Nel febbraio del 1973, sul numero 39, Flash Art presentava una pubblicità della Galerie m di Bochum in cui venivano comparate delle opere di François Morellet, Jan Schoonhoven e Oskar Holweck con quelle di Sol LeWitt. Questo confronto era accompagnato dall’interrogativo: “Quali opere di quale artista europeo del panorama della Neue Konkrete Kunst verranno scelte da Sol LeWitt per essere copiate nei suoi lavori più recenti — che saranno poi pubblicizzati come sue innovazioni?”. La sorprendente similitudine formale tra le opere era ulteriormente evidenziata dal contrasto con le date riportate in didascalia, che sottolineavano la produzione successiva di Sol LeWitt. Dopo il diverbio con Giancarlo Politi, raccontato in Amarcort 3: Quando Sol LeWitt tentò di soffocarmi, l’artista statunitense accettò l’incarico di disegnare una copertina speciale e di fornire una replica formale del lavoro. Entrambe furono pubblicate sul numero 41 di Flash Art, nel giugno 1973, e vengono qui riproposte per la prima volta.
Originariamente pubblicato su Flash Art n.41 giugno 1973
Vorrei commentare un annuncio apparso su Flash Art due numeri fa. Il testo dice: “quali lavori di quale artista europeo appartenente alla sfera della Neue Konkret Kunst saranno presi da Sol LeWitt come copia per i suoi prossimi lavori — lavori che verranno propagati con grande pubblicità come sua innovazione?”. Questa dichiarazione era seguita da tre illustrazioni con attribuzioni doppie: 1) Jan J.Schoonhoven, Zeichnung, 1962; Sol LeWitt, Drawing, 1969; 2) François Morellet, Grillages, ab. 1958; Sol LeWitt, Arcs, Grids and Circles, 1972; 3) Oskar Holweck, Papier-relief, 1958; Sol LeWitt, Paper piece, 1972. L’opera di carta piegata potrebbe come non potrebbe essere un mio lavoro, ma non ho fatto gli altri due pezzi, e non li ho neanche copiati. Ecco un paragone tra un disegno di Schoonhoven e uno mio che gli somiglia in apparenza, e tra un disegno di Morellet e quello mio apparso nell’annuncio. Il lettore ne può giudicare. Vorrei aggiungere che sono stato per lungo tempo un ammiratore del lavoro di Schoonhoven e che posseggo un suo piccolo disegno. Prima dell’estate scorsa non avevo mai visto un solo lavoro di Morellet. Il disegno chiamato Arcs, Grids and Circles è il 195° ed è l’ultima variazione tra tutte le combinazioni di queste forme — e non può essere capito totalmente se viene preso come un lavoro isolato. Nella riproduzione dell’opera di Morellet ci sono solo griglie: il mio disegno è composto da archi dai lati e dagli angoli; da cerchi e anche da griglie. Prima di leggere l’inserzione non avevo mai visto nessun lavoro d1 Holweck ma non dubito che lui o molti altri artisti abbiano fatto dei pezzi usando la carta piegata. Ho fatto i miei dal 1966.
Vorrei discutere la parte più interessante dell’inserzione, cioè l’accusa che mi si fa di “copiare” il lavoro degli altri artisti dandolo come mia invenzione. Ci sono molti lavori di artisti che somigliano superficialmente a lavori di altri artisti. Questo è stato vero in tutta la storia dell’arte. I lavori singoli possono sempre sembrare uguali ad altri lavori singoli. Almeno che non si paragoni la totalità del lavoro di ogni artista, possiamo dire che il lavoro sia lo stesso. Ci sono stati paragoni tra Manzoni e Ryman perché tutti e due hanno fatto dei quadri bianchi, tra Beuys e Morris perché ambedue hanno usato il feltro, tra Ulrich e Bochner perché tutti e due utilizzano misure e motti altri. Quelli che fanno tali paragoni non conoscono il lavoro di questi artisti e operano a livello di pettegolezzi insignificanti che non devono essere presi in seria considerazione. È una nozione pateticamente sorpassata e romantica quella che dice che i “veri” artisti emergono formati per completo senza antecedenti imputabili. L’assurdità di quest’idea è appariscente, ma ci sono ancora degli artisti che la proclamano per loro stessi.
Credo che le idee una volta espresse, diventino di proprietà comune a tutti. Se non vengono utilizzate, esse non sono valide, possono solo essere date via e non si possono rubare. Le idee d’arte diventano il vocabolario d’arte, e sono utilizzate da altri artisti per formare te loro proprie idee, (anche se inconsciamente). La mia arte non è di invenzione formale, le forme che utilizzo sono soltanto lo sviluppo del contenuto. Sono influenzato da tutte le forme d’arte che ammiro (e anche da quelle che non ammiro), e sono libero di utilizzare qualunque forma d’arte disponibile. Tutte fanno parte della storia dell’arte e vengono a loro volta assimilate dal mio processo mentale. L’arte importante analizza le idee in profondità e non chi ha fatto una certa cosa per primo. Gli artisti che non capiscono questo sono tentati di pre-datare il loro lavoro, un’attività questa che sembra mendicare una nota sul libro di storia dell’arte. Si potrebbe pensare che l’idea simile di “avant garde”, prodotta da quella stessa mentalità, dovrebbe essere attualmente già scartata. Non credo che la maggioranza degli artisti la prenda sul serio, solo i critici che ogni anno contrattano l’ultima moda in arte cercano di diventare gli scopritori di nuove correnti. Essi usano gli artisti come il loro medium. Ci dovremmo rifiutare di essere usati in questo modo. Dopotutto, un’artista può essere nella “advanced guard” una sola volta, e non può svolazzare allegramente da un’idea all’altra per essere il primo ancora una volta. Eventualmente dovrà fermarsi per fare la sua arte.
In questi ultimi dieci anni il mio lavoro tratta di una sola cosa: dichiarazioni logiche fatte usando elementi formali come la grammatica. Non sono il primo né l’ultimo artista coinvolto in questa idea. Se nei miei lavori ci sono delle idee che interessano altri artisti, spero ne facciano uso. Se qualcuno prende da me, questo lo arricchisce ma non mi impoverisce. Io credo che noi artisti facciamo parte di un’unica comunità dove ci scambiamo lo stesso linguaggio. Su questo argomento si può discutere, ma è triste pensare che gli artisti siano messi gli uni contro gli altri dai proprietari di gallerie che sperano di approfittare di questa controversia. Quelli che guardano l’arte solo nel suo aspetto esteriore, non capiscono molto. L’apparenza fisica di un lavoro spesso inganna. Un’arte che enfatizza il contenuto (come la mia) non può essere vista o capita in un contesto puramente formale. Questa è la vera e reale differenza. Non si può dire che ciò che è simile è simile; se si vuole capire l’Arte del nostro tempo, bisogna andare oltre l’apparenza. Spero che questa sarà l’ultima inserzione di odio pubblicata su Flash Art che è diventato un vero forum per artisti. Su Flash Art si possono sempre trovare degli articoli interessanti perché i testi sono fatti essenzialmente dagli artisti e non dai critici d’arte che inserirebbero le loro idee tra quelle dell’artista e il lettore.
Infine vorrei ringraziare Giancarlo Politi per l’opportunità avuta di rispondere a questo attacco stupido e viscido.