MAC | Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB) presenta la prima personale in una istituzione pubblica di Alice Ronchi (Ponte dell’Olio, PC, 1989), dal titolo “Amami Ancora”. La mostra, che apre il programma espositivo triennale ideato dal neodirettore Stefano Raimondi, inaugura il progetto “Prime”, con cui il MAC si pone come centro di ricerca e di sperimentazione per dare voce ad artisti contemporanei che, con le loro opere, dialogheranno con quelle presenti nella Collezione permanente, acquisite durante lo storico Premio Lissone, in particolare tra il 1946 e il 1967, quando la città fu luogo significativo a livello internazionale per la documentazione della ricerca artistica europea.
La rassegna prende avvio proprio dall’indagine che Alice Ronchi ha svolto sulla collezione permanente del MAC, stabilendo un rapporto d’intimità e affezione sia con i partecipanti al Premio Lissone nel periodo 1946-1967, sia con diversi autori le cui creazioni da diversi anni si trovano nei depositi del museo brianzolo. Attraverso un’approfondita analisi, fatta di studi sui documenti, incontri con gli eredi e ricerche sul campo, Alice Ronchi restituisce alle opere e ai suoi ideatori una rinnovata centralità e un’opportunità per un ricongiungimento emotivo con lo spettatore.
Per l’occasione Alice Ronchi presenta un nuovo intervento, accanto a importanti lavori storici, ad altri inediti e ad alcuni rimasti per anni nel suo studio che entrano in dialogo con quelli della collezione del MAC di figure quali Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo e altri. Il titolo, “Amami Ancora”, richiama la necessità delle opere di vivere e di uscire dalla nostalgia che le racchiude nei depositi, per essere nuovamente apprezzate e riscoperte.
“Amami Ancora – afferma Alice Ronchi – è un progetto le cui radici risiedono nel mio cuore da molto, ancora non sapevo quali forme avrebbe assunto, ma per anni l’ho nutrito con un’attenta ricerca rivolta agli artisti della prima metà del ‘900 italiano; dedicandomi per lo più alle opere su cui lo sguardo dello spettatore sembrava non posarsi da tempo. Un percorso intimo di dialogo con la storia, una ricerca ancora in divenire che ha trovato la sua prima espressione nella mostra al MAC di Lissone”. L’allestimento, che occupa tutti i quattro piani dell’edificio, prende avvio dal piano interrato, dove i lavori di artisti quali Peter Brüning e Piero Ruggeri, caratterizzati da pennellate nervose e da colorazioni cupe, per lo più nere, esprimono un chiaro turbamento; salendo, i toni si alleggeriscono, le opere, pur portando con sé l’esperienza del dolore, lasciano trasparire l’espressione della fragilità dell’animo seguita dalla purezza e del desiderio di gioia.
Fondamentale in questo percorso di ascesa è il ruolo svolto dalla luce, che da sempre è parte integrante, insieme al colore e alla materia, della cifra espressiva di Alice Ronchi. A tal proposito, la decisione di liberare dalle pellicole oscuranti le vetrate che avvolgono il MAC, offre al visitatore la possibilità di essere avvolto dalla luce e di ammirare da una prospettiva insolita le opere esposte.