emergenti dialogano tra i pieni e i vuoti dell’architettura, tra le stanze arredate, gli affreschi neo-pompeani e una dimensione abitativa fortemente vissuta dagli attuali proprietari che, durante i giorni della manifestazione, risiedono in una ala privata del palazzo cinquecentesco. Anche questa edizione di Palai è stata orientata maggiormente in un’accezione pittorica e scultorea, a giudicare dall’enorme testa realizzata da Enzo Cucchi e posizionata al centro del quadriportico, lungo la direttrice che inquadra un’elegante serliana, aperta sul giardino retrostante. Dipinti, installazioni e sculture a parete hanno ridisegnato i contorni dei singoli ambienti, generando un dinamismo visivo e impattante lungo tutto il perimetro espositivo.
Tra le gallerie invitate a Palai, 15 Orient di New York ha presentato la mostra personale della pittrice serbo-macedone Ljiljana Blaževska nell’ottocentesco palazzo Carrozzini di Soleto, a pochi chilometri da Lecce. Sette sono gli ambienti che accolgono l’ampia produzione artistica di Blaževska tra dipinti, opere su tavola e carte di medie e grandi dimensioni. Quello della pittrice è un linguaggio figurativo e narrativo, carico di ambientazioni dai toni fantastici e dai colori delicati, le scene raffigurate assumono una valenza fiabesca e incantata, ma declinata in una visione contemporanea. Numerosi sono i soggetti che spaziano dalle nature morte, ai paesaggi e alle storie di genere, molto personali e a tratti indecifrabili.
Dal Salento alla Valle d’Itria, lungo un sentiero che dal mare giunge nelle campagne, fino ai margini periferici della città di Ostuni. Tra i terreni carichi di olivi rigogliosi Trullo Ulìa Art Project, un progetto realizzato da Michele Spinelli con la galleria Fuoricampo di Siena, ha inaugurato a fine luglio la collettiva dal titolo “Il tempo è il suo contrario a Luglio l’estate è già finita” con Giulio Delvè, João Freitas, Mirthe Kluck, Marco Andrea Magni, Giovanni Oberti, Oscar Abraham Pabòn, Namsal Siedlecki, Jamie Sneider, Eugenia Vanni e Xiao Zhiyu. La mostra, allestita all’interno di un trullo saraceno, riflette le tematiche e le metodologie dell’abitare, vissute all’interno di una tipica costruzione rurale che dispone i propri ambienti in stile pratico e funzionale alla vita di campagna. Per Spinelli, il focus del progetto “è stato quello di lavorare sulla preesistenza e iniziare un ragionamento sull’architettura vernacolare della seconda metà del XX sec e sulle possibili evoluzioni”. Le opere degli artisti invitati si dispongono all’interno dello spazio quasi in modo domestico, sfruttando quella dimensione intima e intuitiva, in un approccio espositivo che valorizza, in base alle scelte curatoriali, non solo l’opera in sé ma anche la struttura degli interni. Trullo Ulìa Art Project, in fase di ampliamento e ristrutturazione architettonica, combina una visione rurale a e allo stesso tempo contemporanea del classico project space, in piena continuità tra la percezione del paesaggio, del tempo e quella mutevole dello spazio.