Diana presenta la prima mostra personale in Italia di Anna McCarthy (1981, vive e lavora a Monaco di Baviera), accompagnata da un testo di Stephanie Weber & Justin Lieberman. Fulcro di “Volatile” è la scultura Portal che, gocciolante e sospesa, invita lo spettatore a entrare in un mondo alternativo, come fosse un portale per attraversare la parete. Portal è un’opera in bronzo realizzata dall’artista con la tecnica della fusione a cera persa, durante la sua recente partecipazione al programma Open Studio della Fonderia Artistica Battaglia.
L’originario “cuore” di cera di Portal deriva a sua volta da una precedente scultura nata durante la performance It’s A Stake Strike, realizzata da McCarthy a conclusione di “GLOBAL ANGST”, una conferenza artistica sul fenomeno pervasivo della paura (Monaco di Baviera, 2021). In questa opera radicale e rituale, per domare le paure del mondo raccolte attraverso un Wicker Man, il rogo cerimoniale ha permesso a nuove forme di emergere dal fuoco. Dei blocchi di cera, fusi e gettati nelle acque gelide del lago, sono diventati così il cuore di Portal. L’artista dunque contrasta simbolicamente la natura originariamente distruttiva del fuoco, e la sua connessione rituale al bigottismo e alla violenza, recuperandone invece l’essenza di elemento di rinnovamento e rinascita. Allo stesso tempo la nuova scultura Portal agisce anch’essa come origine delle altre “forme” presenti in mostra.
Nello spazio di Diana il lavoro di McCarthy si sviluppa in una pluralità di forme amorfe che popolano un immaginario d’evasione. Creature ribelli che sembrano ostacolate, traumatizzate, stanche, ma sempre con un barlume di speranza, in cerca di una porta verso un mondo altro dove le cose prosperano e crescono radiosamente. Questa serie di figure a cui l’artista ha dato forma nella sua produzione degli ultimi anni, attraverso gelatina, aria, nebbia, o acqua (Meth Barge, 2024), per la prima volta in “Volatile” si fanno fuoco, cera, fusioni, bronzo e bollori metallici. Sempre fluide, queste figure in-fluenti sono la rappresentazione per l’artista di uno stato di coscienza ideale, che corre parallelo all’ecofemminismo e alla deep ecology.
McCarthy si disfa e/o appropria anche di strumenti di penitenza e costrizione, autoflagellazione e autolesionismo, presentandoli come ornamenti fetish quali la grande scultura sospesa Knucklebones o il piccolo Cilice. Anche il pilone è un’immagine chiave del lavoro di McCarthy che ritroviamo nei tre disegni in mostra Pylon worker (flower mouth-decorative) (2023), Pylon workers (short circuit) (2024) e Pylon hangout (lunchbreak) (2024). Un oggetto feticcio che McCarthy documenta da tempo, affascinata dalla bellezza delle sue linee nel cielo e dalla storia e dalle sue implicazioni so ciali. L’artista è interessata all’interazione della struttura lineare del pilone e della percezione che di essa abbiamo nella natura, osservando i tralicci dell’elettricità che fendono il cielo e il paesaggio, quasi invisibili.
Nel video presente in Volatile (2024), la seducente Babi Brüller fuma infinite canne, impersonificando la “musa” della mostra: un adesivo con grandi labbra rosse dischiuse attorno a uno spinello, trovato da McCarthy in una stazione di servizio italiana. L’attrice riflette sulla su a oggettivazione di fumatrice accanita e recita poesie che romanticizzano il suo rapporto con lo spazio e riflettono sull’impatto psicologico dello sfratto, incatenandosi infine all’edificio in un ironico atto di ribellione.